DON LIVIO BALLARIN CI HA LASCIATI

La presenza preziosa dello “zio padre”

I Ricordi del nipote don Massimo Ballarin e il Grazie di alcuni dei suoi parrocchiani

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“Zio padre” era il modo abituale e familiare di chiamare lo zio “Padre” Livio: padre in quanto appartenente alla congregazione dei “Padri” Filippini. Mi sono visto in fotografia in braccio a mia madre il giorno della sua Prima Messa solenne nella chiesa dei filippini a Chioggia, avevo appena tre mesi. Quasi subito “zio padre” accettò di svolgere il suo ministero nella Comunità dei Filippini a Palermo, nella bella chiesa dell’Olivella, in via Roma (mi sembra al numero civico 320/A).

Nei 26 anni di permanenza nell’Isola, abbiamo mantenuto costantemente un rapporto epistolare tra zio e nipote, fatto di confidenze e ricevendo consigli validi, preziosi e illuminanti per la verifica anche della mia vocazione: anch’io desideravo diventare come lo “zio-padre”. Molte volte sono andato a Palermo negli anni della giovinezza constatando l’affetto e la stima che godeva lo “zio padre” in quella terra lontana. Ultima visita è stata nel giugno 1978 a poche settimane dalla mia ordinazione sacerdotale per partecipare alla celebrazione del suo 25° di sacerdozio: una festa incredibile, tutta tipicamente siciliana.

Ricordo che in casa abbiamo messo l’apparecchio telefonico (a muro) principalmente per poter telefonare a Palermo quasi ogni 15 giorni. Allora si doveva avvertire la TELVE che dopo un certo tempo ti abilitava al collegamento e potevi parlare. La sera della telefonata era una cerimonia, ci si vestiva a festa (anche se non era video chiamata) e ci si metteva in fila in ordine di importanza: prima la nonna (mamma di Padre Livio), poi mio papà (suo fratello), quindi mia mamma, le zie (sorelle di Padre Livio) e da ultimi noi nipoti solo per un “ciao, zio padre, come stai, quando vieni …”. I grandi ci raccomandavano di parlare ad alto volume perché Palermo è molto lontana, occorre urlare per farsi sentire!

Nel mese di luglio zio padre ritornava a Chioggia per un periodo di vacanza di circa 20 giorni.
Anche in questa occasione tutta la famiglia viveva con commozione l’atteso abbraccio dello zio che viene da lontano. Si noleggiava un taxi per poter portare le valigie sempre molto piene e si andava alla piccola stazione di Chioggia. Sceso dal trenino Rovigo-Chioggia, dopo aver viaggiato 24 ore da Palermo a Rovigo, il primo gesto era quello di recarsi nella cappella del cimitero per celebrare la Messa (io facevo da chierichetto) e poi a casa a disfare le valigie curiosi e ansiosi di vedere i regali esotici, mai visti, dolci che solo la Sicilia sapeva fare.

Ricordo la presenza dello zio padre alla mia ordinazione sacerdotale e conservo ancora l’omelia pronunciata nella prima messa solenne in cattedrale il 25 giugno 1978. Rientrato in Diocesi come sacerdote diocesano secolare, abbiamo sempre mantenuto un ottimo rapporto di reciproca confidenza e consiglio nelle scelte che entrambi l’obbedienza ci chiedeva nel servire la Chiesa locale.
Il 60° del suo sacerdozio celebrato nella parrocchia Buon Pastore è stata l’occasione per riunire tutta la famiglia, che negli anni si era dispersa, ma proprio tutti (eravamo circa 70): fratelli e sorelle, cognati e cognate, nipoti e … anche pronipoti. Era la sua gioia vederci uniti, in buoni rapporti, con cugini quasi mai visti provenienti da Vicenza: è la gioia del Pastore che conduce il gregge e riunisce tutti nello stesso ovile sotto un solo pastore.

E noi ringraziamo lo zio padre per aver provocato questi momenti che hanno alimentato la fraternità, la vicinanza, la familiarità … il legame di parentela, anche con quanti avevano raggiunto, anche prematuramente, la Casa del Padre. E’ arrivato poi il tempo del tramonto, della fragilità, della vecchia, durante il quale è sceso dal gradino della sua saggezza per domandare consiglio, luce, indicazioni a chi era più giovane, meno saggio e sapiente. Il Pastore che conduce è diventato agnello che si lascia condurre. Anche questo è (non solo è stato), è ancora oggi un “umile pastore” felice di servire Dio nei fratelli.

