«Maria si alzò in fretta» (Luca 1,39)

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Pubblichiamo il testo della riflessione tenuta dal Vescovo a Porto Viro lo scorso 18 novembre, in occasione della veglia in preparazione alla giornata mondiale dei giovani che si celebra nella solennità di Cristo Re e in vista della prossima giornata mondiale di Lisbona nell’agosto 2023.
18-11-2022

Siamo qui per iniziare un cammino. L’occasione ci viene offerta dalla giornata mondiale dei giovani. Al di là del fatto che ci possiamo andare o che la seguiremo solo grazie alla TV e ai social, sentiamo che questo appuntamento ci riguarda e ci coinvolge.

Per me, Vescovo tra voi da 10 mesi, questo appuntamento assume un rilievo importante, è parte dei sogni che porto nel cuore fin da quando sono arrivato. Ho presente quel pomeriggio del 30 gennaio scorso a San Giacomo: la chiesa piena di giovani, le parole di Laura, la stola che mi avete regalato. Nel mio cuore entrando in quella chiesa mi son detto: «I giovani ci sono in questa diocesi». Poi però è calato il buio su queste parole perché girando la diocesi ne ho visti pochissimi. Ricordo gli appuntamenti di Shemà lo scorso anno; certamente eravamo ancora dentro la pandemia, ma alla fine ho pensato: «Qui i giovai sono invisibili».

Oggi con voi ho riaperto la memoria di quel sogno che non ho mai messo da parte. Il sogno è quello di vedere dei giovani che si interrogano sulla loro vita e credono che Dio possa avere un posto importante; che stanno insieme in quella fraternità che è propria dei giovani; che si divertono con semplicità e senza l’ansia di trasgredire; che costruiscono relazioni d’amore serie e progettuali. Vedere questo, vedere i giovani, è poter dire che questa Chiesa ha un futuro.

Perché partire?

Siamo qui per iniziare un cammino, come quello di Maria che si mette in viaggio per andare ad aiutare e sostenere l’anziana cugina Elisabetta, anche lei in attesa di un figlio. È questa l’icona che papa Francesco ha scelto per la prossima giornata mondiale della gioventù.

Sono tante le ragioni che portano Maria, ai primi mesi della sua gravidanza, a intraprendere un lungo viaggio di 200 km circa sopra un asinello, giorni e giorni di cammino in mezzo a tanti pericoli, con mille paure e altrettante speranze.

Maria, dopo l’annunciazione, avrebbe potuto concentrarsi su sé stessa, sulle preoccupazioni e i timori dovuti alla sua nuova condizione di mamma. Invece no, lei si fida totalmente di Dio e pensa alla cugina Elisabetta. Maria parte con la certezza che i piani di Dio sono il miglior progetto possibile per la sua vita, si fida.

Maria ha a cuore Elisabetta, ma cerca anche delle conferme. L’angelo le aveva dato questo segno: «Anche Elisabetta nella sua vecchiaia sta per avere un figlio; nulla è impossibile a Dio». Chi non vorrebbe delle conferme, delle prove che le scelte fatte sono giuste.

Maria vuole anche allontanarsi dal suo paesello. Quante chiacchiere, quante cattiverie su questa ragazza incinta senza essere ancora sposata. Lei li sentiva gli sguardi della gente che la scrutavano e la giudicavano. E poi c’era Giuseppe, l’uomo che amava, immerso nella più piena confusione.

Maria si mette in cammino, senza Giuseppe, senza i suoi familiari; ha bisogno di stare con se stessa, di ascoltare il Dio del cielo e quel bambino che cominciava a muoversi nel suo grembo.

Cari giovani, quanta strada fate per andare a scuola, all’università, al lavoro, per incontrare altri giovani, per una serata di festa. Ma si può fare tanta strada e nello stesso tempo essere fermi, seduti, in attesa di qualcosa o di qualcuno. Si può navigare nella rete girando il mondo, vedendo e sentendo persone ma senza mai muoversi e illudendosi di conoscere il mondo e di incontrarlo. Giovani fermi che si illudono di essere in cammino; illusioni della vita.

Come partire?

Maria si mette in cammino, ma non è sola. Dentro il suo grembo sta crescendo la vita, una vita speciale, la promessa di Dio per l’umanità, l’Emmanuele, il Dio con noi, il Figlio dell’Altissimo come l’aveva chiamato l’angelo.

L’Emmanuele è stato seminato anche dentro ciascuno di noi fin dal giorno del nostro battesimo. Siamo stati immersi nell’acqua della vita, scelti e consacrati come figli, ci è stata consegnata la luce della fede, le nostre orecchie e le nostre labbra sono state toccate dal Signore perché noi potessimo ascoltare e annunciare il vangelo.

Sono passati anni da quel giorno; molti vostri compagni se ne sono andati, altri hanno trovato altro da fare, altri hanno pensato che la vita cristiana sia un giocattolo per bambini e una consolazione per i vecchi. Eppure noi crediamo che quel seme, quella vita seminata nel loro grembo non è morta e non morirà mai perché anche loro resteranno per sempre figli di quel Dio che li ha amati da sempre.

