Prete dei poveri e di strada

Il canossiano G.Gentilin nelle Filippine

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Il canossiano Padre Giovanni Gentilin, detto il “prete dei poveri e di strada” (foto), che recentemente ha voluto venire anche a Cavarzere, presso la ‘Casa del clero’, ha partecipato ad un incontro di carattere missionario presentando gli ultimi progetti ideati dalla sua comunità attualmente operativa nelle Filippine per i quali è necessario raggiungere i 50mila euro per renderli possibili.
Si può dire che ormai P. Gentilin ha passato una vita tra e con i poveri. Convinto che “la povertà non si sconfigge dando ai poveri solo il cibo ogni giorno, ma che invece è anche necessario camminare insieme a loro aiutandoli a studiare e a crescere”.
Originario di Arzignano, nel Vicentino, classe 1952, ha abbracciato il sacerdozio tra i Canossiani a 25 anni, dopo essere entrato in seminario a 11 e dopo gli studi a Belluno e il noviziato in filosofia. E vent’anni dopo diede anche la sua disponibilità ad andare in missione a Manila, metropoli e capitale delle Filippine. Approdando nel 1989 nella parrocchia di San Paolo Apostolo, nel poverissimo quartiere di Tondo.
Un enorme agglomerato fatto di baracche e palafitte fatiscenti e senza luce ed acqua. Una città veramente ‘pattumiera’, rifugio di poveri disperati che sopravvivono cercando di recuperare qualcosa di rivedibile tra i rifiuti dell’immessa discarica che domina il quartiere: la ‘smoky mountain’, una montagna fumante di immondizie che genera malattie e infezioni.
Grazie ad esso, in 35 anni di aiuti a cui ha collaborato anche ‘Cuore Amico’, circa 3.870 tra ragazzi e ragazze si sono potuti diplomate e trovare un lavoro. Tante sono state inoltre anche le iniziative legate alla salute: come la costruzione di una piccola clinica per dare assistenza gratuita a tanti ammalati di tubercolosi, un centro nutrizionale per i bambini più piccoli e alcune cliniche mobili che monitorano periodicamente lo stato di salute di chi va a scuola al pomeriggio e la mattina lavora con i genitori in discarica raccogliendo ferro, plastica e rifiuti diversi.
Una vera missione che vuole aiutare una persona a crescere e a far emergere il meglio che è racchiuso in essa, accompagnandola verso l’autonomia senza perdere di vista la realtà presente in cui vive. Motivo per cui per la ‘Giornata missionaria mondiale’ è uno dei candidati tra i missionari nel mondo  per il quale è prevista l’assegnazione del ‘Nobel’ di Cuore Amico mentre in passato ha già ricevuto in riconoscenza  l’onorificenza di Cavaliere dell’ “Ordine Al Merito della Repubblica Italiana” dalle mani  dell’ambasciatore italiano nelle Filippine, Marco Clemente: titolo che viene conferito  ai cittadini che hanno acquisito, ciascuno nel proprio campo, particolari benemerenze verso La Nazione: tra cui aver vissuto tra i terremotati , tra guerriglieri e miseria.
Un risultato raggiunti anche grazie ad un programma di sostegno a distanza portato avanti dalla onlus della città del Grifo “Una mano aiuta l’altra”.” Sono orgoglioso dei miei ragazzi: molti dei quali hanno raggiunto posizioni lavorative importanti e solo 5 hanno lasciato le Filippine – ha detto il canossiano – comprendendo che è importante rimanere nel loro Paese per farlo crescere. E il progetto ha prodotto anche ingegneri, infermieri e medici”.
Tutto questo dopo che per un anno era stato anche a Pellestina con 70 orfani, figli di prostitute e con genitori in carcere. E poi due anni a Gallarate e a Roma in borgata Acilia vivendo negli ‘anni di piombo’ in una parrocchia tra spari, bombe e lettere delle Br recandosi nelle carceri di Casal del Marmo, Rebibbia e Regina Coeli, e vivendo 8 anni con i tossicodipendenti, dove veniva chiamato il ‘prete di strada’.
Si racconta infine che la sua vocazione è dovuta a delle grazie ricevute per la sua salute dalla santa madre canossiana Bakhita: alla quale è sempre stato devoto in segno di riconoscenza.

Rolando Ferrarese