Nuova Scintilla

Un cuore libero per ascoltare, conoscere, capire

Al nuovo vescovo di Chioggia, Mons. Giampaolo Dianin, rivolgiamo alcune domande

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  1. Il messaggio di saluto alla Diocesi di Chioggia ci ha fatto riconoscere il suo grande amore alla Chiesa, che lei ha servito in tanti ambiti nella diocesi di Padova. Cosa comporta per la sua persona il passaggio alla diocesi di Chioggia come vescovo e quindi come guida e maestro? 

 

Credo sia un cambiamento radicale. Qualche Vescovo amico mi ha scritto: «Benvenuto nel collegio apostolico»; fanno un po’ tremare queste parole anche se mi consola pensare ai dodici apostoli e ricordare che erano fragili anche loro come oggi mi sento io. Ho fatto tante cose, ho avuto la grazia di vivere esperienze entusiasmanti a Padova, ma sapendo che sopra di me c’era un Vescovo, c’erano degli Orientamenti pastorali, c’era chi prendeva le decisioni importanti per la nostra Diocesi. Ora tocca a me anche se, come ho scritto, con uno stile sinodale a cui credo molto e non solo con i presbiteri e i diaconi ma con tutto il popolo di Dio.

 

  1. La diocesi di Padova ha avviato da qualche mese un proprio Sinodo, e nel frattempo Papa Francesco ha proposto un cammino sinodale per tutto il popolo di Dio. Quali prospettive si aprono da questi eventi per la sua azione pastorale nella nostra diocesi?

 

A Padova stavamo vivendo un anno di preparazione al Sinodo diocesano quando è arrivata la notizia del Sinodo della Chiesa italiana e universale. Abbiamo visto che la tappa dell’ascolto in Diocesi poteva coincidere tranquillamente con l’ascolto chiesto dal Papa e dalla Chiesa italiana. Credo che il vero Sinodo sia quello diocesano dove si può ascoltare, discernere e decidere in una realtà precisa, con la sua storia e le sue sfide. Immagino che anche a Chioggia si sia aperta la fase diocesana del Sinodo. Quanto emergerà da questo ascolto lo studierò con cura e nella luce della fede perché arriveranno indicazioni importanti non solo per il Sinodo voluto dal Papa ma anche per la nostra Diocesi.

 

  1. La sua competenza e conoscenza nell’ambito della morale come potrà aiutarci a camminare, particolarmente nei riguardi delle famiglie e dei giovani, in questo “cambiamento d’epoca”, da lei richiamato nel suo messaggio?

 

La morale cristiana si occupa degli atteggiamenti, delle virtù e delle scelte del discepolo del Signore. Noi crediamo, come afferma il Concilio, che nel mistero del Verbo, cioè di Gesù, nella sua umanità, nel suo stile di vita, possiamo ritrovare una pienezza di umanità. Ecco perché non dobbiamo avere paura della proposta cristiana anche in ambito morale, perché il Vangelo è capace di tirare fuori il meglio che c’è in ogni persona. Le famiglie e i giovani sono un tesoro prezioso ma anche tanto fragile e oggi immerso in tante sfide. Vediamo come oggi si stanno mettendo in discussione temi che fino a ieri erano evidenti a tutti: il rapporto uomo, donna e generazione, la democrazia, l’inizio e la fine della vita, la solidarietà. Un cambiamento d’epoca va accolto senza nostalgie, rimpianti, fughe nel passato, ma va attraversato e non è facile come non lo sono stati i quarant’anni di Israele nel deserto. Porto nel cuore l’esperienza dell’amore coniugale e spero di poter far tesoro a Chioggia di questa storia; per quanto riguarda i giovani sento che la vera sfida siamo noi adulti forse più disorientati di loro.

 

  1. Conosce già qualcosa della diocesi di Chioggia? Ambiente, situazioni, comunità?

 

Conosco molto poco anche se, vivendo a Padova, Chioggia come Venezia e le altre città vicine le ho frequentate e qualcosa conosco. Mi rendo conto che è una terra delicata e fragile, attraversata da tre grandi fiumi e con un mare amico e a volte capriccioso. Una parte della diocesi più vicina al polesine e alla terra e un’altra più legata al mare. Sto leggendo in questi giorni la storia della diocesi perché nessuno inizia da zero e anch’io mi inserisco con rispetto nella storia della salvezza di Chioggia. Sento già viva in me la sofferenza per il Seminario e le vocazioni perché la messe è molta e servono pastori. Vedo che c’è una ricca religiosità popolare e immagino che una realtà aperta al turismo sia anche accogliente. Mi piace pensare che una diocesi può essere facile o difficile, ricca o povera, ma là dove ci sono persone amate da Dio, noi preti e vescovi ci possiamo sentire sempre al posto giusto per continuare ad amare e servire coloro che sono da sempre amati dal Padre.

 

  1. 5.     Ha in cuore un desiderio, una domanda, un’attesa per la gente che verrà a incontrare?

 

Vengo col cuore libero prima di tutto per ascoltare, conoscere e cercare di capire. Qualcuno mi ha detto che fare il Vescovo a Chioggia è come fare il parroco di una grande parrocchia; mi piace molto questa immagine e spero di non essere un Vescovo che vola sopra le teste, ma che sta in mezzo alla gente, che cura le relazioni, annuncia il Vangelo, per far crescere comunità vive e significative. Chiedo al Signore che preti, diaconi, consacrati e consacrate, catechisti ed educatori vincano quella stanchezza e quel fatalismo che in questi tempi difficili è un virus pericoloso per tutti e ritrovino la voglia di camminare, costruire, lavorare per il Regno. Tanti mi dicono che ci saranno problemi, fatiche, sfide, non sono così ingenuo da non sapere che ci sarà anche questo, ma se tutti, invece di cedere al lamento, ci lasciassimo provocare dal Vangelo e credere che ha ancora qualcosa di nuovo e inaudito da dirci, potremo ritrovare la leggerezza e la gioia di essere cristiani. Sono un cocciuto sognatore e forse anche per questo ho detto un sì al Papa, ma un cristiano può non esserlo?

Redazione Nuova Scintilla