Preoccupante andazzo culturale

Facebooktwitterpinterestmail

LO SGUARDO PASTORALE

Preoccupante andazzo culturale

“Mi dispiace se ho creato problemi a quel signore che doveva controllare i messaggi e chiedo scusa a tutti quelli che si sono offesi. Però non mi massacrate”. Certo che no, soprattutto in questo anno della misericordia. Ma Vito Zingarelli, 21 anni, di Taranto, che ha inviato un messaggio con una bestemmia passata poi sul piccolo schermo a tutti i telespettatori che seguivano la trasmissione di fine anno, può sentirsi fiero del suo gesto? Sui social si è giustificato con la classica espressione: «Era solo un modo di dire!», e ha avanzato delle scuse col fatto che era nervoso per colpa dei vicini che continuavano a sparare botti mettendo in agitazione il suo cane. È venuto a conoscenza del “caso” il giorno dopo, quando era a tavola con i parenti, e alcuni amici gli hanno “taggato” la schermata su Facebook. E i familiari? «Si sono messi a ridere, in fondo era solo una cavolata, la state facendo diventare chissà che».

Sulla sua pagina si ritrova tutta la cronistoria del “misfatto” di Capodanno, ma con tanti messaggi di complimenti e incitamento di ragazzi come lui. «Mi hanno scritto pure dal Veneto: siamo tutti con te». Simone gli scrive: «Sei il mio idolo!». È una piccola sintesi di quello che è stato scritto in questi giorni, ma più che sufficiente per stigmatizzare un andazzo culturale un po’ preoccupante. Consiste nell’assenza totale di modelli positivi e di controllo sociale. Tutto quello che passa per la mente e viene esternato ha diritto di cittadinanza, ed è connotato di autenticità e rispetto della libertà, soprattutto se si tratta di trasgressione delle regole. Certe regole poi vengono identificate con vecchi retaggi religiosi da cui è necessario e urgente liberarsi per raggiungere un adeguato grado di civiltà. E tutto questo nel contesto di una polemica intesa a difendere i valori iscritti nella nostra tradizione cristiana, simboleggiati dal crocifisso, dal presepio, dai canti e dalle celebrazioni natalizie. È tutto così confuso! O ben architettato, pensa qualcuno, allo scopo di ottenere consensi da un versante e dall’altro, pronti a dare il classico “colpo alla botte” e un altro “al cerchio”.

La maratona di cinque ore andata in onda sulla prima rete intitolava “L’anno che verrà”, ed ha registrato il record degli ascolti, diventando suo malgrado un modello di pensiero per i cittadini, anche di minore età. Come sarà questo nuovo anno? È importante che ce lo chiediamo, anche dal punto di vista pastorale, perché sembrano rimaste solo le comunità cristiane in grado di offrire testimonianze coerenti di quei valori che tutti invochiamo; al di fuori di esse crea disagio, non fa tendenza, suona infantile. Sarebbe utile promuovere un confronto con le famiglie che seguono l’iniziazione cristiana dei figli sugli standard comportamentali accolti nella società attuale in maniera acritica, senza cioè un minimo di lungimiranza sulle conseguenze educative delle nuove generazioni. Non serve assolutamente stracciarsi le vesti o invocare sanzioni, serve porre dei gesti anche controcorrente e dare loro la giusta visibilità.

don Francesco Zenna