Unità pastorale Chioggia nord - Parrocchia di s. Giacomo

Festa Patronale coi pellegrini di Compostela

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Una festa patronale del tutto speciale quest’anno, il 25 luglio, nella basilica di S. Giacomo a Chioggia. Tra i fedeli partecipanti alla messa solenne celebrata dal vescovo Giampaolo e animata dalla corale dei Filippini erano presenti infatti una quarantina di giovani e adulti che partiranno nei prossimi giorni per il “Cammino di Santiago” ed erano accompagnati da una ventina di membri della Confraternita triveneta di San Jacopo di Compostella che ha sede a Castelfranco – dove opera come parroco il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano di Padova don Alberto Zanetti, presente al rito – nel loro caratteristico abito con le due conchiglie sul mantello; insieme con loro anche alcuni membri della Confraternita veneziana di S Rocco (egli pure “pellegrino”), tra le quali è stata avviata da tempo una collaborazione.

La celebrazione è stata introdotta dal responsabile della Confraternita, Paolo Spolaore – autore anche di un volume che raccoglie storia e immagini di tutte le chiese dedicate a San Giacomo nel Triveneto – che ha evidenziato il valore della circostanza liturgica, in quanto il “Cammino di Santiago” dev’essere prima di tutto una scelta di spiritualità: per questo ogni anno si sceglie per l’invio dei “pellegrini” una chiesa dedicata a S. Giacomo, quest’anno appunto quella clodiense. Spolaore precisava che tra i più antichi documenti riscontrati, relativi ai pellegrinaggi verso Santiago, in un testo del 1300 si parla di un pellegrino anonimo che parte da Venezia, proprio “via Chiozza”, ad indicare una traccia del Cammino che tocca anche questa antica città e questa antica chiesa.

Il vangelo scelto per la celebrazione era la versione di Luca che narra la pretesa dei due fratelli Giacomo e Giovanni (messa in bocca alla madre; mentre Marco la fa avanzare direttamente dai due apostoli) di sedere l’uno alla destra e l’altro alla sinistra di Cristo nel suo Regno. Una pretesa che indica la debolezza e la fragilità umana degli stessi apostoli (come sottolineata anche in altre circostanze e per altri, senza sconti, nei vangeli), che non avevano ancora compreso cosa significasse il Regno di Dio. Gesù risponde con chiarezza e con una sfida: “Potete bere il calice che io berrò?” riferendosi alla sua passione e morte per amore: ed essi rispondono con presunzione e senza vera consapevolezza un forte “Sì”. Paradossalmente proprio Giacomo ebbe l’onore di stare accanto a Gesù, ma nel dono della vita per Lui, come primo martire tra gli Apostoli! Il brano, che evidenziava anche il risentimento degli altri dieci per quella pretese – come a dire: “E noi chi siamo? Non spetterebbe anche a noi? –, rivela che tale atteggiamento è presente un po’ dappertutto e in tutti. Gesù coglie l’occasione per far comprendere ai dodici che l’autorità è servizio: chi vuol essere il primo sia il servitore di tutti. Una realtà che dobbiamo constatare anche oggi e sempre nell’umanità con la necessità di superarla attraverso l’atteggiamento insegnato da Gesù. Tutti, infatti, abbiamo qualche forma di autorità sugli altri: l’autorità dei genitori sui figli, quella degli educatori sulle persone loro affidate, quella di un imprenditore sui suoi dipendenti, quella dei politici sui cittadini, quella di sacerdoti, dei vescovi, del papa sulle comunità cristiane, e così via. Tutti dobbiamo imparare che l’autorità è prima di tutto responsabilità e si deve attuare nella forma del servizio per essere autentica.

La preghiera dei fedeli, molto articolata, comprendeva intenzioni parrocchiali e altre specifiche del gruppo di Compostella, mentre all’offertorio il pane e il vino sono stati portati da due membri della Confraternita veneziana di S. Rocco. Al termine della celebrazione ancora una preghiera – quella ufficiale del pellegrino di Compostella – quindi la benedizione del vescovo all’assemblea e in particolare ai partenti, portatisi davanti all’altare. Non è potuto mancare la foto di rito sia per i membri delle antiche Confraternite sia per i pellegrini, in gran parte di Spinea, accompagnati dal loro cappellano don Matias. Quindi dopo la celebrazione la consegna ai presenti del “libretto del pellegrino di Santiago” dove si raccoglieranno i timbri delle varie tappe percorse fino a venerare le spoglie di S. Giacomo nella cattedrale di Santiago di Compostella. Primo timbro, richiesto da tutti, proprio quella della basilica clodiense di S.Giacomo in cui sono stati benedetti. La serata si è conclusa con una cena molto gradita nella sala del Seminario diocesano.

La solennità patronale è stata preparata dalla comunità, durante le messe della sera, con un triduo di preghiere al santo Apostolo martire. A più di qualcuno – molti ce l’hanno ricordato – è mancato l’appuntamento con la apprezzatissima “Sagra” in Centro parrocchiale di calle Malanni, come pure la classica gita in battello a Venezia. Diciamo che quest’anno ci si è concentrati sull’essenziale!… (Vito)