L’autorità religiosa è servizio e condivisione

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Unione Internazionale delle Superiore generali. Assemblea plenaria a Roma

L’autorità religiosa è servizio e condivisione

L’Unione Internazionale delle Superiore generali (UISG) istituita nel 1965 come frutto del Concilio Vaticano II, promuove la collaborazione fraterna tra la vita religiosa apostolica femminile.

Attualmente è costituita da 2000 Superiore generali di tutto il mondo. La UISG esprime nei suoi membri la diversità di carismi e culture e promuove la identità comune della sequela di Cristo nella vita religiosa apostolica per l’annuncio del Regno.

È in relazione con i diversi Dicasteri della Santa Sede in special modo con la Congregazione per gli Istituti di vita

consacrata e le Società di Vita Apostolica. Con il desiderio che nessuna Superiora generale si senta isolata nella sua missione, la UISG offre spazi di comunione e di riflessione per accompagnare il servizio di leadership di fronte alle sfide attuali.

Ogni tre anni, perciò, organizza l’Assemblea Plenaria a Roma.

È un’occasione unica per incontrare le Superiore generali provenienti da tutto il mondo. È un’opportunità per sostenerci ed incoraggiarci a vicenda nel nostro ministero di leadership e per condividere la saggezza che attingiamo dalle nostre esperienze. Anche quest’anno, per la seconda volta, ho avuto la gioia di essere presente a Roma dal 3 al 7 maggio al Centro Internazionale Ergife Palace Hotel, con 800 Superiore generali di 76 diversi paesi.

Un’incredibile varietà di carismi, culture, esperienze, ma un comune impegno nella sequela di Cristo attraverso il servizio concreto all’umanità. È il rivederci, è il ritrovarci tra sorelle che sentiamo il nostro servizio come autentico impegno personale e comunitario a favore della vita religiosa e della Chiesa universale.

Il tema: “Non sarà tra voi così” (Mc 20,26) ha trovato eco nel cuore di ognuna di noi. “Queste parole di Gesù volevano contrastare il modo in cui il mondo concepisce il potere e l’autorità che è quello di dominare, di opprimere e di comandare sulle persone. Per l’autorità religiosa, invece, è servizio, cura, compassione, condivisione” …

L’assemblea si è aperta con uno sguardo sul Concilio Vaticano II mettendo in luce come l’autorità sia soprattutto un servizio di comunione. Il cammino è proseguito ancorando le riflessioni sulle Scritture, scrutando le quali si è potuto cogliere il senso della responsabilità e dell’amore incondizionato. Sr Mery Pat Garvin ha presentato la sua relazione sul tema: “La compagnia come grazia”.

Gesù è stato “compagno di grazia” per eccellenza. Ha offerto la visione, l’energia, la sfida e il coraggio a quanti si sentivano attratti dal suo modo di servire e di essere con il popolo di Dio.

Durante i giorni di nostra permanenza all’Assemblea ci ha raggiunto il cardinale Joao Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e per le Società di Vita Apostolica.

Ha celebrato l’Eucaristia e, nel pomeriggio, ha aperto il dialogo con noi rispondendo ai vari quesiti proposti. Con il richiamo al gesto di Gesù nell’ultima cena della lavanda dei piedi, il cardinale ha ricordato a tutte il senso e il valore del servizio.

I lavori assembleari sono proseguiti nell’analisi delle caratteristiche spirituali e pedagogiche che l’autorità dovrebbe avere e sui criteri di riconoscimento di una comunità matura nella comunione.

“Nel Regno di Dio la grandezza si misura sull’umiltà interiore e sul servizio come atteggiamento esteriore” così si esprimeva la relatrice Suor Charlotte Sumbamanu. L’ultima giornata di lavoro è stata dedicata alla riflessione che raramente viene legata all’autorità: la sofferenza.

La relazione si è snodata attorno a due questioni: la sofferenza è maestra autorevole? Come intendere il rapporto sofferenza e autorità?

“Se ci sottomettiamo decisamente all’autorità della sofferenza andremo verso un rinnovamento profondamente evangelico della vita religiosa, verso una vita autentica e feconda secondo i consigli evangelici”.

Ha coronato di gioia i nostri giorni il momento tanto atteso dell’incontro con il Santo Padre Francesco nell’aula Paolo VI.

Come un “papà” il Santo Padre ci ha incoraggiate ad adorare e a servire non tenendo nulla per sé. “Aiutate, ha proseguito, le vostre comunità a vivere l’esodo da sé in un cammino di adorazione e di servizio anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza”.

Ci ha esortato a “tenere lo sguardo rivolto alla Croce: lì si colloca qualunque autorità nella Chiesa, dove Colui che è il Signore si fa servo fino al dono totale di sé”.

Infine, Papa Francesco ci ha invitato a vivere l’ecclesialità.

“La vostra vocazione è un carisma fondamentale per il cammino della Chiesa. Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre”.

Con l’augurio di diventare “icona vivente della Madonna e di vivere nella gioia”, ci ha lasciate impartendo la sua benedizione.

Ripensando ai giorni intensi e ricchi di grazia trascorsi a Roma, ho davanti a me una visione universale della vita consacrata nella Chiesa.

Anch’io, con la mia Congregazione occupo un posto in cui devo testimoniare un servizio che esprime l’amore e la speranza. (Madre Umberta Salvadori)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 20 del 19 maggio 2013