Porto Viro

Un caro ricordo per don Giulio

Centro Salesiano San Giusto

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Si è spento alla Casa Artemide di Mestre, don Giulio Bertazzo, 85 anni. Era stato uno dei fondatori del centro giovanile salesiano San Giusto. Era stato ordinato sacerdote 57 anni fa. Sono in molti a ricordare don Giulio a Porto Viro. Era arrivato alla fine degli anni ’70 ed era rimasto fino al 1994, per circa 16 anni. Nel 1978, insieme a don Giuseppe Miele, aveva fondato il centro salesiano, successivamente, don Giuseppe partì partito per il Madagascar e al suo posto arrivarono don Carlo Chiarotto (che ora è a Gorizia) e don Italo Fantoni (morto qualche anno fa). Don Giulio, fino a pochi mesi fa, era stato direttore al seminario di San Marco di Monteortone (Padova). Fino a quando si poteva fare aggregazione, i venerdì sera d’estate organizzava delle iniziative culturali musicali a scopo benefico E nel luglio 2016, nel giardino del seminario, si era esibito anche il coro Miscellaneous diretto da Sara Marafante. Proprio Sara, racconta, un aneddoto curioso sui suoi genitori che avevano una bottega di alimentari vicino al centro San Giusto. “Una sera di nebbia fotonica entrò nel negozio un uomo basso di statura che era appena arrivato per fare il suo servizio a San Giusto – afferma -. Raccontava che c’era solo qualche pentola quindi gli donarono la spesa. Diventarono subito amici. Questo ricordo affettuoso su don Giulio me lo hanno spesso raccontato”.

Anche il sindaco, Maura Veronese dice che don Giulio è ricordato da tutti con grande affetto. Enea Marangoni, Nicoletta Ferro, Roberto Tiengo e Filippo Carlin, sono quattro cittadini di Porto Viro che lo hanno conosciuto bene e che lo ricordano con parole affettuose. “Avevo circa sei anni quando ho iniziato a frequentare il centro San Giusto – racconta Enea Marangoni -. Andavo in sala giochi e giocavo a calcio. Quando avevo 16, stava facendo la sala polivalente dove prima c’era una chiesa. E in quell’occasione dissi a don Giulio che mi sarebbe piaciuto che ci fosse un teatro. E lui mi rispose che finalmente c’era qualcuno che glielo chiedeva. Sono quindi stati fatti i lavori e dopo due anni abbiamo fatto la prima commedia dal titolo: “Quel simpatico zio parroco” (di Franco Roberto). Don Giulio era basso si statura ma era un uomo gigante di temperamento e non si fermava davanti ai problemi”.

Nicoletta Ferro gli ha dedicato questo pensiero: “Sei arrivato a Donada, insieme ad un uomo barbuto. Con una macchina scassata e una vespa verde, andavate per i bar ad invitare i ragazzi a venire all’oratorio. Noi ragazzini vi guardavamo pensando, ma chi sono e cosa vogliono questi qua. Caro don Giulio, tu e don Bepi avete fatto nascere l’oratorio salesiano San Giusto.  Gli anni che sei stato con noi sono stati di insegnamento, incoraggiamento. Ma non mancavano rimproveri e scappellotti. Hai agito come un padre verso tutti i ragazzi che frequentavano l’oratorio; gran bravo a trovare strategie economiche (una faccia tosta a chiedere soldi, tutti per l’opera salesiana), e ci hai fatto amare don Giovanni Bosco. Almeno per me, sei e sarai il mio grande maestro. Ora abbraccia don Bosco e Maria Ausiliatrice”.

Questo il messaggio di Roberto Tiengo: Vola verso l’abbraccio di don Bosco, il Signore ti accoglierà a braccia aperte per tutte le cose che ci hai donato. A arrivederci piccolo grande don Giulio”. Roberto dice di avere conosciuto don Giulio e don Giuseppe, nel 1978, il giorno del funerale di sua madre. “Vennero dietro di me e mi dissero “ti aspettiamo in oratorio” e da quel momento ho iniziato a frequentarlo. Hanno formato noi ragazzi, si facevano attività sportive, ricreative, recital. Don Giulio era severo ma dava l’anima, si impegnava su tutto – afferma -. Si spendeva tutti i giorni a cercare soldi e finanziamenti per l’oratorio, poi per la squadra di calcio e di pallavolo. Anche la baracca di legno in mezzo alla pineta era una struttura di recupero dei terremotati del Friuli ed era arrivata a Porto Viro grazia a lui, così come i primi spogliatoi per gli impianti sportivi erano baracche della centrale Enel. Ci ha fatto appassionare al centro giovanile San Giusto. Era bravissimo”.

Filippo Carlin nel suo messaggio ha scritto: “Caro Giulio, mentre te ne andavi mi stavo immergendo sul Cristo silente, le casualità della vita. Tu per me sei stato il Cristo, ma per nulla silente. Tu eri il prete delle canzoni di Jovanotti.

Il tuo pensiero non è mai stato silenzioso, tutt’altro.

La tua parola ed il tuo modo di porti, seppur garbati, non erano silenziosi.

Tu, così fisicamente minuto, occupavi tutto lo spazio, non ti fermava nulla, non ti intimorivano i potenti, o presunti tali, non ti intimorivano la politica ed i politici, se ti ponevi un obiettivo non vi era modo di distogliere la tua attenzione dal raggiungerlo, eri un costruttore, nel pieno spirito di Don Bosco.

Anche il nipote, Cristian Bertazzo lo ricorda: “Riprendendo le parole di Papa Luciani, che fu suo amico a Venezia, don Giulio custodiva una targhetta con la scritta: “un prete è come una candela che si spegne illuminando la vita degli altri”.

Sei riuscito, dal nulla, a creare il meraviglioso mondo di San Giusto”. Don Michele Canella responsabile della parrocchia di Scalon, dice che, sentendo i racconti  delle persone, ha capito che don Giulio era come don Giovanni Bosco.  “Era capace di raccogliere aiuti da tutti, senza distinzioni politiche, sportive, e tutti si spendevano per San Giusto – sottolinea -. Ha messo il suo carisma al servizio del centro e in quegli anni aveva capito quanto i giovani fossero decisivi per il futuro della città. Tra l’altro quando era arrivato i mezzi a disposizione erano pochi e aveva capito che c’era bisogno di fare qualcosa di bello. Una signora che ha un bar mi racconta e che il suo locale era molto frequentato dai giovani e che don Giulio andava di persona e li invitava a frequentare l’oratorio. In poco tempo il bar si era svuotato perché i giovani andavano tutti a San Giusto. Ma la donna era felice perché era per una cosa bella”. Don Michele dice che il giorno del funerale, una messa verrà celebrata in contemporanea alla chiesa di Scalon, così chi non può andare di persona lo può pregare da Porto Viro.

 

 

Barbara Braghin