Comprendere la Bibbia

Comunità cristiana e formazione dei vangeli

La tradizione evangelica VIII - fine

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L’esame dei fattori che hanno influito sulla trasmissione del materiale evangelico conferma che le prime comunità cristiane non erano affatto preoccupate di ripetere materialmente le parole di Gesù e di trasmettere in modo distaccato la descrizione della sua attività. I vangeli sono un’interpretazione di fede e una attualizzazione del messaggio di Gesù nelle situazioni nuove della vita della Chiesa. Quest’ultima fin dall’inizio ha compiuto ciò che la Chiesa di ogni tempo deve fare: rendere vitale l’insegnamento di Gesù per i credenti nel tempo in cui essi vivono. Trattandosi però del lavoro delle prime generazioni, il loro operare è diventato normativo per la Chiesa dei secoli successivi. La vita di fede delle prime comunità cristiane ha avuto un ruolo unico e insostituibile nell’interpretare il messaggio di Gesù. La Chiesa ha dovuto necessariamente attualizzare il messaggio di Gesù a seconda delle diverse mentalità, tempi, ambienti, problemi che via via emergevano. Così facendo gli autori sacri hanno messo in luce il valore universale e permanente delle parole di Gesù.

L’intenzione primaria della Chiesa nel trasmettere il materiale evangelico non è stata di ordine biografico, ma la sua utilità per la vita della comunità. Così il «discorso della montagna» ci fa intravvedere quale insegnamento veniva impartito ai catecumeni. Le discussioni di Gesù con sacerdoti, scribi e farisei ci fanno conoscere le critiche alle quali era esposta la comunità nell’ambiente giudaico. Il vangelo ci avvicina non solo a Gesù di Nazareth risorto e presente nella Chiesa, ma ci rivela anche la vita, i bisogni, gli interessi e le difficoltà della Chiesa primitiva. Tra il Gesù della storia e il vangelo scritto, la Chiesa non si frappone come un velo opaco che nasconde o deforma la realtà, al contrario ha il compito di essere luce che illumina e che dà l’esatta dimensione del messaggio e della vita di Gesù e la loro autentica comprensione.

È la morte e risurrezione di Gesù Cristo che ha dato vita alla prima comunità cristiana, è la luce pasquale che ha aiutato a capire il senso di tutta la parabola terrena di Gesù. Solo dopo gli eventi pasquali, gli apostoli hanno potuto comunicare, illuminate e vitalizzate dallo Spirito del Risorto, le parole da lui pronunciate nel passato. Il Signore che la Chiesa deve proclamare nel mondo non riguarda solo la vicenda di Gesù di Nazaret, ma riguarda Cristo nel pieno compimento del suo disegno.

L’importanza della comunità cristiana primitiva per la formazione dei Vangeli e del Nuovo Testamento è stata sottolineata con molta chiarezza da papa Paolo VI: “Voi non ignorate che la Sacra Scrittura, e in modo particolare il Nuovo Testamento, hanno preso forma in seno alla comunità del popolo di Dio, in seno alla Chiesa radunata attorno agli apostoli: sono questi ultimi che, formati alla scuola di Gesù e diventati testimoni della sua risurrezione, ne hanno trasmesso le azioni e gli insegnamenti, spiegando il significato salvifico degli eventi di cui erano stati testimoni. È quindi giusto dire che, se la Parola di Dio ha conservato e generato la Chiesa, è anche la Chiesa che è stata in qualche maniera la matrice delle Sacre Scritture, questa Chiesa che ha espresso e riconosciuto in esse la sua fede, la sua speranza, la sua regola di vita in questo mondo” (Paolo VI alla Pontificia Commissione Biblica, 14 marzo 1974).

Gastone Boscolo