Sguardo Pastorale

Testimoni attenti e solleciti

Inizio anno pastorale 2023-24

Facebooktwitterpinterestmail

È tempo di partire. Così inizia un nuovo anno pastorale, con l’invito ad alzarci, sospinti dalla gioia della Pasqua, per annunciare ai nostri fratelli che il Cristo è risorto.

In continuità con gli ultimi due, per la nostra Chiesa diocesana si apre il cammino del terzo anno sinodale, l’anno sapienziale, nel quale saremo chiamati a traghettare le nostre comunità parrocchiali attraverso scelte importanti, con l’unico scopo di rimettere al centro l’annuncio del Vangelo come testimonianza personale, ma corresponsabile, ravvivandone la vitalità.

I primi due anni di ascolto hanno fatto emergere le fragilità e i germogli presenti nella nostra Chiesa. Le domande sottese alle riflessioni poste in campo sono comuni in ogni dove (nazione o continente) seppur con accentuazioni diverse. Sono stati due anni nei quali abbiamo compreso che non possiamo prescindere dall’accoglierci reciprocamente, dall’ascoltarci, dal cercarci per custodirci, dal mantenere viva la tensione missionaria, dall’essere tenda larga e aperta.

Qualche pensatore del nostro tempo, di estrazione laica o meno, ha teorizzato che l’aver rinunciato, come Chiesa, ad una impostazione tradizionalista (e, aggiungo io, clericale) sia stata una scelta sbagliata, con la conseguenza di aver reso sfumato e incerto l’orizzonte verso il quale muoversi.

La Tradizione della Chiesa è però proprio quella di essere un piccolo seme che porta frutto o un pugno di lievito che fermenta tutta la pasta. La vitalità della Chiesa è direttamente proporzionale alla sua capacità di “perdersi” nell’umanità per ritrovarsi in Cristo, il cui volto è chiamata a svelare.

Questo ovviamente comporta di non attaccarsi ad un’idea del passato, quale epoca d’oro, ma richiede di scegliere il presente quale tempo di grazia e di annuncio.

Come annunciare efficacemente, pur facendo i conti con i nostri limiti e fragilità, il Vangelo oggi? Il primo gruppo di persone che si mise dietro a Gesù era costituito, oltre ai Dodici, da persone guarite, dentro, che si erano sentite guardate e amate come mai era loro successo; quanto vissuto le aveva aperte ad una vita di carità, cioè di servizio (Lc 8, 1-3).

Noi proveniamo da una esperienza passata più complessa, la cui struttura ci appesantisce non permettendoci di guardare con serenità al futuro. Abbiamo il timore di perdere ancora di più qualcosa di quello che eravamo, senza considerare che è illusorio rincorrere un tempo che perfetto non era. Il Vangelo, oggi come ieri, fatica a prendere radici nel cuore dell’uomo perché segue sentieri diversi da quelli umani. Ciò che siamo oggi, nei limiti come nei germogli, è frutto di ciò che ieri è riuscito a radicarsi o a dimostrarsi precario.

Le scelte, dunque, che siamo chiamati a fare sono tutte verso una direzione non più procrastinabile: una maturazione della corresponsabilità battesimale di annunciare il Vangelo, celebrare la Pasqua del Risorto come centro della vita cristiana, dare gloria alla misericordia del Signore con una vita di carità.

La scelta non più procrastinabile è quella di essere discepoli credibili del Risorto.

Don Simone Zocca