«Se Cristo non è risorto, vuota è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede. Noi poi risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato il Cristo» (1Cor 14,14). Sono molto chiare le parole di Paolo: senza la risurrezione Gesù resterebbe in una dimensione puramente umana e la sua autorità sarebbe valida nella misura in cui il suo messaggio convincesse le persone come è successo a tanti personaggi importanti della storia. Solo se Gesù è risorto è successo qualcosa di veramente nuovo che cambia il mondo, apre una visione totalmente nuova sull’esistenza umana e rende credibile e significativo tutto quello che Gesù ha detto e fatto.
Sono due le domande che ci possiamo fare questa sera: cosa è successo in quella notte del primo giorno della settimana? E poi: l’evento della risurrezione è un fatto che comunque resta nel passato o è rilevante anche per noi oggi?
Partiamo dalla prima: «Cos’è successo in quella notte?» Quello che è successo a Gesù non è simile a quanto era successo a Lazzaro o alla figlia di Giairo. Non è avvenuta la rianimazione di un cadavere ma qualcosa di totalmente nuovo e inedito.
Gesù non è tornato alla vita di prima e nello stesso tempo non è un fantasma o un’esperienza mistica dei discepoli. Gesù risorgendo è entrato in una vita totalmente nuova, una vita non più soggetta alla legge dell’invecchiare o del morire, ma è al di là di tutto questo. La nuova condizione di Gesù era per chiunque incomprensibile come lo era la croce; nessuno, infatti, poteva immaginare un Messia crocifisso così come nessuno poteva immaginare di vedere Gesù Risorto, ma la realtà era quella, sotto gli occhi di tutti quelli che l’hanno incontrato.
Anche quando nelle apparizioni i discepoli incontrano un uomo che entra a porte chiuse, quando cammina accanto a loro, quando mostra le ferite, quando si lascia offrire addirittura da mangiare, c’è in tutti coloro che lo vedono la precisa consapevolezza che Egli non è semplicemente quello di prima al punto che ci vuole del tempo per riconoscerlo. Egli è corporeo e insieme non è dipendete dalle leggi della corporeità; è lui, ma anche un uomo nuovo. Possiamo parlare, scrive papa Benedetto XVI, di «una mutazione decisiva», il Risorto è veramente uomo ma ora vive in modo nuovo, nella dimensione divina. La risurrezione è un evento storico e nello stesso tempo rompe le leggi della storia e inaugura una nuova dimensione.
La seconda domanda: «Questo fatto che rilevanza ha per noi oggi? La risurrezione di Cristo ha un valore universale. Sempre Paolo dirà: «Cristo è risorto, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,16).
Quello che è successo a Gesù riguarda tutti noi. Riempie il cuore ed è incredibilmente consolante annunciare oggi che quello che è successo a Gesù è anche il nostro destino. La morte ci sarà per ciascuno di noi ma tutti entreremo in questa nuova condizione. Saremo con il nostro corpo, cioè con la nostra identità, ma non con un corpo soggetto alle leggi della natura. Saremo noi stessi nel tempo di Dio.
Giuda Taddeo nel cenacolo fece una domanda a Gesù: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?» (Gv 14,22). Non solo la risurrezione, ma tutta la vicenda di Gesù è segnata da uno stile particolare, sommesso, discreto. Gesù non vuole imporsi a nessuno, ma a noi chiede la fede. Gesù – e Dio prima di Lui – non vuole sopraffare l’uomo con la sua potenza, non vuole imporsi, ma rispettare sempre la libertà, donare e suscitare una risposta d’amore.
Dio costruisce piano piano una nuova storia, quella inaugurata con la creazione e culminata nella rivelazione dei suoi sogni sull’umanità attraverso Gesù. Siamo partiti, questa sera, dalla lettura della Genesi per arrivare all’annuncio della Pasqua.
La risurrezione è una firma indelebile su tutto quello che ha detto e fatto Gesù. Le sue parole, il suo vangelo, proprio perché Lui è risorto, sono spirito e vita, lui è veramente via, verità e vita. Incontrare e seguire Gesù è il segreto della nostra esistenza, è la vera speranza della nostra vita.
Se Gesù non fosse risorto resterebbe un grande della storia, per la sua vita, i suoi gesti, le sue parole, per la sua drammatica e ingiusta morte, ma con la risurrezione possiamo ripetere le parole del centurione: «Veramente questi era figlio di Dio».
Sapere che siamo nati e non moriremo mai; sapere che siamo su questa terra ma che veniamo da Dio e a Lui torneremo, cambia tutto nella vita. Ditemi voi se non è rilevante per la nostra vita sapere questo. Possiamo vivere senza mettere dio al centro della vita dopo che abbiamo la certezza di questo futuro che ci attende? Questa sera con Tommaso possiamo anche noi mettere le mani sul petto del risorto e ripetere stupidi e felici: «Mio Signore e mio Dio» (Gv 20,28).