Comprendere la Bibbia

La Bibbia contestata

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La Bibbia è spesso rifiutata e/o contestata perché accusata di non favorire il progresso e di opporsi alla scienza. Una simile motivazione non ha ragione di essere. Tra scienza e fede, tra scienza e Bibbia non può esistere alcuna contrapposizione, perché la “verità” di cui parla la Bibbia non è di ordine scientifico, ma salvifico. La Bibbia è “vera” perché tutto quello che dice è vero in ordine alla nostra salvezza. La conoscenza più profonda che oggi abbiamo delle lingue bibliche e dei generi letterari, cioè dei modi di esprimersi e narrare degli antichi, ha contribuito a una più corretta interpretazione della Bibbia e alla comprensione del vero significato della “verità” in essa racchiusa e comunicata.

Alcuni esempi. In Qohelet 1,4 si legge: Una generazione se ne va e un’altra arriva, ma la terra rimane sempre ferma. In questa frase il verbo stare fermo non va inteso in senso scientifico, è invece usato per creare una contrapposizione letteraria tra il continuo succedersi delle generazioni umane e la stabilità dell’ambiente in cui vive l’uomo (perciò il verbo stare fermo, in virtù di questa interpretazione, viene giustamente tradotto nella Bibbia CEI: la terra resta sempre la stessa). Nei vangeli si parla di fratelli e sorelle di Gesù: Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui tra noi? (Mc 6,3). In ebraico e in aramaico non esiste un termine che corrisponda a cugino, si usa invece il termine fratello. Questa precisazione aiuta a evitare equivoci sulla persona e sulla famiglia di Gesù. Il testo di Giosuè 10,10-15: Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Aialon. Si fermò il sole e la luna rimase immobile, è da interpretare non come un’affermazione scientifica (pur sapendo che il mondo antico si basava sul sistema tolemaico o geocentrico), ma come esclamazione poetica, in un contesto letterario che ha i toni della narrazione epica. Il racconto della creazione in sei giorni (Gen 1,1-31) nell’intenzione dell’autore sacro non vuole indicare sei epoche o periodi geologici (per cui non bisogna arrabattarsi per farli concordare con i dati della scienza), ma è utilizzato per incorniciare l’opera creatrice di Dio nella settimana ebraica e inculcare l’osservanza del sabato, giorno di riposo e di festa, proprio come aveva fatto Dio che nel settimo giorno portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto (Gen 2,2).

La conoscenza dei generi letterari e la loro applicazione al testo biblico sono indispensabili per una corretta interpretazione della Bibbia. La Dei Verbum giustamente afferma: Poiché Dio nella sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della sacra Scrittura, per capire bene ciò che egli volle comunicare, deve ricercare con attenzione che cosa realmente gli agiografi abbiano inteso dire e che cosa a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole (n. 12).

Per scoprire l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto anche dei generi letterari. Sempre la Dei Verbum afferma: La verità, infatti, viene in modi diversi proposta ed espressa nei vari testi: storici o profetici o poetici o con altri generi letterari. È necessario, dunque, che l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo ha inteso e ha espresso in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso (n. 12).

Se al tempo di Galileo Galilei, come pure in altri momenti critici nella storia dell’interpretazione biblica, fosse stata prestata la dovuta attenzione ai generi letterari e a tutte le loro implicanze, i testi della Bibbia che sopra abbiamo presentato come esemplificazione – e tanti altri – non sarebbero divenuti cavallo di battaglia per lo scontro tra scienza e Bibbia, tra scienza e fede.

Gastone Boscolo