Comprendere la Bibbia - 127

Testimonianze extra bibliche su Gesù I

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Gesù e la sua storia la conosciamo quasi esclusivamente dai vangeli. Parlano però di Lui anche documenti non cristiani, giudei e pagani. Se al di fuori della Bibbia non avessimo nessuna testimonianza sulla vita di Gesù, la cosa non dovrebbe meravigliarci, perché gli storici in questo profeta apparso in Palestina e morto in croce non videro affatto un avvenimento di primaria importanza. Fu la risonanza che il credo da Lui predicato ebbe in tutto l’Impero Romano che fece sì che si cominciasse a parlare di Lui e del cristianesimo. Questi documenti sono importanti perché aiutano a capire come i contemporanei hanno reagito di fronte al cristianesimo, e ciò che essi sapevano del suo fondatore.

Documenti romani. Gli storici romani si accorgono del fenomeno cristiano agli inizi del II sec., quando ormai si era sviluppato e cominciava a creare un serio pericolo per la struttura religiosa e sociale dell’impero. Plinio il Giovane, governatore della Bitinia, nel 111 d.C. scrive all’imperatore Traiano per chiedere come si deve comportare con i cristiani. Il suo è il documento romano più antico che parla di Gesù. Si tratta di due lettere contenute nel suo Epistolario. Una prima lettera è dello stesso Plinio che scrive preoccupato all’imperatore chiedendogli quale atteggiamento dovesse assumere nei confronti dei cristiani. La seconda lettera è la risposta dell’imperatore Traiano. Da questa corrispondenza appare che ai cristiani venivano mosse tre accuse: a) Appartenere a una religione non permessa; b) Compiere azioni delittuose; c) Turbare l’ordine pubblico (si costituivano in associazioni segrete (eterie), proibite dallo stesso Traiano). Plinio il Giovane nella sua lettera riferisce all’imperatore le informazioni che ha attinto dagli interrogatori dei cristiani arrestati. Tra il resto scrive: «I cristiani hanno l’abitudine di riunirsi in un giorno determinato della settimana, prima del sorgere del sole, e cantare un inno a Chrestos come a un Dio […] Questa superstizione si è diffusa dovunque, non solo nelle città e nei villaggi ma anche nelle campagne». Plinio ha colto la venerazione che i cristiani nutrivano verso Gesù, ma non pare informato o per lo meno non ci offre notizie sul Gesù storico. Questa lettera mostra quale diffusione avesse già avuto il cristianesimo 80 anni dopo la morte e risurrezione di Gesù. Ci mostra anche l’umanità del comportamento di Traiano, una delle più belle figure che Roma abbia visto sedere sul trono dei Cesari, che alla richiesta di Plinio risponde con la celebre frase: «Meglio lasciare impunito un colpevole che condannare un innocente!». È infine una testimonianza preziosa sugli usi liturgici delle prime comunità cristiane.

Publio Cornelio Tacito (55-120 d.C.) nei suoi Annali presenta la cronaca del regno di cinque imperatori romani dal 14 al 68 d.C. Parlando dell’incendio di Roma del 64 d.C. scrive: «Per far cessare questa diceria (che l’incendio dell’Urbe fosse stato voluto da Nerone) l’imperatore cercò dei colpevoli e sottopose alle più crudeli torture dei disgraziati che erano detestati da tutti per i loro misfatti e che si chiamavano cristiani. Il Cristo, da cui derivò il nome di cristiani, fu condannato a morte sotto Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato. Questa superstizione, che da principio sembrava soffocata, irruppe di nuovo non solo in Giudea, dove aveva avuto origine, ma persino a Roma, dove affluiscono e si sviluppano tutte le aberrazioni» (XV, 44). Tacito fornisce preziose notizie sulla persona storica e sulle coordinate spazio-temporali di Gesù, in sintonia con i quattro vangeli. Critica fortemente il cristianesimo come uno dei tanti movimenti che erano espressione della decadenza dell’età imperiale. Nel 1961 una spedizione archeologica italiana scoprì a Cesarea Marittima una lapide su cui si trova la prima testimonianza archeologica su Ponzio Pilato, che aveva fatto erigere in quella città un tempio in onore di Tiberio: …S TIBERIUM …PON) TIUS PILATUS …PRAEFECTUS IUDA(EA)E.

Gastone Boscolo