SGUARDO PASTORALE

Laboratori di pastorale: preghiera comunitaria, vangelo e carità

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Continuiamo con la presentazione dei lavori di gruppo al corso di formazione del clero, lo scorso ottobre, proponendo quello sulla “preghiera comunitaria e liturgia” e quello su “Vangelo e carità”.

Il gruppo di confratelli sacerdoti che ha riflettuto sull’ambito della preghiera comunitaria e liturgia doveva rispondere alla domanda: quali strumenti abbiamo per una partecipazione più attiva e quali attenzioni avere nella preparazione di un momento di preghiera o di una liturgia? Lo scambio iniziale di idee, su quali soggetti coinvolgere per un progetto pastorale sul tema, ha portato i membri del gruppo a mettere al centro la famiglia e a focalizzare l’attenzione sul cuore della preghiera cristiana, cioè il giorno del Signore, lanciando questo titolo: Senza famiglia non possiamo vivere la Domenica! Così un tema liturgico, che comunemente sarebbe inteso come una questione di sagrestia, si apre ad una dimensione pastorale importante, anche se a volte trascurata: la visita alle famiglie, in modo particolare quelle giovani che con la nascita dei figli cominciano a riavvicinarsi alla comunità parrocchiale per chiedere i sacramenti e il cammino dell’iniziazione cristiana. La famiglia deve sempre più diventare il soggetto attivo anche della liturgia e questo chiede che siano offerti alle famiglie disponibili momenti formativi alla preparazione delle liturgie, in modo particolare l’eucaristia domenicale (curando le preghiere dei fedeli o il momento offertoriale), o altri tempi di preghiera. La liturgia diventa più sentita e partecipata se è vissuta anche come un tempo in cui ci si sente in famiglia e la parrocchia assume così il volto di una famiglia di famiglie, come spesso ci siamo auspicati. Un’attenzione particolare, per favorire questo clima, potrebbe essere data da un segno di accoglienza all’ingresso della chiesa nei confronti delle persone che vi entrano per partecipare a una liturgia comunitaria o per vivere un momento di preghiera individuale (magari fornendo qualche semplice “guida” alla preghiera personale). Infine, non vanno trascurati nemmeno il linguaggio e i gesti che usiamo all’interno dei nostri momenti di preghiera: il sacerdote sarà impegnato a curare la preparazione dell’omelia e la sua presentazione con un linguaggio semplice e una gestualità accurata.

Il gruppo, invece, che ha riflettuto su Vangelo e carità doveva rispondere alla domanda: come le nostre comunità parrocchiali possono progettare concretamente la dimensione caritativa? Ciò che è emerso dalla riflessione è la necessità di creare e attuare una rete di collaborazione fra le varie realtà che operano per i poveri. Questo senza dubbio permetterebbe di superare la logica dell’assistenzialismo per innescare, invece, la logica dell’accompagnamento. Una successiva riflessione potrebbe evidenziare anche la necessità di sviluppare una sorta di ministero dell’ascolto svolto da volontari che potessero realizzare una rete attiva di comunicazione e di comunione fra i singoli o le famiglie con le istituzioni diocesane e le parrocchie.

Nel prossimo numero presenteremo i contributi sul tema delle dinamiche di comunione e della collaborazione.

don Simone Zocca