A proposito di Alfie

vescovo adriano
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A proposito di Alfie

La storia del piccolo Alfie, di Londra, in questi mesi e specialmente in questi ultimi giorni, ha attirato l’attenzione e la passione di molti. Certo ha impressionato il fatto che lo Stato, attraverso le sue Istituzione (Giudici) e servizi (Ospedale), abbia preteso sostituirsi ai Genitori di Alfie sulle decisioni ‘finali’ da prendere nei riguardi del bambino stesso, a prescindere dagli esiti finali che si potevano intravvedere. 

Nel dibattito circa il cosa fare, il come procedere, la ricerca di cosa altro tentare i Genitori sono stati esautorati in nome di una cosiddetta ‘ragionevolezza e competenza’ che emetteva un giudizio ‘finale’ sulle possibilità di vita di Alfie e sul valore della sua stessa vita in quelle condizioni. 

I Genitori invece guardavano il loro Alfie da altre prospettive. L’opinione pubblica si è schierata chi con i Genitori, chi con ‘la ragionevolezza e competenza’ delle Istituzioni. 

A me tornava alla mente che già il filosofo Pascal, nel sottolineare il conflitto che talvolta nasce tra “Ragione” e “Cuore” metteva in campo una triade di elementi: “Cuore, istinto, principi” che possono entrare in conflittualità nell’uomo. Senza disquisire troppo, credo che sia emerso che non si sono rispettati tutti questi elementi che avrebbero dovuto concorre nel determinare il che cosa fare, il come procedere e il rispetto dei diritti e doveri di ciascuno. 

Le Istituzioni (Ospedale e Giudici) hanno inteso rappresentare la Ragione e i Princìpi, determinando loro il cosa fare, il come e il quando, sostituendosi alla Famiglia. Ma qui sorge pure un altro interrogativo, perché dietro ad ogni scelta addotta come ragionevole, ci stanno dei Princìpi. 

Ed è su questi ‘diversi’ princìpi che è nato il contrasto con la Famiglia e i suoi molti sostenitori. Si sono privilegiati i Princìpi di “Eutanasia”, in questo caso forse non tanto di ‘buona morte’ ma di ‘cattiva morte’, visto il prolungarsi della vita di Alfie nonostante le privazioni cui è stato sottoposto. 

Naturalmente la Famiglia si è mossa con le Ragioni del Cuore e dell’Istinto materno e paterno, secondi i Princìpi dell’intangibilità della vita che ha sempre il suo rispettabile valore e che per questo cerca ogni via amorevolmente aperta alla speranza. 

Ma oggi si sa che la cultura della “Ragione” sta diventando legge, che in casi come questo pretende di sostituirsi alle ragioni che nascono dal rapporto naturale tra genitori e figli e dalle ragioni del cuore e dell’istinto di vita per dare ad altri il diritto di decidere secondo le ‘ragioni’ della legge e dei princìpi che quella legge ispira. 

Sarà vero progresso? 

+ Adriano Tessarollo

 

Nuova Scintilla n.18 – 06 maggio 2018