Innamorati della parrocchia e del territorio anche se povero

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Pubblichiamo la lettera inviata dal vescovo Giampaolo nella solennità dell’Ascensione alla presidenza diocesana e ai soci dell’Azione Cattolica della diocesi
19-05-2024

Cari amici dell’Azione Cattolica,

si è da poco celebrata la XVIII assemblea nazionale dell’Azione Cattolica che ha concluso un anno che ha visto anche la nostra associazione diocesana rinnovare i suoi responsabili.

Ringrazio Carmelo Genovese che ha guidato l’Azione Cattolica di Chioggia con il suo entusiasmo e anche con una forte testimonianza di fedeltà nella prova. Un sincero augurio di buon lavoro a Pierangelo Bagatella nuovo presidente, a tutta la presidenza diocesana, ai presidenti parrocchiali e a tutti i soci della nostra diocesi. Un grazie agli assistenti don Simone e don Matteo che vi seguono e sostengono su mandato del vescovo.

Fin dal mio arrivo a Chioggia ho cercato di incontrare e conoscere le diverse realtà associative e i movimenti che sono dono dello Spirito per questa nostra Chiesa. L’Azione Cattolica nel cammino di una Chiesa diocesana occupa un posto particolare per l’identità che la qualifica e per il rapporto particolare che ha con la parrocchia e la diocesi.

L’Azione Cattolica, infatti, si fonda su un forte legame con la Chiesa diocesana e intende formare i propri associati, ma anche tutti coloro che partecipano alle sue attività, a diventare «laici dedicati alla propria Chiesa» (Cei, Lettera alla presidenza nazionale dell’AC, 12.03.2002). 

L’Azione Cattolica è fatta di persone che scelgono di vivere la loro vita cristiana a partire dal radicamento e dal riferimento alla loro parrocchia; fa suo il fine della stessa comunità cristiana che è essenzialmente uno: essere luogo dove le persone possono incontrare il Signore. Con una particolarità: la parrocchia è la casa di tutti, è la Chiesa tra le case degli uomini.

L’Azione Cattolica fa sua questa esperienza essenziale di Chiesa, lo fa come scelta (il rapporto con la gerarchia); lo fa organicamente(come associazione); lo fa assumendo il fine formativo della comunità; lo fa per tutti (popolarità).

Mi piace delineare così la figura di cristiano laico che sta a cuore all’Azione Cattolica: un cristiano innamorato della propria parrocchia e del territorio nel quale vive anche quando è povero e fragile. La fede e l’amore alla Chiesa e al mondo lo spinge a starci dentro col cuore, l’intelligenza, la preghiera, accanto al vescovo, ai preti e collaborando con tutti. Non laici spiritualisti, né laici sradicati dalla parrocchia, ma laici che trovano nella comunità cristiana il nutrimento, le motivazioni, il sostegno per essere testimoni del Risorto nelle realtà terrene.

Per questi motivi Paolo VI ha parlato dell’Azione Cattolica come di una «singolare forma di ministerialità» e Giovanni Paolo II di un’esperienza «non storicamente contingente, ma teologicamente necessaria».

Il Signore mi ha affidato questa porzione della Chiesa che è la diocesi di Chioggia; mi stanno a cuore le parrocchie e coloro che vi operano, la formazione dei cristiani di ogni età, la testimonianza del vangelo nelle realtà terrene. Mi stanno a cuore tutte le associazioni e i movimenti che operano su questi fronti e oggi, all’inizio del lavoro della nuova presidenza, voglio esprimere la speranza che l’Azione Cattolica a Chioggia possa crescere e continuare a formare ragazzi, giovani e adulti perché siano membra vive del corpo di Cristo che è la Chiesa e laici impegnati nella costruzione della città dell’uomo.

