SGUARDO PASTORALE

Tutelare i minori in diocesi

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L’istituzione di un Servizio Nazionale per la Tutela dei Minori prevede, come già accennavo, la costituzione dei Servizi Regionali o Interdiocesani e la nomina dei referenti diocesani per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili. Il Servizio Reginale/Interdiocesano dovrà offrire un aiuto e un supporto ai Vescovi e ai Superiori Maggiori delle Congregazioni di vita consacrata o delle Società di Vita Apostolica attraverso delle competenze e professionalità educative, mediche, psicologiche, canonistiche, giuridiche, pastorali e di comunicazione in sinergia con il Servizio Nazionale.

Come possiamo osservare, le competenze attribuite sono ad ampio spettro con il chiaro intento di tutelare la persona del minore e quindi disporre degli strumenti più adatti per raggiungere l’obiettivo primario che sarà quello di diffondere una cultura della prevenzione, fornire strumenti di informazione, formazione e protocolli procedurali.

Il Servizio Regionale/Interdiocesano, la cui dicitura sembra suggerire che si voglia costituirlo sulla configurazione giuridica degli attuali Tribunali Ecclesiastici Regionali/Interdiocesani (probabilmente per rispondere a quel criterio di vicinanza al territorio che papa Francesco ha inserito nella sua riforma del 2015), dovrà – concretamente – monitorare e documentare le iniziative di prevenzione e formazione, nonché le modalità di attuazione a livello locale delle Linee guida nazionali; accompagnare le singole diocesi, comunità religiose, associazioni o altre realtà ecclesiali nella stesura di protocolli e indicazioni di buone prassi per la tutela dei minori; stimolare, promuovere e coordinare l’informazione e la formazione degli operatori pastorali sulle tematiche della tutela dei minori e della prevenzione degli abusi; se richiesto dal Vescovo diocesano o dal Superiore Maggiore competente, accogliere e trattare secondo i protocolli stabiliti dal Servizio Nazionale le segnalazioni di abusi sessuali in ambito ecclesiale.

Apparterranno al Servizio Regionale i referenti diocesani nominati dai vescovi. Il referente diocesano potrà essere aiutato da una équipe di esperti, laici o chierici, approvati dal Vescovo; una possibilità questa che si rende quanto mai auspicabile visto il delicato compito che viene affidato anche al referente diocesano, il quale dovrà accompagnare il vescovo nell’adempiere alle sue responsabilità pastorali in materia, dovrà promuovere iniziative di sensibilizzazione del clero così come degli organismi diocesani di partecipazione e degli uffici pastorali.

Nella formazione preventiva dovranno essere coinvolti anche gli operatori pastorali che a vari livelli hanno a che fare con i minori. Infine, al referente diocesano è chiesto di assistere e consigliare il vescovo, collaborando con lui – eventualmente – nell’ascolto e nell’accompagnamento delle vittime. In precedenza, ho affermato che, personalmente, vedo questo nuovo servizio non come una struttura giuridica ma preminentemente pastorale perché dice di una comunità cristiana che vuole essere vigile e che desidera prendersi carico con responsabilità dei minori.

Nel quadro di una pastorale diocesana intravvedo una particolare collaborazione del referente diocesano per la Tutela dei Minori con la pastorale familiare; ricordo che la tutela della Chiesa è anche verso adulti vulnerabili, attraverso la quale possa rafforzarsi quel patto educativo tra comunità cristiana e famiglie che sempre più soffrono di molte ferite. Nella nostra diocesi è costituendo un nuovo Servizio di Ascolto delle Famiglie che sostituirà in parte la funzione del Consultorio Diocesano, ormai chiuso da qualche mese; attualmente è allo studio la modalità concreta di questo servizio che, a mio parere, potrebbe arricchirsi anche di questa specificità in riferimento ai minori.

Nel prossimo articolo potremmo approfondire un altro aspetto, cioè come i minori sono già tutelati nella Chiesa.

don Simone Zocca