«PARTIRONO SENZA INDUGIO»

Facebooktwitterpinterestmail
Il terzo anno del cammino sinodale

Lettera alla Diocesi per l’anno pastorale 2023-2024

Ai cristiani della diocesi di Chioggia,

con i presbiteri e i diaconi,

i consacrati e le consacrate,

le associazioni e i movimenti,

L’evangelista Luca racconta che i discepoli di Emmaus, dopo l’incontro col Risorto, «Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme» (Lc 24,33). Era già buio, erano stanchi per il viaggio, ma quanto avevano vissuto era così importante che nulla li poteva fermare, né il buio della notte, né i pericoli del viaggio e nemmeno la stanchezza. La gioia di aver incontrato Gesù risorto era così forte da dover essere annunciata subito a coloro che erano ancora immersi nell’oscurità del dubbio e in quel senso di fallimento che abitava anche il loro cuore nel viaggio da Gerusalemme a Emmaus.

La Chiesa missionaria, quella che papa Francesco ama definire “in uscita”, non può essere il frutto di nuove strategie pastorali né di metodologie aggiornate, ma è la conseguenza di un incontro, quello tra ciascuno di noi con il Risorto. È questo incontro che fa “ardere il cuore”, che ci tocca in profondità e ci mette in movimento superando timori, paure, pessimismo e stanchezza.

Il racconto dei discepoli di Emmaus ci guiderà in questo terzo anno del cammino sinodale: è la scelta di tutta la Chiesa italiana e, quindi, anche la nostra. L’evangelista Luca ci mette davanti un vero e proprio percorso di vita cristiana che parte dalla realtà di questi due discepoli, diventa ascolto del Maestro, trova il suo apice nell’Eucaristia per concretizzarsi infine in una vita nuova che li porta a diventare testimoni del Risorto.

Nel racconto di Emmaus troviamo ciascuno di noi, le nostre fatiche e stanchezze; incontriamo la Parola che fa ardere il cuore perché è la Parola del Maestro; troviamo l’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana. Emmaus parla di noi cristiani, racconta le nostre parrocchie, dà voce alle fatiche personali e comunitarie; ci mette davanti le condizioni per essere Chiesa missionaria.

Ma soprattutto Emmaus ci dice con chiarezza che il cristiano non è un generico uomo religioso, non è colui che crede in Dio perché è nato in un paese di tradizione cristiana, non è uno che fa delle pratiche religiose così come paga le tasse e cerca di rispettare le leggi. Il cristiano è colui che ha incontrato Cristo e questo incontro rende la vita bella e carica di senso. Il cristiano è l’uomo nuovo che crede e si fida di Dio, celebra e cura una relazione personale con il Signore, vive il vangelo in famiglia, nella professione, nelle relazioni, dentro la vita sociale.

Questo incontro personale non è scontato per nessuno. Il battesimo crea le premesse, i sacramenti ci sostengono, la parrocchia ci accompagna, ma l’incontro col Signore risorto è qualcosa di personale e intimo, che solo noi possiamo vivere. È un incontro che non avviene una volta sola nella vita, ma chiede di essere sempre rivissuto nei passaggi dell’esistenza, negli incroci belli e difficili della vita.

L’anno liturgico ci invita a ripercorrere ogni anno le tappe della vita di Gesù e della nostra relazione con Lui. La Parola ci viene donata sempre di nuovo e non è mai scontata; l’Eucaristia, come il cibo che ci permette di vivere, nutre e sostiene la vita cristiana.

Questa lettera pastorale, i programmi per l’anno che si apre, i progetti e le iniziative che vivremo, il lavoro prezioso dei nostri organismi di comunione, tutto serve prima di tutto ad accompagnare e favorire l’incontro personale e comunitario col Signore perché, come i discepoli di Emmaus, sperimentiamo un cuore che arde e ci possiamo mettere in cammino senza indugio.

Chioggia
01-10-2023