Parrocchia San Giovanni Battista - Chioggia

Insieme per il 60° di don Angelo

Chiesa gremita per l'occasione

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Arrivo trafelato con mia moglie un quarto d’ora prima, sabato 6 aprile a Borgo San Giovanni, eppure il parcheggio davanti alla chiesa è già totalmente preso d’assalto e anche quello laterale verso il campo sportivo.  Dovrò cercare nelle strade delle scuole per trovare e intanto in chiesa restano libere le due ultime sedie in fondo dove quasi non ci si vede. Mi guardo attorno e ci son tanti amici. Il festeggiato è sull’altare che quasi ‘dirige’ i canti per la sua messa. Mai visto uno che si disponga con tanta energia a quella che è la sua festa. Un sessantesimo di sacerdozio non capita tante volte in una vita ma arrivarci così con questa freschezza ed energia spirituale è proprio un dono. Quando si dice che il Signore ti darà ali d’aquila deve essere questo modo così bello di incedere, di vedere le cose dall’alto con una rinnovata forza, quasi una giovinezza eterna. In chiesa c’è la sintesi di un lavoro sacerdotale che ha varcato una vita d’uomo: ci sono le famiglie del Borgo che han visto crescere nel cuore del loro stradone passaggio-dormitorio verso Chioggia la loro bellissima chiesa nata dall’amore di questo prete per il popolo di Dio.  Così ‘un volgo disperso che nome non ha’ ha avuto un centro, un luogo da cui partire e cui ritornare. Mi immedesimo nello sguardo di don Angelo Busetto mentre pronuncia l’omelia. Uno sguardo che abbraccia la sua gente che non ci sta più nella chiesa che pure era stata progettata grande… Le famiglie, le loro preoccupazioni, le loro storie infinite di dolore e di amore, i giovani ora un po’ invecchiati perché sessant’anni sono passati anche per noi, gli anziani che mendicano un posto a sedere, i bambini che fanno la preghiera di ringraziamento perché ‘tu hai aiutato i miei genitori a incontrarsi, a volersi bene’, gli abitanti dell’isola benedetta sempre in lotta con gli orari dei vapori.  Non c’è nulla di preparato in questa semplice sinfonia esistenziale dove tutto vibra di vita. E m’accorgo che anche lì nelle ultime panche dove di solito arriva appena un’eco di quanto si svolge davanti, c’è emozione vera, ci sono lacrime autentiche perché la storia di don Angelo riassume le nostre storie, la nostra storia sacra. Per me quella della mia famiglia d’origine dove questo sacerdote di Dio è stato di casa, accompagnando i miei cari fino all’ultimo respiro, entrando dentro le nostre vocazioni (sia al matrimonio che alla verginità nei Memores Domini del don Giussani che viene citato assieme ai tanti altri sacerdoti che hanno lasciato il loro segno nella vita di questo uomo che viene dalla terra tra le acque di Natalino Scarpa). È un testo sacro quello che si squaderna oggi, festa della divina Misericordia, con il racconto di Tommaso che vuol mettere la mano dentro le piaghe del costato di Cristo. Ecco direi che in questi sessant’anni noi abbiamo messo la mano nella piaga di Cristo. Cioè Lo abbiamo incontrato nella grazia indelebile delle ‘mirabilia Dei’. Ed è oggi sabato 6 aprile, solo sessant’anni dopo, la giornata del lieto stupore perché possiamo guardare a ciò che il Signore ha permesso di edificare in noi e attraverso di noi con questo vero padre che continua a starci davanti così con lieta baldanza. La corona dei confratelli che gli sta attorno è travolta dalla umana simpatia di don Angelo e partecipa davvero alla festa portando gli auguri del mondo intero a partire da Papa Francesco. E ciascuno di coloro che è in chiesa in questo momento è responsabile di quel pezzetto della croce di Cristo che gli è stato dato di incontrare. Quando si dice con felice formula ‘sacerdoti secondo il Tuo cuore’ deve essere questo che si intende, vero, don Angelo?

Piergiorgio