Sguardo Pastorale

Il rito e la vita

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Siamo nella settimana di Pasqua e riecheggiano ancora i riti del Triduo, i gesti compiuti, la meditazione del mistero dell’Amore di Dio nel suo Cristo che ha dato la vita per noi e che ora risplende in tutta la sua gloria. In questa domenica “in albis” i neofiti, battezzati la notte di Pasqua, smettevano la veste bianca per indossare, rinati nello Spirito Santo, gli abiti della quotidianità.

La vita cristiana è disseminata di riti che celebrano la vita nuova nel Signore Risorto, dalla nascita alla morte della persona. L’incontro con il Risorto è il cuore di ogni gesto sacro compiuto dal cristiano e dalla Chiesa, perché da quell’incontro scaturisce qualcosa di nuovo in chi l’ha accolto.

Per un cristiano la ritualità non è mai slegata dal mistero della salvezza per gli uomini, che celebra come germoglio di speranza, come acqua che disseta, come luce che illumina e come balsamo di consolazione. Un rito, dunque, è il più delle volte legato ad un sacramento, cioè ai doni dello Spirito di Dio per la vita dei suoi figli, o all’orizzonte spirituale ed escatologico a cui rimanda (ad esempio, un rito funebre).

Dato questo significato a ciò che compiamo come Chiesa, ci è chiaro che noi celebriamo puntualmente la presenza di Cristo che trasforma la nostra vita. Non celebriamo dei passaggi, delle tappe della vita, ma ciò che il Signore compie in noi.

Tutto questo però non è vissuto asetticamente e nell’automatismo della domanda e dell’offerta. I gesti compiuti, le parole pronunciate, i simboli usati, portano con sé tutta la carica affettivo-umana di chi li vive. Faccio un paio di esempi.

Pensiamo al battesimo dei bambini: in esso celebriamo la vita nuova che nasce dallo Spirito Santo, vita nuova che ci inserisce in modo particolare nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Lo facciamo con un gesto, l’acqua versata tre volte sul capo, e con le parole previste per il battesimo. Questo è preceduto da alcuni riti di accoglienza ed è seguito da altri riti che ci descrivono cosa è successo e cosa cambia nella vita del battezzato. In tutto il rito del battesimo si combinano: dialoghi, sguardi, gesti, segni e quell’empatia umana che è richiesta per trasmettere quello che la meccanicità delle azioni non offre. Pensiamo, poi, alle esequie. L’elemento predominante è la commozione umana di cui è carico quel momento. In esso la Parola di Dio risuona come eco della speranza in Cristo che anima la vita della Chiesa. La preghiera di intercessione per il defunto porta ad aprirsi al mistero di Dio che ci supera e ci sovrasta. Il canto permette di armonizzare i sentimenti, anche contrastanti, che si affastellano nel cuore dei presenti e dei familiari in lutto. L’acqua benedetta e l’incenso ci rimandano alla preziosità e sacralità del tempo della vita vissuta da chi ci ha lasciato e che affidiamo alla Divina Misericordia perché possa godere della vita eterna.

Che cosa potrebbe rendere ancora più densi di significato questi momenti e riti per un cristiano? Leggo di riti funebri civili il cui “valore aggiunto” è la personalizzazione del rito rispetto a quello celebrato in chiesa o di battesimi civili che dovrebbero sostituire quelli religiosi come segno di accoglienza della persona nata. Ecco, questi sono rituali di passaggio ma non hanno nulla a che fare con quanto vogliono far vivere ed esprimere i riti cristiani se non lo scimmiottamento di quanto non si accetta e si vuole combattere.

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale