Sguardo Pastorale

A cuore della democrazia

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Prima ancora di essere una forma di governo la Democrazia è la forma di un desiderio profondamente umano: quello di vivere insieme volentieri e non perché costretti, sperimentando la comunità come il luogo della libertà, in cui tutti sono rispettati, tutti sono custoditi, tutti sono protagonisti, tutti sono impegnati in favore degli altri”. Così inizia il documento preparatorio della 50esima Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si terrà a Trieste dal 3 al 7 luglio.

Mi ha colpito questa definizione di Democrazia perché immediatamente, provocato dal cammino sinodale della Chiesa, sono stato portato ad applicarla alla parrocchia, riformulando l’incipit in questo modo: “prima ancora di essere una struttura della Chiesa la parrocchia è la forma di un desiderio profondamente umano…” (e immaginiamo di recitare il resto del testo).

Andando oltre l’iniziale forzatura, mi è parsa rivelativa di due idee che rimangono sempre forti: la prima, i cristiani pur non appartenendo al mondo abitano nel mondo e partecipano delle vicende umane, nel senso che sono chiamati alla costruzione della società in cui vivono, ad armonizzarla con l’esperienza della fraternità, ad illuminarla con la speranza che abita il loro cuore; la seconda, la forma di aggregazione che i cristiani si danno per vivere in germe la realtà del Regno di Dio è profetica per una società che vuole maturare, crescere e rispondere alle sfide sociali del mondo di oggi.

Ecco allora che, come viene affermato del documento, l’enciclica «Fratelli tutti» è “l’abecedario del nostro agire”. In essa: “il Papa racconta quello che presumibilmente una comunità di cristiani dovrebbe sapere a memoria, come le prime lettere dell’alfabeto, le poesie delle scuole d’infanzia. Ma non è più così, ormai siamo tutti un po’ analfabeti funzionali. Ci sembra di avere dimenticato come si fa a diventare comunità di fratelli e sorelle”.

Analfabeti funzionali sui fondamentali del vivere insieme. È un’altra sintesi che ci apre gli occhi sulla nostra condizione e il punto di partenza dei lavori della Settimana sociale, che si svolgeranno attraverso dei «laboratori di partecipazione».

Un primo ambito di lavoro sarà attorno all’idea di potere come responsabilità anche quando essa è scomoda, dal titolo: “Potere come: poter-essere, poter-fare e poter-cambiare”.

Il secondo laboratorio, a proposito della necessità di una alfabetizzazione, svilupperà il tema: “Educare come esperienza creativa”, in vista di riuscire ad attuare un “noi” di un popolo, di una famiglia, di una nazione.

Il terzo approfondimento si concentrerà sulle forme di comprensione, di empatia e di responsabilità verso gli altri: “Attivare, la dimensione civile dell’amore”, perché piccoli gesti quotidiani possono essere strutturalmente rivoluzionari verso una concezione solidale della società.

Per costruire la polis, per vivere la politica quella vera è necessario: “Tornare alla parola e all’ascolto”, ecco il quarto affondo tematico. È necessario riscoprire il senso del dialogo.

E infine, se si ha il coraggio di proiettarsi verso il futuro, non potremo esimerci di metterci in gioco e in relazione per offrire luoghi di vita. “Riabitare i luoghi”, il quinto laboratorio, tenterà di rivalorizzare i luoghi dove le persone vivono per innescare un nuovo senso di comunità.

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale