Democrazie occidentali e rappresentatività

tessarollo
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Democrazie occidentali e rappresentatività

I Parlamenti delle Democrazie parlamentari sono ancora rappresentativi del popolo in nome del quale legiferano? La domanda può essere posta a partire da alcune considerazioni. La prima è che comunque c’è sempre un notevole numero, definito pure ‘fisiologico’, di aventi diritto al voto che non votano – in quanto o non si sentono rappresentati o ritengono che comunque sia ininfluente votare perché poco o niente cambierebbe -, aggiungendo ai quali le schede bianche e nulle, in genere raggiungono circa un terzo dell’elettorato. La seconda considerazione riguarda i meccanismi elettorali proposti, compresa questa ultima legge elettorale vigente. E’ stata studiata, e a lungo, in modo tale da lasciare alle segreterie dei partiti di garantirsi il Parlamento da esse desiderato, attraverso la composizione delle liste elettorali e la collocazione dei singoli candidati in determinati collegi e secondo un certo ordine di precedenza e con la tecnica dei ripescaggi, cosicché, come si vede concretamente anche in questi giorni, passano nomi che racimolano un po’ di consensi qui e là, dati più al partito che al singolo soggetto. Aggiungi poi il fatto, come accade oggi, che nessuno ottenga una maggioranza davvero rappresentativa degli elettori, ma solo una maggioranza tra le varie realtà che si sono proposte ai cittadini elettori.

La maggioranza è fatta da chi ha ottenuto qualche voto in più degli altri concorrenti. Se poi  gli elettori stessi sono accusati di populismo o di altro per delegittimare le loro scelte da parte chi perde o non raggiunge il consenso, allora quale importanza ha il loro voto? Troppo spesso, anziché prendere in considerazione le ragioni delle scelte e del disagio che quelle scelte esprimono, si trova comodo denigrarle e non fare niente o poco per tenerne conto ed eventualmente correggerle con proposte e procedimenti legislativi che abbiano funzione ‘pedagogica’, cioè educativa politicamente e socialmente. E non trascurerei infine il peso che hanno i cosiddetti poteri economici o politici o sociali forti nel determinare le scelte legislative parlamentari, molto spesso subite dal popolo stesso. Tenendo presenti tutti questi punti deboli della rappresentatività democratica, mi vien da pensare che oramai più che di rappresentanza democratica si tratti di prevalenza di ‘oligarchie’, cioè di gruppi, comunque di minoranze, che a turno prevalgono nella gestione della cosa pubblica. So di aver suscitato una certa reazione per il fatto di avere postato una semplice constatazione che riguardava i presidenti uscenti di Camera e Senato. Si tratta della seconda e terza carica rappresentativa dello Stato democratico. Al confronto elettorale hanno raggiunto un consenso pari a circa il 3-4%. Mi sono chiesto, a prescindere dal contenuto dei loro programmi elettorali, di quale percentuale di rappresentatività della gente godano. Comunque, il ripescaggio concede loro, e a molti altri, di continuare a rappresentare il popolo che li ha votati. A tutti comunque auguro buon lavoro, insieme a tutto il Parlamento, per il bene comune. Leggevo qualche tempo fa, in un quotidiano, riportata una osservazione del politologo Giovanni Sartori che a spanne diceva delle democrazie occidentali che “le democrazie avanzate sono in realtà quel che avanza della democrazia”. Non per demolire, ma per prendere atto che tutti i partiti forse hanno bisogno di un po’ più di umiltà per mettersi ad ascoltare il popolo, più che mirare a incanalarlo dove vogliono e, ascoltando e rispettando, riprendere anche la capacità di educare e dare fiducia al popolo che sono posti a rappresentare.

+ Adriano Tessarollo

 

Nuova Scintilla n.10 – 11 marzo 2018