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Politiche per la famiglia

Vescovo-Adriano-Tessarollo
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Nella visita pastorale che sto facendo, ho dato notevole spazio alla visita alle famiglie, specie attraverso la visita a molti anziani che ormai stabilmente passano le loro giornate in casa, salvo qualche necessaria uscita per qualche visita ospedaliera o qualche necessario adempimento sociale.

In questo modo si viene a conoscenza dei problemi dei bambini, dei genitori che lavorano, dei giovani che faticano a trovare lavoro, degli studenti che devono affrontare ore giornaliere di viaggio per recarsi a scuola e ritornare a casa, della solitudine che molti anziani vivono nelle loro case, del basso tasso di natalità odierna rispetto alle famiglie numerose del tempo passato e di tanto altro.

Mi chiedo in quale misura lo Stato adempia oggi al suo ruolo politico-economico di “aiutare la famiglia a vivere come merita”. La bassa natalità sembra sia un problema che non abbia preoccupato e tuttora non preoccupi la classe dirigente ed anche quella culturale, che magari invita a risolvere il problema dicendo che abbiamo necessità di importare stranieri, quasi che questi debbano venir in Italia perché noi ne abbiamo bisogno. Casomai sarebbe vero il contrario. Comunque, già sono numerosissime le ‘badanti’ straniere che vengono a prendersi cura dei nostri anziani.

Certo che un popolo che non è in grado di provvedere all’accompagnamento dei propri nonni e genitori anziani non potrà vantare un grande progresso sociale.

Se poi non è nemmeno in grado di porre le condizioni perché nascano figli e di cui poi i genitori non abbiano neanche la possibilità di prendersi cura di crescerli e di educarli perché mamme e papà devono correre al lavoro, lasciando i figli alle cure dei nonni, allora significa ancora di più che lo Stato e la cultura corrente lasciano proprio a desiderare.

L’età della maternità e paternità è sempre più ‘procrastinata’ per la difficoltà che i giovani hanno a raggiungere una accettabile autonomia economica. Forse influiscono in questa scelta anche altri fattori culturali.

E quando poi arrivano i figli, quali garanzie e sostegni vengono assicurati alle mamme e papà che volessero accudire ed educare i propri figli con la loro vicinanza? Sarebbe proprio insignificante la presenza dei genitori nei primissimi anni della vita dei figli? E poi quali facilitazioni trovano quando giunge il momento che il bambino comincia ad uscire dalle mura domestiche perché cominci ad incontrarsi con altri per favorire la loro crescita, la conoscenza reciproca con altri e quindi l’integrazione con tutti? Quali sgravi fiscali ci sono per le famiglie con uno o più figli?

Ormai non basta più dire che è necessaria una svolta che porti la politica familiare a favorire una nuova cultura e scelte politico-economiche che, garantendo sostegno e aiuto alle giovani famiglie, portino a invertire il tasso negativo di natalità.

Ormai è ora che anche in Italia il finanziamento pubblico a agenzie e strutture che operano con bambini sia dato in uguale misura a pubblico e privato, chiedendo a tutti di attenersi ai parametri educativi comuni e verificati dall’autorità governativa, cosicché con la maggior collaborazione possibile possa essere assicurata in maniera capillare l’offerta formativa che garantisca a tutti la pluralità di educazione e l’equità di trattamento.

+ Adriano Tessarollo