RIFLETTENDO SUL VANGELO  - SOLENNITA' DEL CORPO E SANGUE DI CRISTO - ANNO C

Gustare Gesù e testimoniarlo

LETTURE:  Gn 14, 18-20;  Sal 109; 1 Cor 11, 23-26; Lc 9, 11-17

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Celebriamo oggi  la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini).

E’ una festa, in verità, che abbiamo già celebrato il Giovedì Santo, nel cuore della Settimana Santa, ma questo giorno diventa un’occasione festosa con cui la chiesa si pone in atteggiamento di riconoscenza per la continua e amorevole presenza del Signore Gesù nel segno del Pane e del Vino, sacramento del suo Corpo e del suo Sangue.

Oggi la Comunità cristiana si ritrova attorno al Sacramento “principe” della sua vita per adorarlo, gustarlo nel banchetto eucaristico e per testimoniarlo con la processione che segue la celebrazione. Ritrovandosi attorno all’Eucaristia, la Comunità sente forte il dovere della riconoscenza perché fa “memoria” non di una definizione astratta di Dio, ma di un fatto straordinario, di un Dio, cioè, che si fa cibo e bevanda per saziare la nostra fame e spegnere la nostra sete.

La parola “memoria” può far pensare che il Signore abbia chiesto solo di ricordare il suo gesto, invece è rendere vivo, attuale, vero, oggi per me, quel gesto e quel segno dell’ultima Cena.

Il Vangelo di Luca (Lc 9, 11-17), racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci, un racconto che ritroviamo altre cinque volte nei racconti anche degli altri evangelisti.

Nel brano di oggi ci sono alcuni verbi, racchiusi nei versetti 16 e 17, che, da una parte, caratterizzano il racconto del miracolo in Luca, dall’altra i particolari del racconto fanno pensare all’Eucaristia e, quindi, ci aiutano a capire più profondamente questo grande dono.

“Egli prese i cinque pani e i due pesci…”. Davanti al mistero dell’Eucaristia non possiamo non prendere in mano la nostra vita per capire di più e meglio a che cosa serve e qual è la sua finalità. Davanti all’Eucaristia comprendiamo che la vita va compresa e vissuta come un dono.

“Alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione…”. La festa odierna ci sprona a rendere lode al Signore per la sua presenza costante e amorevole nella nostra vita, per i doni che elargisce, per la pazienza che usa nei nostri confronti, per la forza che ci offre nell’affrontare e superare i momenti difficili della vita.

“Li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla…”. L’Eucaristia è un invito non a dare soltanto qualcosa agli altri, ma quello che possediamo come valori e ci rendono felici e a dare quello che siamo: “Voi stessi date loro da mangiare” !

E infine: “Tutti mangiarono…”.  Possiamo dire che gli altri possono nutrirsi di Gesù se vedono in noi gli effetti del nutrimento eucaristico, della nostra comunione con Lui.

Non possiamo, allora, ridurre l’Eucaristia ad un semplice gesto di culto. L’Eucaristia nella pratica religiosa di tanti cristiani ha permesso forse un incontro con Dio troppo facile senza l’impegno di una trasformazione della propria vita che essa dovrebbe invece operare.

Una domanda mi nasce da questa riflessione sull’Eucaristia e da questa giornata che la celebra così solennemente: ma davvero il Signore mi chiede soltanto un po’ di tempo per “andare a messa” alla domenica e possibilmente di “fare la comunione” che a volte rimane un gesto poco più che simbolico e che, purtroppo, non aiuta la ricerca sincera di una convivenza più umana?

Questo, infine, è il giorno in cui, in tante Comunità, si vive anche la Processione Eucaristica. Lasciamo sì che Gesù percorra le nostre strade dove vivono e soffrono i suoi discepoli, lasciamo che Gesù attraversi i vicoli delle nostre quotidianità, è una cosa stupenda e riempie il nostro animo di gioia e di commozione, però non dimentichiamo che la processione eucaristica dovremmo viverla e svolgerla tutti i giorni, anche se in forma discreta, quasi nascosta. Chi infatti partecipa e vive l’Eucaristia non può non uscire “in processione”, non può, cioè, non sentire forte l’urgenza di dire, portare, manifestare, ciò che ha gustato e vissuto nell’Eucaristia celebrata dentro una chiesa.

don Danilo Marin