Comprendere la Bibbia - 108

La predicazione degli apostoli

Le tappe della formazione dei vangeli (II)

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I detti e fatti di Gesù raccolti dagli apostoli non sono passati immediatamente nei nostri vangeli scritti. C’è di mezzo ancora un periodo abbastanza lungo, circa trent’anni, nel quale il vangelo è stato tramandato oralmente. Le notizie più antiche che abbiamo sulla vita della prima comunità cristiana concordano nel presentare gli apostoli lanciati nel ministero della predicazione. In che cosa consistevano le prime prediche che gli apostoli tenevano a coloro che volevano convertire, e poi ai neo-convertiti? Grazie a documenti sparsi qua e là nel Nuovo Testamento, possiamo ricostruirne il contenuto.

Ai non cristiani gli apostoli presentavano un quadro della vita di Gesù insistendo soprattutto sui miracoli e la risurrezione, per proclamare la divinità di Gesù e la necessità di convertirsi e credere in lui.

Ai cristiani invece erano esposti gli insegnamenti di Gesù. Si trasmettevano le disposizioni necessarie per entrare nel regno dei cieli, il dovere del perdono e della carità fraterna, l’impegno e la vigilanza. Mediante la predicazione apostolica si andava costituendo quell’insieme di tradizioni riguardanti i detti e fatti di Gesù che formano il materiale presente oggi nei nostri vangeli.

I documenti da cui deriviamo queste notizie sul contenuto permettono anche di trarre delle conclusioni sulle caratteristiche di questa predicazione. Prima di tutto questa predicazione non si appoggiava sulla fantasia o sul sentito dire, ma voleva essere storicamente fondata, cioè riportare i fatti e i detti di Gesù così come i testimoni oculari li avevano percepiti. Per questo nella prima comunità si ricercavano i testimoni oculari, coloro che avevano visto Gesù e potevano raccontare di lui con cognizione di causa (Lc 1,2; At 1,21-22; 2,32; 3,15; 4,20; 10,41; 13,31). In secondo luogo, non si trattava di una predicazione affidata alla libera iniziativa di chiunque. Essa era rigorosamente riservata agli apostoli e a chi aveva ricevuto da loro il mandato di predicare. Le notizie che si tramandavano su Gesù non erano come le notizie che vanno di bocca in bocca, con pericolo di alterazione o falsificazione, ma facevano parte di una predicazione organizzata e controllata, in cui si poteva riferire soltanto ciò che il gruppo dei primi testimoni autorizzati riteneva corrispondere alla verità dei fatti.

Gli Atti degli apostoli presentano l’annuncio del vangelo come attività specifica dei testimoni oculari, dei Dodici. Quando si tratta di trovare un sostituto per l’apostolo Giuda che ha tradito, non si cerca solo un uomo attivo e pio, ma uno che abbia preso parte alle vicende di Gesù sin dall’inizio e che possa quindi essere un testimone veritiero (At 1,21-22). Negli Atti si parla anche di altri predicatori oltre agli apostoli, per esempio Stefano, Filippo, Barnaba, e specialmente Paolo. Ma Stefano è uno che ha ricevuto l’imposizione delle mani dal gruppo apostolico ed è quindi subordinato a esso (At 6,5-7).Filippo si trova nella stessa posizione e la comunità cristiana che egli ha fondato in Samaria viene poco dopo visitata dagli apostoli Pietro e Giovanni (At 8,14). Barnaba è un uomo di fiducia del gruppo apostolico (cfr. At 9,27; 11,22). Paolo, pur avendo ricevuto la sua investitura direttamente dal Signore, non ha trascurato di visitare gli apostoli (At 9,27; Gal 1,18).

La predicazione del messaggio di Gesù è dunque è una prerogativa degli apostoli, che viene comunicata a persone di loro fiducia e che rimangono sotto la loro sorveglianza. Una predicazione di questo genere garantisce la conservazione del messaggio allo stesso modo della trasmissione scritta, perché fatta in un ambiente che vive di questi ricordi e ha imparato a tramandarli in maniera precisa. Ecco perché in tutte le comunità del Mediterraneo, nei decenni che seguono la risurrezione di Gesù, la trasmissione dei ricordi di Gesù è sostanzialmente la stessa. Le fonti cui attingeranno più tardi gli autori dei vangeli risalgono a quest’unica predicazione apostolica. Il fatto che i “vangeli” siano nati all’interno di una predicazione orale, non va guardato con sospetto, quasi fosse un elemento negativo dal punto di vista del loro valore storico, anzi ci garantisce circa la fedeltà nella trasmissione dei ricordi su Gesù molto più di una registrazione meccanica che fissa il timbro della voce, ma non riproduce l’anima.

Gastone Boscolo