Amore, testimonianza, fede

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Pasqua di Risurrezione - Cattedrale di Chioggia
17-04-2022

«Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea dopo il battesimo predicato da Giovanni… Noi siamo testimoni delle cose che lui ha compiuto. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato» (At 10,39).

Con queste scarne e precise parole Pietro parla dei fatti accaduti a Gerusalemme. Della morte di Gesù tutti sapevano, forse molti avevano visto o era stato loro riferito. Ma la questione sconvolgente era la seconda frase: Dio lo ha risuscitato.

L’evangelista Giovanni ci descrive i fatti e insieme ci accompagna ad andare in profondità per comprenderli.

Maria di Magdala si alza di buon mattino quando ancora è buio e va al sepolcro. Quante donne che hanno perso il marito o un figlio cercano di tenere vivo quel legame andando e riandando al sepolcro del loro caro. Un fiore, una preghiera, una lacrima.

Maria di Magdala ha il coraggio di lanciarsi nel buio. Probabilmente aveva vegliato tutta la notte, aspettando il primo momento utile per ripartire. Il suo cuore è rassegnato, senza speranza: va al sepolcro cercando un morto. Quando vede il sepolcro vuoto si dispera; «Mi hanno tolto anche quel corpo sul quale piangere».

La fede di tanti credenti è ancora ferma al sepolcro vuoto. Si piange per tutto quello che non va, per tutte le nostre morti, ma non siamo ancora capaci di levare il capo e annunciare la gioia del Risorto.

Il sepolcro vuoto non è una risposta, ma un interrogativo. Lei corre dai discepoli e porta questa notizia inquietante. L’amore l’ha messa in moto, la nostalgia dell’amato l’ha fatta vegliare; ora vuole capire.

Pietro e Giovanni corrono per andare a vedere. Pietro, con il suo cuore amaro per aver rinnegato il Maestro, è l’immagine di una fede stanca, una fede che vorrebbe correre, ma non ci riesce. Una fede segnata dal tradimento e che, proprio per questo, ha bisogno ancora di tempo per riconciliarsi con se stesso e con Gesù. Pietro è immagine della fede che ha bisogno di essere guarita dall’amore del Signore.

Giovanni, che era arrivato fin sotto la croce, ha fatto l’esperienza di sentirsi amato, non si è allontanato dalla croce; lui è capace di correre. È immagine di una fede giovane, di una fede innamorata. Questo discepolo intravvede, non entra, intuisce, ma questo gli basta per credere.  Dall’esterno vede la situazione ma aspetta che arrivi Pietro, e lascia che sia lui a entrare, poi entra anche Giovanni e di Giovanni si dice che vide e credette.

Maria di Magdala, Pietro e Giovanni sono tre facce dell’evento che fonda la nostra fede: Maria è l’amore inquieto, Pietro la fragile roccia che testimonia, Giovanni la fede che intuisce e si abbandona. Per accostarci al risorto abbiamo bisogno di questi tre atteggiamenti:

1) Abbiamo bisogno dell’amore di Maria di Magdala che va alla tomba, cerca il suo Signore, non lo trova, piange. Il testo giovanneo continua e ci racconta che mentre Pietro e Giovanni sono là a interrogarsi Gesù appare a lei. «Donna perché piangi?» «Hanno portato via il mio Signore». Gesù le dice: «Maria!» E lei intuisce e risponde: «Maestro».

L’annuncio della Pasqua viene donato, attraverso di lei, a tutte le persone considerate ultime o che si sentono ai margini della Chiesa o della società. Alle donne e alle mamme che piangono per tanti motivi, agli uomini che sono piagati e piegati dal peso della vita, a loro viene consegnata una parola di vita: «Non piangere ma va e annuncia che il Signore è risorto e vi aspetta in Galilea là dove la vita riprende».

2) Abbiamo bisogno della testimonianza solida di Pietro. Lui era stato scelto da Gesù come guida della sua Chiesa. A questo Pietro piegato dal rimorso, dallo sconforto per essere stato durante la passione non una pietra ma un ramoscello fragile, a questo Pietro viene affidata la parola della testimonianza. E Pietro lo farà, l’abbiamo sentito nella prima lettura; lo farà a Gerusalemme, lo farà fino a Roma dove morirà per il suo Signore.

Abbiamo bisogno di Pietro e della Chiesa per non costruirci una fede a nostra misura. Gesù ha voluto così: quello che tu scioglierai sarà sciolto, quello che tu legherai resterà legato. Siamo cristiani nella Chiesa e con la Chiesa, anche se questa porta i tratti di un Pietro fragile, degli apostoli che sono scappati, di uno che ha tradito. Nella Chiesa e con la Chiesa.

3) Abbiamo bisogno anche della fede di Giovanni. Aspetta Pietro per entrare, ma poi vede e crede. A Tommaso dubbioso e incredulo Gesù dirà: «Beati quelli che pur non avendo visto crederanno». E quelli siamo noi.

La fede è il nome della nostra relazione con Gesù. Fede è ricerca, dubbio, fiducia, abbandono, ma non un abbandono cieco ma fondato sulla ricerca, sulla testimonianza, ma alla fine rimane un atto di abbandono tra le braccia sicure di Dio e della Chiesa. «Credi tu?» aveva chiesto più volte Gesù: «Sì Signore, ma tu aumenti la mia fede».

Sappiamo bene che non è bastato questo primo momento per credere. I vangeli ci raccontano delle molte altre apparizioni: i discepoli di Emmaus, Tommaso, la pesca miracolosa… e poi Paolo gettato già da cavallo e poi la discesa dello Spirito. Lo stesso apostolo Giovanni ci dirà: «Noi abbiamo visto, sentito, toccato, questo vi annunciamo perché voi crediate».

Nessun’altra parola cari amici, non vogliamo aggiungere nient’altro a queste pagine del Vangelo. Questo è l’evangelo, la buona notizia.

È vero che oggi questa notizia sembra toccare poco il cuore degli uomini. Ma è stato sempre così e sarà sempre così. Dio non si impone, si propone; Dio non urla, sussurra; Dio non si mostra con prodigi ma si nasconde perché lo cerchiamo.

Eppure schiere di santi hanno vissuto per questo, moltitudini di martiri hanno dato la vita per questo… Io sono prete per questo, voi siete qui per questo. E allora auguri nel nome del Signore risorto.

+ Giampaolo vescovo