Preziosa presenza

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CARITAS. Notizie dalla Giordania

Giovanni e la sua esperienza con bambini siriani

Preziosa presenza

Sono uno studente universitario iscritto al corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna e mi chiamo Giovanni Penzo, appartenente all’unità pastorale di San Martino-B.V. di Lourdes di Sottomarina.

 

Dall’8 al 21 agosto 2016, grazie all’aiuto di don Marino Callegari, direttore della Caritas di Chioggia, ho avuto la possibilità di partecipare a un’esperienza di scambio e condivisione tra la Caritas Tarvisina e la parrocchia di San Giuseppe Lavoratore di Al Mafraq, una cittadina nel nord della Giordania, distante circa 30 chilometri dal confine con la Siria.

Oltre agli accompagnatori (Annalisa Milani, una giornalista con 40 anni di esperienza sul campo, e il marito Giorgio Gardiman), il gruppo partito da Venezia era composto da quattro ragazze e due ragazzi, tra i quali si è creato fin da subito un profondo legame di amicizia e stima, rafforzatosi ulteriormente dopo aver condiviso esperienze formative e toccanti. Il lavoro svolto in loco comprendeva soprattutto la cooperazione con il centro Caritas di Al Mafraq, che ha sede in alcune strutture della parrocchia.

Le attività consistevano principalmente nel trascorrere del tempo con bambini siriani dai 5 ai 12 anni, sia durante alcune ore di una scuola informale (per i bambini siriani infatti è molto difficile accedere alle scuole pubbliche giordane) in cui si cercava di insegnare dei rudimenti di arabo, matematica e inglese, sia durante attività ludiche. La loro semplicità era disarmante e mi ha lasciato spesso senza parole. Inoltre ci è stata data la possibilità di visitare alcune famiglie siriane e irachene, scappate dai rispettivi paesi a causa della guerra e dopo aver perso tutto (la Giordania accoglie quasi 1,4 milioni di siriani e circa 100.000 iracheni). L’orrore della guerra descritto da persone che l’hanno vissuto sulla propria pelle lascia un segno impossibile da ignorare e scordare. Infine abbiamo trascorso del tempo con i giovani giordani della parrocchia, come richiesto dal parroco Abuna (cioè “Padre”) Francesco, sacerdote di origine palestinese, così da confrontarci con ragazzi come noi che vivono la loro fede in una quotidianità scandita dal canto del Muezzin e in uno Stato a larga maggioranza islamica nel quale, quindi, i cristiani sono una netta minoranza.

In conclusione, l’esperienza si è rivelata forte, educativa e arricchente sotto vari punti di vista e sono estremamente grato di avervi potuto partecipare. È importante che noi abbiamo a cuore la preziosa presenza dei cristiani negli stessi luoghi che furono di Cristo e delle prime comunità cristiane.

Giovanni Penzo

Da Nuova Scintilla n.34 – 18 settembre 2016