Cattedrale Chioggia, 23 gennaio 2022, ore 16.00

Un grazie reciproco per il cammino compiuto insieme

Omelia nella s. Messa di Saluto alla Diocesi di Chioggia.

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Cari amici qui presenti, invitati a rappresentare tutti i fedeli e amici della Diocesi di Chioggia.

Come l’11 giugno del 2009 abbiamo vissuto la celebrazione di inizio del mio servizio di vescovo in questa “nostra Chiesa di Chioggia”, così oggi viviamo la celebrazione della conclusione di questo stesso servizio. Domenica prossima infatti vivremo qui l’inizio del ministero episcopale del nuovo vescovo Giampaolo.

Quell’11 giugno 2009, solennità dei SS. Patroni Felice e Fortunato eravamo numerosissimi; oggi dobbiamo limitarci alla presenza di una ‘rappresentanza’ della nostra Chiesa di Chioggia, oltre a qualche altro amico, come impongono le restrizioni richieste dall’attenzione alla salute di tutti. Allora era preghiera per invocare l’aiuto del Signore per il cammino che stava ‘davanti’, oggi prevale il ringraziamento al Signore Dio, per il cammino percorso insieme in questi oltre 12 anni.

Lo spirito di questa celebrazione ci viene da un versetto del Salmo 115

“Che cosa renderemo al Signore, per tutti i benefici che ci ha fatto in questo tempo?

Alzeremo il calice della salvezza e invocheremo il nome del Signore”.

Parole che ci invitano ad esprimere sentimenti di ringraziamento per quanto vissuto nella nostra Chiesa di Chioggia in questi anni; anni non facili per la fede di ciascuno e di tutti, anni che hanno chiesto (e ancora chiedono) di muoversi tra ‘nova et vetera’, cioè tra il nuovo linguaggio e le nuove modalità che rendono comprensibile, che incarnano e trasmettono oggi il messaggio evangelico di sempre. Tempo nel quale non sempre è facile coniugare armonicamente, in ambito non solo sociale, ma anche ecclesiale, il sentire della singola persona con il cammino della Comunità ecclesiale.

Eccoci qui dunque ad innalzare il calice della salvezza e a invocare il nome del Signore per quanto Egli ci ha dato di vivere in questi anni. Anni in cui abbiamo condiviso, preti e laici, vicende liete e gioiose insieme a vicende tristi e dolorose, in prima persona o condividendole con altre persone delle nostre comunità.

Ringraziamo il Signore per la fede, l’amicizia, le testimonianze di vita buona che abbiamo vissuto, sia nell’incontro con tante persone (la visita pastorale è stata certamente un momento privilegiato), sia nel condividere l’impegno e l’interesse comune per la vita ecclesiale o sociale.

Certamente non possono essere dimenticate le esperienze dolorose di tante famiglie che in questi anni hanno vissuto tragedie familiari per la perdita di persone care, particolarmente genitori o figli giovani (e sono stati tanti), e anche situazioni di povertà talvolta fino all’indigenza. Non so dire di meglio che riferire l’espressione di Giobbe (Gb 1,21) dopo che gli furono annunciate di seguito la perdita di tutti i suoi beni e anche di tutti figli: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!»Chiediamo per tutti a Dio la forza di ‘proseguire’ e offriamo loro solidarietà e vicinanza.

Abbiamo iniziato questa nostra celebrazione di Rendimento di grazie riconoscendo insieme i nostri peccati, rinnovando la disponibilità a proseguire il cammino di conversione all’amore di Dio, dei fratelli, all’obbedienza alla sua Parola invocando la misericordia del Signore.

Abbiamo ascoltato anche noi, come al tempo di Esdra e di Gesù, la Parola di Dio che ci è stata proclamata. Brevemente tocca a me ora, come i leviti, Esdra e Gesù nella sinagoga, spiegarne il senso e aiutarci a comprenderla, perché la Parola di Dio che abbiamo ascoltato diventi per noi e per la nostra Chiesa, Spirito e Vita, oggi, qui e ora.

Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l’unzione…”.

Queste parole di Gesù richiamano a tutti il dono ricevuto, grazie a Lui: il dono dello Spirito espresso nelle diverse unzioni: da laici nell’unzione del Battesimo/Confermazione, da presbiteri poi nell’unzione sacerdotale e da vescovo nell’unzione episcopale. Ma chiediamoci: unti, cioè consacrati nel medesimo Spirito, per che cosa?

Per essere uniti, nel medesimo Spirito, in un solo corpo, come ricorda l’Apostolo Paolo nella pagina che egli ha rivolto ai Corinzi, e participi, secondo la grazia e i doni di ciascuno, alla missione di Gesù, di portare il suo annuncio di salvezza ad ogni uomo, a ciascuno secondo la propria ‘povertà’ che ognuno vive e sperimenta e dalla quale desidera essere liberato; uniti e partecipi nella missione di portare la luce di Cristo a quanti cercano la luce del senso di Dio, della vita, delle sofferenze, della morte, della salvezza; uniti e partecipi nella missione di aprire le porte del carcere dell’egoismo, delle schiavitù personali e sociali, veri peccati contro Dio e contro l’uomo, nei quali, in modo diverso tutti ci troviamo rinchiusi. In una parola, siamo mandati a guardare al tempo della vita come tempo di grazia, di amore, di benevolenza e di perdono da ricevere e da offrire.

La nostra Chiesa, segnata pure da povertà, oscurità e chiusure, in questi anni ha cercato di percorrere le strade del Vangelo di Gesù, animata dal suo Spirito. Un cammino peraltro mai finito ma che ci chiede di essere sempre disponibili alla conversione che nasce dal sincero confronto tra la sua chiamata e la nostra risposta. La sua realizzazione ci sta sempre davanti, mai pienamente raggiunta.

Per questo cammino al vescovo è donata la terza unzione con l’invocazione allo Spirito perché l’accompagni con la sua grazia, luce e forza ad adempiere la missione di guidare, incoraggiare e sostenere il cammino di tutti nella fedeltà al Vangelo e allo Spirito, in comunione di intenti e unendo le forze e i doni di tutti per formare un solo Corpo in Cristo Gesù Signore Nostro.

Alzeremo ora il calice della salvezza e invocheremo il nome del Signore” in unione ai nostri Santi Patroni, ai Patroni di tutte le nostre comunità e alla Beata Vergine Maria, per rendere grazie del cammino che il Padre, il Figlio e lo Spirito ci hanno fatto percorrere, invocando il perdono per il peccato di non essere stati sempre docili alla sua voce, e affidando alla sua grazia il cammino che saremo guidati a proseguire in unità col nuovo pastore e vescovo Giampaolo, in comunione con tutta Chiesa, guidata oggi da papa Francesco.

E concludo con una invocazione del ‘Te Deum’:

Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo e lodiamo il tuo nome per sempre”.

Amen.

+ vescovo Adriano