Sant’Agostino nelle sue Confessioni scrive: «Il mistero racchiuso in quelle parole – il Verbo si è fatto carne – non potevo nemmeno sospettarlo». Il Vescovo di Ippona, vissuto in un’epoca vicina a quella dei nostri martiri Felice e Fortunato, aveva cercato con ansia la verità nelle correnti filosofiche del suo tempo, e aveva sperimentato la potenza della carne nelle sue esperienze affettive, conosceva le vie del pensiero e quelle della carne, ma che Dio potesse farsi carne era qualcosa di molto lontano da ogni sua immaginazione. L’incontro con Gesù, il verbo che si è fatto carne, ha cambiato la vita di Agostino. Il cercatore instancabile della verità finalmente aveva trovato, ma continuava a cercare e gustare il mistero contenuto in quelle parole.
Abituati a pensare Dio come l’Onnipotente, l’Essere perfettissimo, il Trascendente, anche noi facciamo fatica a legare Dio alla carne. Quella carne umana che oggi soffre in Palestina, in Ucraina, e nelle mille sofferenze che toccano la vita di tante persone e famiglie. Ma se apriamo la Scrittura fin dal principio Dio si presenta così: «Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe». Dio si lega fin da subito alla storia dei Patriarchi e a quella di un popolo, intreccia il suo nome a quello di uomini eletti ma imperfetti; si lascia a volte manipolare dalle vicende umane che lo tirano sempre dalla loro parte; dice che lo possiamo incontrare nei poveri e negli ultimi.
E poi la nascita di Gesù non nel sacro tempio di Gerusalemme, ma in una stalla in compagnia di Giuseppe e di Maria e anche di due animali. E poi la croce simbolo emblematico della cattiveria umana. Gesù, il verbo, la Parola che ha creato il mondo, ci rivela che Dio è con noi, vicino a noi e non teme di “sporcarsi” con la nostra umanità.
Dio lo possiamo incontrare, attraverso Gesù, nella carne, nella storia, nei fatti e nelle vicende della nostra vita e in quelle della storia. Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi e per noi. Questa è la bellezza della nostra fede: la vicinanza di Dio, la sua misericordia, la scelta di esserci accanto nella gioia e nel dolore, il suo rispetto per la nostra libertà perché l’amore è libertà.
Auguri di buon Natale a tutti voi cristiani di questa diocesi e anche a tutti coloro che non credono ma sono e saranno sempre figli amati da Dio. Auguri a tutti quelli che cercano come Agostino la luce della verità e anche a coloro che non hanno domande, ma si accontentano di vivere quello che la vita dona loro. Auguri alle famiglie, anche a quelle che convivono con tante ferite. Auguri ai giovani ai quali vorremmo annunciare e testimoniare la bellezza dell’incontro e della sequela di Gesù. Auguri a questa nostra terra ferita e insanguinata dalla guerra perché tutta questa violenza possa finire presto.
«Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria» (Gv 1,14). Buon Natale.
+ Giampaolo Dianin
Vescovo di Chioggia