IN RICORDO DI ORESTE CORRADO MUCCIARDI

A Dio, papà Corrado

Pensieri  tratti dall’omelia di padre Cesare per le esequie del papà Corrado presiedute il 21 agosto a S. Pietro in Volta dal vescovo Adriano, concelebrate da una ventina di sacerdoti.

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E venuta la sera Gesù disse ai suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”. Riva del lago, riva nuova della storia, riva di un nuovo inizio, riva della vita vera che non tramonta mai. Approdo della pace al quale si giunge dopo la traversata. Tu, papà Corrado, hai a lungo solcato il mare, fatto di acqua salata e condito di sudore e di vita … e l’altra sera (giovedi 16 agosto) dopo aver per una notte e un giorno, con gesto evidente delle mani, tirato su dall’acqua tante reti da pesca, hai aperto gli orecchi del cuore al Signore che ti diceva: “Dai su, Corrado, passiamo all’altra riva”.

Con un’ultima tempesta in corso – quella dell’agonia – (della lotta tra la vita e la morte!) hai scorto il giungere provvidenziale del Maestro Gesù, unico capace di camminare sulle acque agitate della nostra storia. Ultima tempesta che ha sigillato le tante che fin da bambino hai affrontato con coraggio e audacia. Due i tuoi grandi amori: la famiglia e la pesca. Noi tua famiglia: la mamma Vittoria, io, mia sorella Marilena e il tuo amatissimo nipote Luca. Il tuo vivere è stato tutto per noi. Noi la gioia grande e bella della tua vita. La tua iniziale fatica ad accogliere la mia vocazione sacerdotale si è presto trasformata in un vanto, una specie di santo orgoglio presso tutti. E poi la pesca. Dicevi che l’andare a pescare era per te un divertimento e che l’aria del mare ti faceva venire fame. Le barche erano la tua seconda casa o meglio le tue figlie adottive. Le andavi a guardare dieci volte al giorno. E la tenda per l’ombra, gli ormeggi a puntino, l’acqua ai pagioi, la coverta sopra sempre bella, lucida di sessola e scoeta come i pavimenti di casa. Un uomo semplice il mio papà, di buone relazioni e dai diecimila piaceri, che sbucava all’improvviso dalla caldaia e a chi era seduto d’estate all’ombra del nostro grande albero sul far del mezzogiorno … alzando la pentola diceva: “Pioci e bevarasse per tutti”, con quello spirito napoletano, presente nel DNA dei Mucciardi. Si definiva “alfabeto” (analfabeta – da, seconda elementare interrotta dopo la morte del giovane papà Cesare per iniziare a nove anni a fare il pescatore), ma il suo cuore catturava ricchi e poveri, uomini di bassa e alta cultura, finendo il discorso sempre col dire che San Pietro in Volta è il paese più bello del mondo e che lui ha una casa che spazia a vista da mare a laguna che sembra un albergo. L’ultima tempesta lo ha colto cinque mesi fa e il mio Eremo della Pace a Chioggia è diventato la sua nuova casa provvisoria e io, Marilena, Luca e la Giulia i suoi custodi. E poi l’Eremo estivo a Sottomarina … per lui di lusso perché munito di ascensore.

L’estate scorreva in modo naturale, ma il mare non sempre resta calmo “come una tola” e alla dozana sopraggiunge il cressente e arrivano nuove onde ed ecco l’ultima grande traversata quale compimento della vita nei giorni dell’Assunta. Ti abbiamo custodito in casa a Sottomarina facendo diventare la sala da pranzo un ospedaletto con me e Marilena a tua disposizione giorno e notte e con l’aiuto della dott. ssa D’Achille a distanza e del dott. Callegari da vicino e sotto la vigilanza delle infermiere Marina, Anna, Sandra e suor Cristina. Il venerdi prima, uscita Marilena a fare la spesa e a sistemare infinite burocrazie (lei espertissima e tenace!), mi hai detto: “Il mio tempo è scaduto, dalla prua devo sedermi a puppa (poppa), ma hai aggiunto : Siamo nelle mani del Signore”. Io ho preso in mano la questione che da giorni attendevo pregandoci sopra e ti ho risposto che proprio a poppa è seduto Gesù che durante la tempesta dorme. “Dai, svegliamolo e chiediamogli aiuto!”. E’ diventato allora facile parlarti di Confessione, di Unzione dei Malati, di Comunione spirituale non riuscendo più a deglutire, addirittura di Indulgenza Plenaria. Insieme il pescatore di pesci e il pescatore di uomini si sono seduti sul Mar di Galilea raccogliendo una vita e presentandola alla Misericordia del Signore. Commozione e gioia si sono fuse insieme a due paternità. La tua e la mia, abbracciate da quella sorprendente del Padre. Davvero l’amore di Cristo ci possiede. A Dio lupo di mare, pescatore speciale di pesci e di affetti, sampierotto doc, colonna di coraggio e di audacia infinite. Nella sua infinita misericordia il Signore ti accolga. Rendiamo davvero grazie al Signore , perché il suo amore è per sempre. Tutto di te, papà Corrado, ci resti in benedizione. Amen.

 Padre Cesare di Gesù nostra Pace Monaco eremita di città