Nella Lettera pastorale dello scorso ottobre ho scritto queste parole che oggi ripeto a voi, cari amici dell’Azione Cattolica: «Grazie a tutti coloro che accanto all’appartenenza a un’associazione o a un movimento e alle sue proposte formative, sentono proprio l’invito del Signore ad essere membra vive delle nostre parrocchie impegnandosi in vari servizi. Abbiamo bisogno di queste persone, della gratuità del loro impegno, che non ha l’obiettivo di occupare spazi, ma di far crescere le comunità come luoghi dove poter incontrare il Signore, celebrare i misteri della fede, vivere l’operosità della carità».

C’è bisogno della vostra presenza e del vostro impegno nella catechesi, in particolare nel cammino che segue la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, dove l’esperienza associativa è una strada privilegiata. C’è bisogno di ministeri battesimali negli ambiti della formazione, della liturgia e della carità. C’è bisogno di laici corresponsabili nei Consigli pastorali. C’è bisogno di cristiani che siano testimoni del Risorto in famiglia, nel lavoro, nella società civile.

Mi rivolgo anche ai presbiteri perché promuovano l’esperienza associativa dell’Azione Cattolica. «Investire sull’Azione Cattolica in parrocchia significa assicurare alla comunità, per oggi e per domani, la presenza di persone che la sanno amare e servire” (Conferenza Episcopale Triveneta, Lettera alle comunità cristiane sull’Azione Cattolica, 31.01.1996, n.7).

L’Azione Cattolica ha scelto di essere nella comunità, di far proprio il suo fine e il suo progetto pastorale. Se una comunità col suo pastore la vuole e la promuove, certamente crescerà; se la sopporta, lentamente morirà; se non ci crede non ha nessuna possibilità di esistere perché dovrebbe snaturarsi.

L’Azione Cattolica ha bisogno di un presbitero che creda ai laici non considerandoli come manodopera, ma come partner nella costruzione della comunità cristiana; di un presbitero che abbia il gusto dell’accompagnamento, che sia giuda spirituale, educatore alla preghiera, punto di riferimento; di un presbitero che sia assistente, cioè accompagni, stimoli, incoraggi; di un prete che, quando l’associazione è in difficoltà, sappia assumersi qualche responsabilità in più.

Cari presbiteri, promuovete l’esperienza dell’Azione Cattolica: «Generazioni intere di cristiani laici, maturi nella fede, nel servizio alla Chiesa e al Paese sono state possibili perché accanto a loro vi è stata la presenza e la guida spirituale di un sacerdote» (Giovanni Paolo II, Agli assistenti di AC, 26.10.95).

Faccio mie le parole che papa Francesco ha rivolto all’Azione Cattolica lo scorso 25 aprile, in una piazza san Pietro gremita di ragazzi, giovani e adulti parlando della “cultura dell’abbraccio”: «Amici, voi sarete tanto più presenza di Cristo quanto più saprete stringere a voi e sorreggere ogni fratello bisognoso con braccia misericordiose e compassionevoli, da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le vostre responsabilità, e al tempo stesso umili e ferventi nella vita dello spirito. […] Vedervi qui tutti insieme – ragazzi, famiglie, uomini e donne, studenti, lavoratori, giovani, adulti e “adultissimi” (come chiamate quelli della mia generazione) – mi fa venire in mente il Sinodo […] La cosa più importante di questo Sinodo è la sinodalità. Gli argomenti, i temi, sono per portare avanti questa espressione della Chiesa, che è sinodalità. Per questo c’è bisogno di uomini e donne sinodali, che sappiano dialogare, interloquire, cercare insieme. C’è bisogno di gente forgiata dallo Spirito, di “pellegrini di speranza”, come dice il tema del Giubileo ormai vicino, uomini e donne capaci di tracciare e percorrere sentieri nuovi e impegnativi. Vi invito dunque ad essere “atleti e portabandiera di sinodalità”, nelle diocesi e nelle parrocchie di cui fate parte, per una piena attuazione del cammino fatto fino ad oggi».

Buon cammino!

+ Giampaolo Dianin