Lottatori contro il male

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Festa di Santa Caterina di Alessandria - venerdì XXXIV Ordinario
25-11-2022

La Legenda aurea di Iacopo da Varazze, nel 1250 circa, descrive così Santa Caterina giocando sul significato del suo nome: «Caterina suona come una “catenula”, ossia come una catenella, attraverso la quale salì al cielo. Quella scala o catena ha quattro gradi: l’innocenza delle opere, la castità del cuore, il disprezzo delle cose vane e la Parola di verità delle Scritture». Caterina, quindi, come una catena che unisce la terra al cielo. Non una semplice corda che potrebbe spezzarsi, ma una catena che richiama qualcosa di forte e sicuro.

I biografi la descrivono come una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili, abitante ad Alessandria d’Egitto. In quella città arriva nel 305 Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e Siria. Per l’occasione si celebrano feste grandiose, che contemplano anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto obbligatorio per tutti i sudditi.

Caterina però invita Massimino a riconoscere Gesù Cristo come redentore dell’umanità e rifiuta di sacrificare alle divinità pagane. Massimino non riesce a convincerla nemmeno con un gruppo di intellettuali che discutono con lei, ma sarà Caterina a convertirli. Tenta allora la carta del matrimonio per questa figlia di nobili. Al rifiuto della giovane il governatore la condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata farà strazio del suo corpo. Sarà un miracolo a salvare la ragazza che verrà però decapitata.

Eccoli quindi i quattro anelli della catena che ritroviamo nella sua storia: l’innocenza delle sue opere, la castità del cuore, il disprezzo delle cose vane, il vangelo.

Poi le leggende divennero tante come quella che racconta di angeli che portano miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi ai piedi della santa montana c’è il monastero di Santa Caterina.

Abbiamo sentito proclamare il testo dell’Apocalisse e un’altra visione: «Io Giovanni vidi un angelo che scendeva dal cielo con in mano le chiavi dell’abisso e una grande catena» (Ap 20,1). Con quella catena – racconta il testo – l’angelo vince il demonio e lo rinchiude come si fa con gli animali feroci. E poi la visione continua parlando di un giudice che siede su un trono e giudica i vivi e i morti, per descrivere, infine, i cieli nuovi, una terra nuova e la Gerusalemme nuova.

Mi colpisce quella catena che richiama proprio Caterina e con lei tutti coloro che con la loro vita santa hanno colpito a morte il male e Satana. Noi sappiamo che Gesù con la sua morte e risurrezione ha vinto il male e ci ha salvato, ma sappiamo che a noi salvati è chiesto di essere dei lottatori per tutta la vita.

È questo il senso dell’olio dei catecumeni con cui veniamo segnati sul petto nel giorno del nostro battesimo; è l’olio del lottatore, l’olio con cui i combattenti si spalmavano il corpo per impedire all’avversario di avere una presa ma di scivolare via. Col battesimo siamo diventati anche noi dei lottatori come Caterina e come tanti altri testimoni che hanno lottato perdendo la vita, ma in realtà vincendo il male che li voleva prendere.

Di fronte a questa giovane testimone e martire che mette da parte onori e ricchezze, che sceglie il vangelo e abbraccia la fede, mi chiedo se io oggi sono un lottatore per il vangelo o se sono una fragile canna che ogni vento del male piega da ogni parte. Di fronte a questa giovane penso alla Chiesa abitata da tanta santità ma anche da scandali, compromessi, ambivalenze che feriscono e rendono fragile la sua testimonianza nel mondo.

Di fronte a questa giovane penso soprattutto ai giovani e ai giovani di questa nostra diocesi. La maggior parte di loro sono invisibili, assenti, lontani dal vangelo e da quel dono ricevuto col battesimo. Il contesto in cui vivono e viviamo tutti noi non è molto diverso dal mondo pagano in cui viveva Caterina. Oggi più che mai abbiamo bisogno di giovani che siamo coraggiosi lottatori come lo è stata Caterina.

Se ci guardiamo attorno ce ne sono: Carlo Acutis (+ 2006), Chiara Luce Badano (+1990), Piergiorgio Frassati (+1925), Sandra Sabattini (+1984). Sono solo alcuni dei lottatori dei nostri giorni, degni successori di santa Caterina.

Scrive Chiara Luce: «I giovani sono il futuro: io non posso più correre, però vorrei consegnare loro la fiaccola, come alle Olimpiadi, quando uno corre poi si ferma e consegna la fiaccola a un altro: perché hanno una vita sola e vale la pena spenderla bene».

Santa Caterina di Alessandria ha consegnato la fiaccola a questi giovani che abbiamo citato; possano esserci anche oggi, anche in questa nostra città, giovani che prendono in mano quella fiaccola, giovani forti come una catena, che facciano ardere la fiaccola del vangelo. In questa Eucaristia vorrei pregare per tutti i giovani, per quelli della nostra diocesi che affidiamo anche all’intercessione di questa diciottenne, lottatrice e vincitrice.

+ Giampaolo Dianin