Si è conclusa la mattina di sabato 10 febbraio la Visita ad limina dei Vescovi del Triveneto a Roma. Giovedì 8 il lungo e fraterno colloquio (durato due ore) con Papa Francesco,
“Sono state due ore di dialogo a 360 gradi, in un clima di grande simpatia e fraternità”: è quanto ha dichiarato il Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto giovedì 8 febbraio mattina, appena terminata l’udienza con il Santo Padre Francesco avvenuta nella Biblioteca Privata del Palazzo Apostolico e nell’ambito della Visita ad limina che, in tutta la settimana dal 5 al 10 febbraio, ha impegnato a Roma i Vescovi del Nordest italiano.
“Abbiamo sentito il Papa veramente vicino – ha proseguito il Patriarca – e gli abbiamo parlato a lungo delle nostre terre e delle nostre Chiese, delle nostre sofferenze e difficoltà ma anche dei progetti che portiamo avanti. Siamo rimasti colpiti perché il Papa ci conosce veramente bene e questo ci ha fatto molto piacere. Abbiamo potuto trascorrere con lui un paio d’ore che rimangono nella vita pastorale delle nostre Chiese come qualcosa che le segnerà per il futuro; una bella premessa per ritornare poi nelle nostre terre dopo questa Visita ad limina che ci ha regalato oggi la perla preziosa dell’incontro con Papa Francesco”.
Per l’Arcivescovo di Trento Lauro Tisi l’incontro con il Santo Padre “è stato molto bello e disteso. Il Papa ci ha ascoltato, ha dialogato a lungo con noi e ci ha dato nuovo slancio e fiducia. Ci ha invitato anche ad osare, a sperimentare e a programmare con audacia e coraggio, sempre facendo discernimento per non fare proposte avventate”.
Il Vescovo di Belluno-Feltre Renato Marangoni ha sottolineato poi che “il Papa ci ha detto più volte di non aver paura. Ci ha accompagnato sempre con il suo sorriso e la sua attenzione, ascoltando tutti. Mi ha dato la sensazione di una vitalità di Chiesa che non si esprime nelle grandi cose ma si realizza nella quotidianità, nella prossimità, nell’ascolto, nella vicinanza. E questo è stato davvero molto incoraggiante”.
Poco prima dell’incontro con Papa Francesco i Vescovi del Triveneto avevano celebrato la S. Messa presso la Tomba di san Pietro, lì hanno cantato il Credo e visitato le tombe dei Papi. “Celebrare vicino alla Tomba di san Pietro – ha detto l’Arcivescovo di Udine Andrea Bruno Mazzocato che ha presieduto la S. Messa – è stata l’occasione per ricordare che da lì parte la nostra fede e parte anche il nostro ministero di Vescovi che continuano ad annunciare la stessa fede in Cristo, una volta che l’abbiamo fatta ancora nostra e rinnovata”.
“Questa esperienza che stiamo vivendo – ha detto il Vescovo di Padova Claudio Cipolla – è molto arricchente per noi, sia per il confronto che abbiamo con la Chiesa universale sia perché tra di noi ci confermiamo e ci conosciamo di più realizzando un servizio di comunione. Celebrando presso la Tomba di san Pietro abbiamo ricordato la nostra comune fede e così la nostra comunione non viene soltanto dalla nostra amicizia e fraternità ma risale al primo degli Apostoli a cui Gesù ha dato il mandato di servire la Chiesa. E’ una bella esperienza spirituale”.
Venerdì 9 è stata la volta degli incontri con il Dicastero vaticano per l’Evangelizzazione (I Sezione – questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo) e poi con la Segreteria generale per il Sinodo; sabato l’ultimo appuntamento con la Segreteria di Stato – Sezione rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali. Nel tardo pomeriggio di venerdì si è svolta, inoltre, la celebrazione eucaristica nella basilica di S. Paolo fuori le Mura a cui hanno preso parte – insieme ai Vescovi – anche alcuni sacerdoti, religiosi/e o fedeli laici originari delle Diocesi trivenete e in questo periodo a Roma per motivi di lavoro, studio o altro.
“Per noi è un momento di gioia completare la settimana di Visita ad limina celebrando insieme l’Eucaristia – ha detto nell’omelia il Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto Francesco Moraglia – in questo luogo simbolo. L’Apostolo Paolo, nella sua vicenda storica, ci dice che il dono della fede è l’inizio della relazione personale con Dio ma poi ci parla anche della responsabilità della fede e dell’annuncio. Per noi Vescovi, poi, aver fede significa aver cura di quella porzione del gregge di Dio che ci è affidata. In Paolo la fede è, insieme, incontro personale ed ecclesiale con il Signore: io credo, noi crediamo. E solo vivendo queste due dimensioni noi viviamo la fede secondo Gesù. Il credente non è mai un battitore libero, il credente vive e crede con gli altri, per gli altri e grazie agli altri perché quella fede l’ha ricevuta. Come operai della vigna del Signore sentiamo tutta la gioia di questa celebrazione eucaristica in cui l’essere Chiesa è legato al nostro impegno, al nostro sì, alla nostra fede, speranza e carità ma soprattutto nasce dal sentirci tralci dell’unica vite che è la vita di Gesù e la Chiesa è proprio il rendere visibile la sua vita, anche dove il contesto è meno favorevole”.
Il Vescovo di Verona Domenico Pompili ha paragonato la Visita ad limina “ad un pellegrinaggio, non solo fisico ma spirituale, alle sorgenti della fede avendo la possibilità di concentrare sull’essenziale la nostra esperienza di pastori delle Chiese sorelle del Triveneto. La nostra professione di fede alla Tomba di Pietro ci ha dato la possibilità di tornare alla freschezza del Vangelo e poi l’incontro con Papa Francesco si è rivelato un dialogo sereno e approfondito, di ascolto reciproco. Ci è stata data la possibilità di fare le domande più diverse e di avere da lui delle indicazioni e l’incoraggiamento necessario”.
Per il Vescovo di Adria-Rovigo Pierantonio Pavanello sono state “giornate molto belle scandite dal pellegrinaggio alle tombe degli apostoli e dall’incontro con il Papa, Vescovo di Roma e successore di Pietro, che ci conferma nella fede e ci incoraggia. Il messaggio che ci ha trasmesso è di fiducia: non abbiate paura del cambiamento d’epoca, abbiate il coraggio di rischiare e state vicini alla gente. Le riunioni con i dicasteri della Curia Romana ci hanno messo a contatto con il lavoro della Sede Apostolica e ci hanno aiutato anche a capire quali possono essere le forme di collaborazione tra di noi e nell’ambito della Chiesa universale”.
a.p.