Sguardo Pastorale

Il ministero dell’educatore

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La figura dell’educatore sta emergendo in molti ambiti come una figura professionale intermedia tra il personale specializzato e gli operatori. Ci sono anche alcuni corsi universitari che promuovono la formazione di educatori capaci di lavorare in qualsiasi tipo di comunità vi sia bisogno (comunità per anziani, per disabili, per adolescenti in difficoltà, per case famiglia, ecc…).

In ambito ecclesiale la capacità di educare, e non solo di animare, è sempre stata vista trasversalmente a tutti i soggetti coinvolti (dal sacerdote, al catechista, al genitore…); spesso si è diventati educatori per avanzamento dell’età e dell’esperienza sul campo con i ragazzi o i giovani o gli adulti, ma raramente la si è colta come una figura con una sua identità precisa e ancora meno si è finora pensato che anche in una comunità parrocchiale potesse esserci bisogno di una persona con competenze affinate e professionale come una figura intermedia tra gli specialisti della pastorale e gli operatori parrocchiali. Se anche la riflessione accademica ne rileva l’importanza, pensiamo che sia necessario interrogarci sulla essenzialità di questo ruolo anche per una equipe ministeriale parrocchiale.

Senza dubbio l’educazione interessa tutti ma potrebbe diventare anche un ministero specifico grazie al quale tutti coloro che operano nella comunità si lasciano formare alla capacità relazionale. Penso al lavoro che siano chiamati a fare in questo secondo anno sinodale e all’indicazione dei vescovi di approfondire il cantiere delle relazioni. Spesso, infatti, il messaggio evangelico che vogliamo veicolare con le nostre iniziative, o con il nostro servizio, è compromesso dalle ferite che segnano le nostre relazioni, per cui non comunichiamo niente e tanto meno educhiamo ad una vita secondo il Vangelo. Poter “disporre” di un ministero dell’educatore ci offre la possibilità di avere sempre l’occhio puntato sulle nostre dinamiche, sulle potenzialità come sulle criticità; ci permette di vederci come “dall’esterno” per evitare ciò che stona nel nostro stile e nei nostri atteggiamenti. Pensiamo infatti quanto siano controproducenti la rigidità cieca o l’arroganza.

L’educatore sarebbe così una figura intermedia capace di ricondurre sempre l’educare ad una questione di cuore, intelligente e umile. L’educatore è colui che non dimentica mai la passione del seminare perché sa che in ognuno c’è sempre un terreno buono pronto a far fruttificare ciò che vi è seminato e il suo compito è quello di formare al “saper stare con”, al “camminare assieme”.

Un’altra prospettiva potrebbe essere quella offerta da don Andrea Toniolo e cioè dell’educatore come quella figura, semiprofessionale, che si dedica soprattutto all’educazione come leader dei ragazzi e dei giovani che frequentano gli oratori o i campi sportivi o le attività estive delle parrocchie. Sono quelle persone che già di fatto con la loro presenza permettono un riferimento stabile all’interno delle strutture ricreative parrocchiali come facevano una volta i cappellani.

Sono due prospettive complementari che però richiedono una formazione diversa perché poi il compito, sul campo, si differenzia per cui bisogna capire di quale veramente ci sia bisogno o come possano coesistere.

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale