"Visita ad Limina" narrata dal vescovo Giampaolo

In un clima di ascolto reciproco

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La visita “ad Limina Apostolorum” è la convocazione a Roma dei vescovi delle varie nazioni o regioni ecclesiastiche per incontrare il Papa e la curia romana e illustrare quali sono le particolarità che contraddistinguono la loro Regione ecclesiastica, dal punto di vista religioso, sociale e culturale, presentare i nodi maggiormente problematici dal punto di vista pastorale e culturale e chiedersi come intervenire su di essi.

La formula “ad Limina Apostolorum” risale ai primi secoli della storia della Chiesa ed è prevista dal Codice di Diritto Canonico. Il termine specifica le “tombe degli apostoli Pietro e Paolo”. È quindi, innanzitutto, un pellegrinaggio dei Vescovi a quelle stesse tombe e al Successore di Pietro, il Vescovo di Roma.

I vescovi italiani non celebravano questo incontro da dieci anni; nel 2013 era stato eletto da poco papa Francesco che non volle rinviare questo appuntamento. La scorsa settimana come vescovi del Triveneto (Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) abbiamo vissuto anche noi questo incontro.

La visita è stata preceduta, anche nella nostra diocesi, dal lavoro degli uffici sui vari settori della pastorale. Abbiamo cercato di consegnare una fotografia dei cambiamenti avvenuti nella diocesi clodiense. Le nostre relazioni sono state lette dai vari dicasteri. Grazie ai direttori degli uffici e al loro lavoro per preparare al meglio questo incontro.

La settimana è stata caratterizzata soprattutto dagli appuntamenti con i dicasteri della Santa Sede. Ogni vescovo aveva preparato una relazione triveneta per ambiti. A me è stata affidata quella sul clero perché presiedo la Commissione presbiterale della Conferenza Episcopale Triveneto.

C’è stato sempre un clima di vero ascolto reciproco. Il Papa aveva raccomandato ai dicasteri di ascoltare i Vescovi e questo ascolto c’è stato accompagnato da un confronto tra noi e con i responsabili dei dicasteri. Per noi vescovi è stata l’occasione per passare in rassegna tutti gli ambiti della pastorale e far emergere i passi compiuti, le fatiche e le sfide che ci attendono.

Ecco i dicasteri incontrati e i relativi temi affrontati: la liturgia e i sacramenti; il clero, i diaconi permanenti e i seminari; la famiglia, i laici e la vita; i temi sociali; l’evangelizzazione; la vita consacrata; la cultura e l’educazione; la comunicazione; la sinodalità. L’ultimo appuntamento è stato con la segreteria di stato e col cardinale Pietro Parolin.

Giovedì l’incontro col Santo Padre. Due ore di confronto con le nostre domande e le sue risposte. Abbiamo incontrato un Papa attento, per niente stanco ma molto partecipe. Il papa ci ha chiesto schiettezza e questa c’è stata. Gli abbiamo presentato le sfide più significative che le nostre Chiese stanno affrontando. Il Papa ci ha invitato al “coraggio” e al “discernimento”; ci ha esortati a “non avere paura” perché le crisi ci sono sempre state nella storia della Chiesa, ma non bisogna avere timore di affrontarle.

Papa Francesco ci ha richiamato la pagina degli Atti nella quale si descrive la Pentecoste. Gli apostoli prima di ricevere lo Spirito Santo erano intimoriti e raccolti nella loro cerchia. Ma quando è arrivato lo Spirito Santo, che – ha affermato il Papa – ha creato una grande “confusione”, sono diventati pieni di coraggio e sono andati fuori, “in uscita”, per raggiungere tutti.

Una cosa molto bella è stata la fraternità tra noi vescovi. L’amicizia e i legami sono cresciuti; conosciamo le gioie e le fatiche gli uni degli altri, e, pur essendo ciascuno impegnato nella propria diocesi, sta crescendo la collegialità, il sentirci fratelli in cammino insieme per le nostre Chiese del nordest. Nel descrivere ai vari dicasteri la nostra situazione, ci siamo anche raccontati tra noi attraversando tutti gli ambiti della pastorale. È emerso il desiderio di riprendere ciascuna delle questioni affrontate per aiutarci e sostenerci nel nostro servizio pastorale.

Le celebrazioni alla tomba di Pietro e alla tomba di Paolo non sono state un’appendice, ma due momenti molto intensi. Abbiamo cantato il “Credo” rinnovando il nostro atto di fede di fronte a Pietro e l’impegno, alla tomba di Paolo, di servire l’annuncio del vangelo con tutto noi stessi.

Nulla di burocratico in questa settimana intensa di incontri e dialoghi, ma un prezioso momento di ricarica interiore, pronti a tornare ciascuno nella propria Chiesa confermati da Pietro per continuare a servire la gioia del vangelo.

+ Giampaolo Dianin