Ma voi stasera siete qui. Come Maria potete ascoltare quella vita che c’è dentro di voi, la vita cristiana, il dono della fede, la luce della Parola, la carnalità dei sacramenti che avete ricevuto. Ci mettiamo in viaggio per ascoltarla quella vita. Forse è ancora piccola, forse ancora un embrione, forse è nata e sta facendo i primi passi, forse ha l’inquietudine dell’adolescenza.

Il Papa scrive che la presenza di Cristo nella propria vita, l’incontro con lui “vivo”, è la gioia spirituale più grande, un’esplosione di luce che non può lasciare “fermo” nessuno, ma mette subito in movimento e spinge a portare agli altri questa notizia, a testimoniare la gioia di questo incontro.

Non ho mai pensato per Chioggia a folle di giovani, ma ho sempre pensato che 11 discepoli hanno fatto cose incredibili; erano 11, uno se n’era già andato. Erano imperfetti, avevano tradito Gesù, non avevano capito molto, erano paurosi, semplici, ma si sono messi in viaggio. Non serve essere bravi o perfetti per mettersi in viaggio nella vita cristiana; basta desiderarlo, osare, avere il coraggio di iniziare, un passo alla volta. Basta fidarsi e sognare, almeno un po’.

Verso dove andare?

Il Vangelo dice che Maria si mise in viaggio verso la montagna perché rispetto alla Galilea e a Nazareth, Gerusalemme, dove abitava Elisabetta, era in montagna. Una montagna particolare: c’era la fatica di salire per una donna incinta, ma la meta valeva quella fatica. Gerusalemme, la città santa, la città di Davide, là c’era il tempio costruito da Salomone, quello era il cuore pulsante della fede del popolo eletto. E alla periferia di Gerusalemme c’era la prova, il segno che l’angelo le aveva promesso: Elisabetta.

Cari giovani, se vi dicessi che ci mettiamo in viaggio per una vacanza vi direi una bugia, vi tradirei. Andiamo verso la montagna. Ci sono salite impegnative, serve coraggio, fiducia; ci vogliono motivazioni da rinnovare sempre di nuovo. Ma quella montagna, Gerusalemme, oggi è il luogo dove Gesù è morto ed è risorto, dove ha scelto di amare fino alla fine, dove ha lavato i piedi e istituito l’Eucaristia.

Essere cristiani oggi è una salita impegnativa e attorno a noi vediamo che pochi giovani desiderano avventurarsi su queste alture. Ci mettiamo in viaggio perché vogliamo essere cristiani, vogliamo conoscere di più Gesù, vogliamo vederlo con i nostri occhi, conoscerlo, ma soprattutto incontrarlo.

Si mise in viaggio in fretta

La fretta di Maria è dovuta alla premura di andare ad aiutare Elisabetta. Maria si è lasciata interpellare dal bisogno della sua anziana cugina. Non si è tirata indietro, non è rimasta indifferente. Ha pensato più agli altri che a sé stessa. E questo ha conferito dinamismo ed entusiasmo alla sua vita.

Scrive il Papa che Maria è «esempio di un giovane che non perde tempo a cercare l’attenzione o il consenso degli altri – come accade quando dipendiamo dai “mi piace” sui social media –, ma si muove per cercare la connessione più genuina, quella che viene dall’incontro, dalla condivisione, dall’amore e dal servizio».

Quasi sempre i giovani hanno fretta: se adolescenti hanno fretta di diventare grandi; hanno fretta di trovare l’amore; fretta di finire gli studi; fretta di vedere i frutti dei loro studi; fretta di essere autonomi. A volte la fretta porta a bruciare le tappe; vogliamo leggere subito le conclusioni del libro della vita senza la pazienza di sostare sui singoli capitoli.

«La fretta buona – scrive il Papa – ci spinge sempre verso l’alto e verso l’altro. C’è invece la fretta non buona, come per esempio quella che ci porta a vivere superficialmente, a prendere tutto alla leggera, senza impegno né attenzione, senza partecipare veramente alle cose che facciamo; la fretta di quando viviamo, studiamo, lavoriamo, frequentiamo gli altri senza metterci la testa e tanto meno il cuore».

Indicazioni per il viaggio

Non so chi di voi andrà a Lisbona, ma questo viaggio, se volete, possiamo cominciarlo lo stesso. Lisbona ci aiuta, ci provoca, ma a noi interessa il viaggio, il cammino.

Regalatevi l’incontro mensile di shemà, piccole tappe del cammino, oasi per fermarci e sostare davanti alla Parola e alla preghiera. Regalatevi le tappe del nuovo anno liturgico che tra poco inizieremo con l’avvento, il natale, la quaresima, la pasqua. Regalatevi qualcuno con cui confrontarvi, una guida con cui fare il punto del vostro cammino, non siate autodidatti.

Regaliamoci tutti la gioia di stare insieme; i giovani trovano forza ed energia quando sono insieme ad altri giovani. Ci sono parrocchie grosse dove ci sono dei giovani, ma a me stanno a cuore quei pochi che abitano dispersi nelle tante piccole parrocchie della nostra diocesi. Se si sentiranno parte di un gruppo più grande, se non si sentiranno soli, sarà possibile anche per loro mettersi in cammino Abbiamo bisogno di stare assieme, di tenerci per mano nel cammino.

Per concludere

Maria era una ragazza come molti di voi. Era una di noi. Così scriveva di lei il vescovo Tonino Bello: «Santa Maria, […] sappiamo bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani della libertà»

+ Vescovo Giampaolo