Comprendere la Bibbia

Parola di Dio e linguaggio umano

Rivelazione e Sacra Scrittura II

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Parlare di storicità della rivelazione significa in primo luogo che la parola di Dio ci viene incontro in forma di linguaggio umano. Se Dio vuole rendersi comprensibile all’uomo, deve usare il linguaggio dell’uomo. Spesso però la parola dice meno di ciò che con essa si intende comunicare. Nella vita di ogni giorno lo sperimentiamo continuamente (non intendevo dire questo, permetti che te lo spieghi un’altra volta). Il nostro linguaggio risente inoltre di influenze individuali, sociali e culturali.

Nell’antico Israele dominava la concezione che Jhwh abitasse in un palazzo celeste, circondato da un’intera corte: Ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l’esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra (1Re 22,19). Non c’è dubbio che gli autori biblici hanno inteso queste affermazioni alla lettera, ma questo non ha molta importanza. Importante è capire che cosa intendessero dire. Essi descrivono la corte celeste con l’intenzione di sottolineare la potenza, grandezza e maestà di Dio, il suo dominio sul mondo intero. Anche oggi ci serviamo di formule simili quando diciamo ad esempio che le cose stanno in mano a chi sta lassù. Quando Gesù dice che Dio fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni (Mt 5,45) lo intende letteralmente (o comunque lo intendono letteralmente i suoi ascoltatori), perché allora c’era la convinzione che fosse il sole a girare attorno alla terra. Noi invece interpretiamo questa affermazione in senso figurato, perché sappiamo che non è il sole che gira attorno alla terra. L’inesatta concezione del mondo che sta alla base di questa frase nulla toglie al suo significato che riguarda il comandamento dell’amore che deve estendersi anche al nemico. Nelle pagine dell’AT, come pure sulle labbra di Gesù e nelle descrizioni degli evangelisti, si trovano immagini, concezioni, visioni del mondo legate al loro tempo. La storicità della rivelazione fa sì che la parola di Dio giunga a noi mediata dalla parola umana e condizionata da un determinato tempo e da una determinata cultura. Ne segue che l’inter­pre­tazione della Scrittura può avvenire solo avendo una precisa conoscenza della cultura e del mondo biblico, senza questa conoscenza la comprensione dei testi biblici risulta insufficiente, compromessa o limitata.

Storicità della rivelazione significa anche che Dio si rivela nel corso di una storia durata oltre millecinquecento anni. Dio lentamente ha manifestato la sua natura, ha svelato i suoi progetti e annunciato la sua volontà. Questa rivelazione ha raggiunto la pienezza solo con Gesù. Tuttavia, la parte più ampia della rivelazione, era già stata fissata per scritto prima della venuta di Cristo, nell’AT. Non dobbiamo perciò stupirci se, negli strati più antichi dell’AT, Dio e il suo progetto di salvezza sono presentati in maniera imperfetta o parziale. Il Vaticano II riconosce a questo proposito che gli scritti dell’AT contengono anche cose imperfette e legate al loro tempo (Dei Verbum 15). Ma nell’AT ci sono passi che per la sensibilità moderna sono addirittura inaccettabili: l’ordine divino di sterminare i nemici in guerra [ḥerem] (Dt 20,12-18), le imprecazioni di vendetta dei Salmi (Sal 137,9: Beato chi afferrerà i tuoi piccoli [i figli dell’oppressore] e li sbatterà contro la pietra; cf. anche Sal 109,6ss.), l’incesto delle figlie di Lot con il padre (Gen 19,30-38), l’inganno di Giacobbe nei confronti di Esaù (Gen 27) non vengono in alcun modo condannati.

Questo si può spiegare richiamandosi alla pedagogia divina (DV 15). Come i genitori non possono insegnare tutto in una sola volta ai loro figli, ma li istruiscono a poco a poco, adeguandosi alla loro età e loro capacità di comprensione, così Dio ha offerto gradualmente agli uomini la possibilità di comprendere chi egli fosse e quali piani avesse per loro. Questo discorso della pedagogia divina lascia intuire che la rivelazione di Dio ha raggiunto la sua completezza con gradualità. Nel corso dei secoli gli uomini hanno fatto nuove esperienze di Dio, cosicché gli autori biblici hanno successivamente corretto la visione parziale delle generazioni precedenti. In questo modo alcune cose sono state perfezionate, altre relativizzate, altre abbandonate.

Gastone Boscolo