Da Betania ad Emmaus

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Venerdì 16 giugno, dopo cena, si è riunito il Consiglio Pastorale Diocesano per l’ultimo incontro programmato nell‘anno pastorale. Il vescovo, nella convocazione, aveva anticipato che ci saremmo confrontati su alcune domande a mo’ di verifica del percorso fatto quest’anno nelle nostre parrocchie e vicariati attorno alla lettera pastorale e al cammino sinodale.

Dobbiamo constatare che in molte parrocchie (circa un terzo) i fedeli non sono stati coinvolti nel lavoro di dialogo e confronto sui tre cantieri di Betania più il quarto sulle parrocchie sinodali, ma, lì dove è stato vissuto, il cammino sinodale ha sicuramente innescato qualcosa di nuovo.

Il sinodo è stata l’occasione per mettere in dialogo le persone. I fedeli delle nostre parrocchie non erano abituati a trovarsi per dialogare e questo è stato un passo in avanti, anche quando non è stato facile. La diffidenza iniziale ha lasciato il posto al desiderio di continuare ad incontrarsi per parlare al di là delle iniziative da programmare. Questo lavoro di incontro ha avuto un riscontro ed un effetto positivi anche perché la riflessione è stata allargata e partecipata.

Per alcune comunità parrocchiali, il doversi trovare per confrontarsi ha rappresentato la scusa per convocare il proprio consiglio pastorale che non era più stato riunito dopo l’emergenza Covid. Anche l’incontro con il vescovo, per i collaboratori parrocchiali, è stato uno sprone per mettere a tema il confronto sulla comunità cristiana.

Una nota comune è l’impressione che comunque si sia lavorato di più durante il primo anno del cammino sinodale, forse perché stimolati dalla novità e dal confronto sui dieci temi indicati; mentre per certi versi alcuni hanno ritenuto una ripetizione la proposta dei tre cantieri di Betania per cui, ad esempio, non si è ripreso il discorso dell’apertura ai lontani e del coinvolgimento di chi è alla porta delle nostre chiese.

Sui frutti che si possono cogliere da questo secondo anno, così si esprimeva in sintesi una rappresentante del vicariato di Ca’ Venier: “Non abbiamo certo superato tutti i nostri problemi ma abbiamo capito che è importante partire dall’umiltà e dall’apertura; da questo possono nascere dei germogli di speranza”.

Il vescovo ha avuto modo di sottolineare che molte delle nostre parrocchie sono realtà semplici con gente semplice che ci mette il cuore, ma che bisogna andare avanti a piccoli passi. Centrale è il tema della formazione a più livelli e anche il coltivare tempi di dialogo e confronto gratuito a cui non siamo ancora abituati perché normalmente ci troviamo per decidere un calendario di appuntamenti ed iniziative ma poco per aprire il nostro cuore e verificare la nostra vita cristiana. Ha, quindi, dispiaciuto molto, vedere che senza particolari giustificazioni molte parrocchie non siano state coinvolte.

L’anno prossimo è prevista la fase sapienziale: un tempo dedicato interamente al discernimento. Ci sono però delle situazioni che chiedono già ora un ripensamento dell’impostazione pastorale e quel passo in avanti che chiama in causa ogni fedele battezzato nella corresponsabilità alla missione della Chiesa. L’anno prossimo, inoltre, inizieremo la verifica dell’Iniziazione Cristiana preoccupandoci innanzitutto di chiederci che cosa non ha funzionato e come possiamo correggere la proposta.

L’icona biblica che accompagnerà il cammino delle diocesi italiane sarà quella dei discepoli di Emmaus.

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale