Vita consacrata

Cresce il fermento evangelico

I numeri di religiose e religiosi in Diocesi 

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Dire ‘vita consacrata’ significa definire una scelta di radicalità evangelica, cioè la sequela di Cristo in povertà, castità e obbedienza: sequela, praticata da chi accetta di essere testimone di un amore più grande, che spinge ad abbracciare, oltre alle storie singole, la grande storia, per presentarla costantemente alla misericordia divina. Tale scelta, realizzata nella testimonianza della solidarietà e nell’annuncio evangelico, ha segnato i secoli della Chiesa con accentuazioni diverse.

Oggi costatiamo come non sia facile stare dentro la storia con attenzione viva al Vangelo. Questo è vero anche per i consacrati, che soprattutto nel nostro Occidente stanno vivendo un passaggio difficile, motivato dalla contrazione di vocazioni.

Per un verso si afferma la nuova mentalità dei giovani, più inclini all’evasione e all’estroversione, portati a rinviare in avanti le scelte impegnative; per un altro sembra eclissarsi la visibilità della vita religiosa, dato che, in genere, tende a illanguidirsi l’esperienza di vita cristiana mediamente presente nelle famiglie. E tutto ciò eclissa indirettamente anche la bellezza della vita consacrata, rendendola meno desiderabile.

E’ vero che oggi abbiamo più strumenti per diffondere notizie e conoscenze, per allacciare rapporti – basta pensare ai social -, ma la conoscenza, se non passa attraverso l’esperienza del contatto diretto fra persone, è destinata a rimanere chimera evanescente, che poco incide sul tessuto della vita e poco stimola a dare risposte coinvolgenti.

La Diocesi di Chioggia può godere ancora di una settantina di Religiose (comprese le sei claustrali di Porto Viro), una ventina di Religiosi, una quindicina di consacrati/e negli Istituti secolari, e una ventina di consacrati nella Comunità di Villaregia: una provvidenza che perdura nel nostro oggi, ma che ci provoca a guardare e a pensare anche al futuro.

Probabilmente è opportuna un’aratura fecondatrice nella famiglia; sicuramente urge metterci in ascolto delle nuove generazioni per scoprire meglio le loro potenzialità e capire le loro fragilità, per interpretare i motivi delle loro difficoltà ad assumere impegni decisivi. Riuscirà utile anche un maggiore confronto e ‘sinodalità’ tra le varie Congregazioni religiose, dove la ricchezza di vocazioni sorte nei Paesi dell’opulenza si mescola sempre più alla novità di vocazioni provenienti dai paesi del cosiddetto Terzo Mondo.

La celebrazione del 2 febbraio, presieduta dal vescovo Giampaolo in cattedrale, nella ‘Giornata della Vita Consacrata’, resta un bel segno di riconoscenza al Signore, che suscita vocazioni per la sua Chiesa a servizio dell’umanità; nello stesso tempo segna una volontà di rilancio del nobile impegno dei consacrati. Resta vero quanto dice l’Istruzione ‘Partire da Cristo’ (a. 2002, n. 13): “Quanto più grande è la pasta da lievitare, tanto più ricco di qualità dev’essere il fermento evangelico e tanto più squisita la testimonianza di vita e il servizio carismatico delle persone consacrate”.

don Giuliano Marangon, delegato per la vita consacrata