Quaranta giorni per la Preghiera, il Digiuno, l’Elemosina

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Mercoledì delle Ceneri
02-03-2022

Il cammino del discepolo che segue Gesù è fatto di momenti forti e di tanta quotidianità. La Chiesa crede molto al valore del tempo ordinario che nutre e fortifica il discepolo. Ma ci vengono regalati anche dei tempi forti: avvento, quaresima, tempo di pasqua.

La quaresima ci porta con la memoria ai 40 giorni che Gesù trascorre nel deserto prima di iniziare la sua vita pubblica. E più lontano ancora ai 40 anni che il popolo eletto ha trascorso nel deserto in attesa di entrare nella terra promessa.

Per il popolo eletto sono stati 40 anni di cammino, di prove, di purificazione. In quei 40 anni Dio ha educato il suo popolo. 40 anni in cui i figli di Israele hanno imparato a vivere e rispettare quelle 10 parole che Dio aveva consegnato loro sul Sinai attraverso Mosè.

Se pensate alla geografia del Medio Oriente, è un attimo arrivare dal Mar Rosso alla Palestina, eppure il popolo d’Israele ci ha messo 40 anni. Era finita la schiavitù fisica, ma non quella interiore: nostalgie, lamenti, critiche. Ci voleva tempo.

Per Gesù i 40 giorni vissuti nel deserto l’hanno aiutato a mettere a fuoco e a scegliere come avrebbe vissuto il suo ministero. In quel luogo ha sperimentato la tentazione, ha frequentato la preghiera e meditato la Parola. Il diavolo gli proponeva delle vie comode, facili, efficaci. Gesù invece ha scelto l’obbedienza a Dio, ha scelto la strada di convincere i cuori piuttosto che imporre; ha scelto la via dell’umiltà al posto dell’arroganza. Ha scelto di amare e servire invece di dominare.

A noi sono donati anche quest’anno 40 giorni di grazia, un’opportunità che non vogliamo lasciar cadere perché la quaresima di quest’anno non tornerà più. Vorremmo lasciasse un segno forte, quasi indelebile nella nostra vita. Vorremmo viverla come il popolo e come Gesù.

Tra poco riceveremo il segno delle ceneri. La preghiera dice così: «Benedici questi tuoi figli che riceveranno l’austero segno delle ceneri, perché attraverso l’itinerario spirituale della quaresima giungano pienamente rinnovati a celebrare la Pasqua».

Su ciascuno di noi risuoneranno le parole di Gesù: “Convertiti e credi al vangelo”. Stasera abbassiamo il capo per ricevere questo segno; la mattina di Pasqua lo alzeremo per cantare l’alleluia della Pasqua e speriamo anche l’alleluia di un bel cammino vissuto alla scuola del vangelo.

La parola ci fa tre consegne: la preghiera, il digiuno, l’elemosina.

La preghiera. La preghiera è la forza del cristiano. Nella debolezza e nella fragilità della nostra vita, noi possiamo rivolgerci a Dio con fiducia di figli ed entrare in comunione con Lui.

Dinanzi a tante ferite che ci fanno male e che ci potrebbero indurire il cuore, noi siamo chiamati a tuffarci nel mare della preghiera, che è il mare dell’amore sconfinato di Dio, per gustare la sua tenerezza.

La Quaresima è tempo di preghiera, di una preghiera più intensa, più prolungata, più assidua, più capace di farsi carico delle necessità dei fratelli; preghiera di intercessione, per intercedere davanti a Dio per tante situazioni di povertà e di sofferenza; preghiera di lode. La preghiera è il luogo privilegiato della nostra relazione col Signore.

Il digiuno. Il digiuno ci richiama tante piccole cose a cui possiamo rinunciare e fare l’esperienza che ci costa farlo ma che possiamo star bene anche senza. Digiunare ci aiuta ad allenare il cuore all’essenzialità e alla condivisione.

Posso rinunciare a qualcosa che vorrei mangiare, che mi attira, ma posso digiunare anche dal cellulare, dalla TV. Posso digiunare dalle parole, dalle troppe parole. Posso digiunare dai facili giudizi. Posso essere attento a non sprecare il cibo ad andare oltre la logica del mi piace e non mi piace.

Il digiuno diventa allora un gesto di responsabilità di fronte alle ingiustizie, ai soprusi, specialmente nei confronti dei poveri e dei piccoli, ed è segno della fiducia che riponiamo in Dio e nella sua provvidenza.

L’elemosina. L’elemosina richiama l’esperienza della gratuità, perché nell’elemosina si dà a qualcuno da cui non ci si aspetta di ricevere qualcosa in cambio. La gratuità dovrebbe essere una delle caratteristiche del cristiano, che, consapevole di aver ricevuto tutto da Dio gratuitamente, cioè senza alcun merito, impara a donare agli altri gratuitamente.

Oggi spesso la gratuità non fa parte della vita quotidiana, dove tutto si vende e si compra. Tutto è calcolo e misura. L’elemosina ci aiuta a vivere la gratuità del dono, che è libertà dall’ossessione del possesso, dalla paura di perdere quello che si ha, dalla tristezza di chi non vuole condividere con gli altri il proprio benessere.

+ Giampaolo vescovo