Grazie, zio padre!

d. Massimo Ballarin

Sintetiche note biografiche

Nato a Chioggia (VE) il 13.02.1930, don Livio è stato ordinato presbitero nella Cattedrale di Chioggia il 29.06.1954; ha compiuto il suo cammino terreno presso l’ospedale di Chioggia il 30.06.2022.Servì il Signore e i fratelli nella Congregazione dei Padri di S. Filippo Neri (1954-1981; prima a Chioggia e poi per 22 anni nella comunità di Palermo); incardinato poi a Chioggia come sacerdote diocesano profuse il suo ministero in varie comunità parrocchiali: a Rosolina (1981-1982); a S. Domenico (1983); a Donzella (1984-1986); a Scardovari e Bonelli (1986-1992); a S. Giuseppe di Cavarzere (1992-1994); come parroco a S. Giacomo (1994-1997); a S. Pietro in Volta (1997-2000); a Pettorazza Papafava (2000-2009); infine cooperatore a Buon Pastore e Spirito Santo (2009-2022). Nell’ultimo mese è stato ospite in Seminario.

Don Livio a San Pietro in Volta dal 1997 al 2000

– Il ricordo affettuoso dei parrocchiani

Anni indimenticabili per la nostra parrocchia! Un sacerdote ma anche un amico e una persona cara che ha lasciato un buon ricordo e un insegnamento da vero Pastore. Don Livio Ballarin è arrivato a San Pietro nel 1997 ed è rimasto fino agli anni 2000. I bei mesi di Maggio dedicati al fioretto serale e alle storie dei Santuari con tanto di carta geografica per spiegarci e indicarci i punti delle apparizioni di Maria. Ma anche la preparazione al grande Giubileo del 2000 con momenti formativi e di condivisione e preghiera. Sua l’iniziativa di suonare le campane a festa per la nascita dei bambini come segno di lode e ringraziamento al Dio della Vita! Grande cura per la chiesa con iniziative di manutenzione e restauro.

Chierichetti, gruppi di giovani che si davano da fare per il presepe o per le feste in patronato, ma anche catechiste e coro parrocchiale possono raccontare che don Livio si presentava sempre con la sua scatola di latta piena di caramelle. E le benedizioni alle case, con tanto di preghiera e ricordino fatto a mano per ogni famiglia! Inconfondibile quando arrivava in chiesa, nel silenzio, si sentiva il tintinnio delle chiavi che teneva in mano e faceva scivolare tra le dita: su una mano le chiavi, sull’altra il Rosario. Una devozione così profonda alla Madonna che solo un figlio può avere per una Madre!

Caro, don Livio ,GRAZIE! Grazie di tutto, la fede, l’amore che ci hai trasmesso e che non dimenticheremo!

Luca, a nome di tutti i parrocchiani sampierotti

– “Ci ha trasmesso un grande amore a Gesù”

Don Livio Ballarin, un sacerdote innamorato di Gesù e mai stanco e affaticato, sempre sorridente. Vicino ai giovani ha realizzato il campetto dietro la chiesa facendosi aiutare dai ragazzi volenterosi di collaborare con lui. Don Livio, parroco del servizio, ha educato e cresciuto molti chierichetti come figli, trasmettendo l’importanza del servizio all’altare: “Siete accanto a Gesù, vicini vicini” diceva. La cosa a cui lui non rinunciava mai era la confessione: mai si rifiutava di donare a qualcuno il perdono di Gesù, soprattutto ai bambini. Al sabato pomeriggio li aspettava in chiesa e dopo averli confessati regalava a tutti le sue caramelle. Diceva che tutti siamo figli di Dio e non si poteva tralasciare o trascurare nessuno. Don Livio Ballarin lascia una grande eredità: quella di gioire nella fede, di vedere negli occhi dei fratelli quelli di Gesù. Un pastore buono, un pastore di tutti, che lascia a noi l’esempio di cristianità vissuta ogni giorno, ricevendo in cambio l’amore grande di Gesù. Prega per noin Don Livion ora, accanto a Maria che tanto hai pregato su questa terra. Accompagnaci per la strada della fede con il tuo dolce sorriso e la tua grande pace.

Eugenia e famiglia