comprendere la Bibbia - 128

Testimonianze extra bibliche su Gesù II

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Caio Svetonio Tranquillo (75-150 d.C.) ebbe l’ufficio di archivista alla corte dell’imperatore Traiano (98-117) e poi di Adriano (117-138), poté quindi servirsi di molti documenti inaccessibili ad altri. Scrivendo la biografia dell’imperatore Claudio (41-54 d.C.) dice che questo imperatore «scacciò da Roma i giudei, i quali, istigati da un certo Chrestos, provocavano spesso dei tumulti» (XXXV,3). Questa notizia è parallela a quella degli Atti degli Apostoli (18,2), dove si narra che Paolo alloggiò a Corinto, nel 51, presso i coniugi Aquila e Priscilla, venuti da poco dall’Italia «in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i giudei». Nella Vita di Nerone, Svetonio aggiunge: «Nerone fece molto male, ma anche molto bene… Mise a morte i cristiani, seguaci d’una superstizione nuova e malefica» (XVI,2).

Celso, filosofo vissuto a Roma al tempo di Marco Aurelio e Commodo, (168-180 d.C.), scrisse un’opera dal titolo Discorso veritiero, un feroce scritto anticristiano confutato da Origene nel suo Contra Celsum. Celso immagina che un ebreo si rivolga direttamente a Gesù dicendo: «Ti sei inventato la nascita da una vergine, in realtà tu sei originario di un villaggio della Giudea e figlio di una donna di quel villaggio, che viveva in povertà filando a giornata. Inoltre, costei, accusata di adulterio, fu scacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, ti generò quale figlio furtivo. Spinto dalla povertà andasti a lavorare in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe facoltà per le quali gli egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti, orgoglioso di quelle facoltà e grazie a esse ti proclamasti Dio»(Contra Celsum, I, 28-32). Celso non nega l’esistenza storica di Gesù, ne combatte invece la dottrina e cerca di presentarlo come un imbroglione e un millantatore: «Voi volete imporci come Dio un uomo che ha terminato con una morte miserevole una vita riprovevole» (VII, 53).

Marco Caio Frontone, originario della Numidia, fu maestro di retorica dell’impe­ratore Marco Aurelio. Pronunciò una Orazione contro i cristiani nel senato romano tra il 162-166. Abbiamo solo alcuni frammenti riportati dall’apologista Minucio Felice, che lo confuta nel suo Octavius (VIII, 4; IX, 2-6). Frontone accusava i cristiani di raccogliere la parte più ignorante della popolazione, di disprezzare le divinità di Roma e tenere riunioni notturne sacrileghe nelle quali «adorano, dopo averla consacrata, una testa d’asino, e in cui uccidono un fanciullo, ne bevono avidamente il sangue, ne mangiano le membra e chiamandosi fratelli e sorelle, nel buio della notte, si danno ad atti di libidine […]». Siamo ormai nel campo della pura calunnia e fuori da ogni realtà storica.

Documenti ebraici. Gli Ebrei del primo secolo hanno tramandato solo qualche notizia su Gesù. La più antica è quella dello storico ebreo Giuseppe Flavio (37-100 ca. d.C.) che, nelle Antichità giudaiche, in due punti accenna al fondatore del cristianesimo. Un primo testo è giunto in due edizioni. Una edizione è riprodotta nei codici greci, una seconda edizione è del vescovo cristiano Agapio († 1000) in lingua araba. L’edizione greca riporta il seguente testo: «A quei tempi visse Gesù, un uomo sapiente, se uomo lo si può chiamare, che operò cose mirabili.  Maestro di quelli che erano ben disposti ad accogliere con gioia la verità, si fece molti seguaci tra i giudei e i greci [= pagani]. Egli era il Messia. Quando, su accusa dei nostri an­ziani, Pilato lo ebbe condannato alla morte di croce, coloro che gli avevano dato il loro amore fin da principio non cessarono di amarlo. Infatti, egli apparve loro redivivo il terzo giorno, come i santi profeti avevano predetto di Lui, insieme a mille altre cose mirabili. Fino a oggi la comunità dei cristiani – così si chiamano i suoi seguaci – ha continuato a prosperare» (XVIII, 3,3). Nel testo di Agapio mancano i primi due passaggi in corsivo e il terzo è modificato [Essi raccontavano che era apparso vivo nei giorni dopo la sua crocifissione]. Ci si domanda infatti come un giudeo, per di più fariseo come Giu­seppe Flavio, potesse riconoscere Gesù come il Messia! Nel secondo testo Giuseppe Flavio narra che il sommo sacerdote Anano (62 d.C.) approfit­tando della sede vacante per la morte del procuratore romano Porcio Festo, convocò il sinedrio e condannò a morte Giacomo, fratello di Gesù detto il Cristo. Si tratta di Giacomo il Minore, primo vescovo di Gerusalemme: «Il sommo sacerdote Anna radunò il sinedrio, facendo comparire davanti a esso Giacomo,fratello di Gesù detto il Cristo, e con lui alcuni altri, e li condannarono a morte mediante lapidazione» (XX, 9,1).

Gastone Boscolo