Itinerario liturgico-catechetico-caritativo

Umiltà e gratitudine

Quinta domenica di Quaresima: verso il mistero dell’Amore che si offre

crocifissione
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Questa 5ª domenica di quaresima già ci proietta al mistero di Amore che solennemente celebreremo la Settimana santa. Perché l’Amore trasformi la nostra vita sono necessari l’umiltà e la gratitudine che potremmo definire le due porte del nostro cuore attraverso le quali il sangue della vita nuova scorre verso di esso e da esso si irrora a tutte le membra.

Nel suo messaggio il Papa ci ricorda: La celebrazione del Triduo Pasquale della passione, morte e risurrezione di Cristo, culmine dell’anno liturgico, ci chiama ogni volta a vivere un itinerario di preparazione, consapevoli che il nostro diventare conformi a Cristo (cfr Rm 8,29) è un dono inestimabile della misericordia di Dio. Umiltà e gratitudine ci permettono di rimanere vivi nel Risorto ed evitare di cadere nella sclerosi di abitudini, vizi, egoismi, rivendicazioni.

Dobbiamo affinare il nostro udito per riascoltare le parole dolci e forti che lo Spirito ha dettato al nostro orecchio e rispetto alle quali ci siamo abituati o siamo diventati indifferenti. Ci ricorda il profeta Isaia nella prima lettura. «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?». Chiediamoci allora fino a che punto l’ascolto della parola di Dio incide nella nostra vita e ci può risvegliare alla promessa di vita che Dio ci riconsegna nella morte e risurrezione del Figlio. Ovviamente il nostro udito deve funzionare a meraviglia perché quanto Dio ci dice deve arrivare al cuore. La cosa che è necessaria per un’apertura a Dio è di “seppellire il passato” e vivere della novità che per noi è Gesù. La vita nuova è quella illuminata dal perdono e l’episodio della peccatrice perdonata ci offre un’opportunità per pensare anche che nessuno deve condannare nessuno! La vita cristiana deve essere un messaggio straordinario di pace e di fraternità; aperto a tutti. Essere solidali tra fratelli è già un praticare la Parola di Dio e la sua giustizia. Quale stile di vita può scaturire dall’ascolto di questa parola? Gesù non permette a nessuno di usare la Legge di Dio per condannare il fratello o la sorella, specie quando si è peccatori quanto loro o più di loro. Siamo invitati allora a sospendere ogni sorta di giudizio e di accusa sulle persone. Anzi, diventiamone gli “avvocati difensori”, dove possiamo. Potremmo prendere contatti con una comunità e/o con operatori che si occupano di recuperare alla vita chi è caduto nella dipendenza da alcol, da droga o da azzardo.

 Zocca don Simone