Sulle montagne si sciolgono i ghiacciai e riappare la roccia arida. Spariscono i nevai dai quali in tutte le stagioni le acque scendono a valle in ruscelli, torrenti e fiumi a irrorare i campi e a rifornire le fonti d’acqua. Zone desertiche e desolate si estendono in Sicilia e in tante regioni in cui i rivi e i laghetti si vanno prosciugando.
Quello che accade tra i monti e nelle pianure è un’immagine della situazione che inaridisce l’anima delle persone. L’acqua della fede non arriva più in paesi e città e non alimenta le famiglie e altri ambiti di vita. Non solo i crocifissi spariscono dai luoghi pubblici e dagli ospedali. È il senso della vita che si svuota di senso. E’ la perdita del Padre celeste, la dimenticanza della madre Maria, la riduzione di Cristo a uomo sapiente e generoso. Il vuoto davanti a noi e il freddo nel cuore. Nel tumulto dei problemi e dei drammi che tormentano le giornate ci restano il lavoro, il tempo libero, le evasioni. Un po’ ce la caviamo consolandoci con il progresso della scienza che guarisce sempre più malattie e alleggerisce incombenze faticose o noiose, ma sempre di più ricorriamo a psicologi e a volontari che ci soccorrano nei disorientamenti della giornata e nei disastri della natura. Quasi non ci viene in mente di radunarci a pregare, da soli o con altri; ci facciamo bastare le fiaccolate senza canti religiosi.
E tuttavia vediamo fiorire tutt’intorno un panorama vario e squillante di iniziative sportive, ricreative, culturali, assistenziali, sostenute con la buona volontà, il coraggio e la dedizione di tante persone: un passatempo o una ragione di vita? Dicono le statistiche che il livello del decantato ‘volontariato’ italiano tende al basso. Come gli arbusti e gli alberi piantati in campagna e in città, tutto questo può continuare a vivere e a crescere solo in un terreno alimentato dalle sorgenti sotterranee e dalla pioggia del cielo, rinnovato dal calore e dalla luce del sole e dalle folate del vento: così possiamo definire il Vangelo e l’esperienza cristiana vissuta nella Chiesa.
Intanto ecco che, tra le fessure della vita e negli interstizi dei traffici che ci travolgono da mane a sera, un filo di speranza viene a farci trasalire. Un amico racconta che nei suoi piccoli e grandi viaggi in macchina per lavoro, si fa accompagnare dall’ascolto del Vangelo: lettura continua più affascinante di un romanzo, che spalanca l’orizzonte davanti a tutti i suoi impegni, donando un cuore nuovo e suggerendo un nuovo giudizio su cose e persone. Una nipote mi chiama per mostrarmi commossa una scenetta nel suo cellulare: la nipotina di quattro anni pronuncia perfettamente la preghiera dell’Angelo di Dio: “L’ha imparata alla scuola materna”, mi dice. “Adesso, con voi nonni e con i suoi genitori imparerà le altre preghiere… quando pregherete insieme”, le replico. Gesù nel Vangelo invita ad accogliere il regno di Dio come lo accoglie un bambino. Quando nasce un bambino e poi quando in compagnia del suo Angelo custode, per la cura dei nonni e dei genitori o per l’iniziativa di un’audace maestrina, il bimbo alza gli occhi e muove il cuore alla preghiera, è un mondo nuovo che esce dalle mani di Dio.
Angelo Busetto