Comprendere la Bibbia - 53

Mosè

Miriam e Mosee
Facebooktwitterpinterestmail

La figura di Mosè sta alla base della fede e della vita d’Israele. Le vicende della sua vita le sue opere e tutto quello che Dio opera per mezzo di lui, sono narrate in Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio.

La sua storia inizia in Egitto. Vi nasce al tempo in cui il faraone ordina l’uccisione dei figli maschi degli israeliti. I suoi genitori lo nascondono tra i giunchi dove viene salvato e allevato dalla figlia del faraone. Il suo nome significa “colui che attira”, poiché fu tratto dal fiume (anche se, in egizio, mesu può semplicemente significare “un figlio”). Una volta cresciuto, Mosè vede per caso un israelita percosso da un egizio, che egli uccide. Costretto a fuggire a Madian, si sposa con Zippora. Dio appare a Mosè in un roveto ardente, che brucia senza essere consumato dal fuoco e riceve da Dio la missione far uscire le tribù israelite dall’Egitto. Dio in questa circostanza rivela a Mosè il suo nome: Io sono colui che sono (Es 3,14).

Mosè cerca di convincere il faraone a lasciar partire il suo popolo, ma questi ne aumenta invece il carico di lavoro. Il fratello Aronne opera allora diversi miracoli, ma il faraone rimane chiuso nel suo rifiuto. Infine, per mezzo di Mosè e Aronne, Dio invia le piaghe, alla decima e ultima piaga, il faraone acconsente agli israeliti di partire, ma poi si lancia all’inseguimento. Fuggiti alla presa dell’esercito egizio e attraversato il mar Rosso, o “mare dei giunchi”, il popolo comincia a lamentarsi per privazioni di ogni genere. Grazie all’intervento di Mosè, Dio assicura acqua, quaglie e la manna. Giunti al monte Sinai, Mosè riceve le “tavole della legge” ma, disceso dal monte, deve combattere il culto idolatrico del vitello d’oro. Insieme alle “tavole della Legge”, Dio consegna a Mosè anche le complesse istruzioni per l’allestimento del Tabernacolo (o Tenda del convegno), in cui gli israeliti rendono culto a Dio. Dopo un’ulteriore tappa del viaggio, Mosè giunge ai confini della terra promessa, nella piana di Moab, ma muore prima di potervi entrare. La Bibbia pone in risalto l’eccezionalità del rapporto di Mosè con Dio: Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico (Es 33,11), ed è per questo che è la guida che Dio ha scelto per condurre il popolo nella terra promessa ai Padri, nella terra di Canaan.

La nascita di Mosè (Es 2,1-10) è narrata secondo uno schema noto nell’antichità, lo schema della nascita dell’eroe. Questo schema lo ritroviamo anche nella leggenda relativa a Sargon I di Akkad (vissu- to nel 2360-2280 a.C.), ritrovata a Tell-el-Amarna in Egitto, l’antica Akhenaton, città reale di Amen Hotep IV (XIV dinastia). Questo parallelo fa pensare che al nucleo storico riguardante Mosè siano state aggiunte tradizioni e riletture successive. La ricostruzione della figura di Mosè dipende esclusivamente dalle fonti conservateci nel Pentateuco. Tra Mosè vissuto nel XIII sec. e il redattore finale del Pentateuco (V sec. a.C.) si spalanca un abisso di 800 anni. Quale credibilità attribuire alla vicenda di questo personaggio biblico? È assolutamente improbabile che la figura di Mosè sia stata inventata, tuttavia questa figura ha subito un approfondimento teologico. Mosè è stato “costruito” non nel senso che la sua figura è stata inventata, ma nel senso che il nucleo storico e il significato religioso della sua figura sono stati compresi in un senso più profondo e completo solo successivamente. Ciò che Mosè rappresentò per la storia di Israele non venne capito pienamente dai contemporanei, ma solo dalle generazioni successive.

Gastone Boscolo