“Venite dietro a me”

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PAROLA DIO – III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

LETTURE: Gio 3,1-5.10; Sal 24;  1 Cor 7,29-31; Mc 1,14-20

“Venite dietro a me”

A partire da questa domenica, 3ª del tempo ordinario, il filo conduttore delle nostre riflessioni è affidato al Vangelo di Marco che ci accompagnerà per tutto quest’anno liturgico.

E Marco, nel brano di oggi, con il suo stile sobrio e puntuale riporta proprio le prime parole di Gesù e la sua prima azione. La voce di Giovanni il Battista veniva per così dire, con il suo arresto, fatta tacere, ma un’altra se ne levava più forte. È Gesù stesso che entra in scena e annuncia che: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino” (v. 15). Con queste parole Gesù arriva subito al cuore del vangelo. Con la sua venuta finisce, infatti, il tempo dell’attesa. I profeti avevano aiutato a preparare e ad accogliere il suo venire nel mondo, ora Gesù esplicitamente afferma che il futuro ormai è qui, si è fatto presente non lo si deve più attendere: è Lui il “Regno” che Dio vuole instaurare e lo realizza con la Sua presenza tra gli uomini attuando e realizzando un disegno di vita, di pace, di redenzione.

La realizzazione di questo Regno deve essere davvero qualcosa di straordinario, tanto da esigere un cambiamento radicale. Gesù lo dice con due imperativi categorici: “convertitevi” e “credete nel vangelo”, quasi a dire non si può più continuare come prima, che passato e presente non possono più andare d’accordo e che ora bisogna assolutamente fidarsi di Lui. Le prime parole di Gesù sono perentorie. Ci dice: “convertitevi”. Cambiate, cioè, mentalità, cambiate il vostro modo di pensare, volgete le spalle al passato e prendete una direzione diametralmente opposta a quella di prima. Ci invita a “credere nel vangelo”, ad affidare, cioè, la propria vita a Colui che ne è il Signore, mettendoci alla sua sequela. Alle prime parole di Gesù segue anche l’azione, la chiamata dei primi discepoli (v. 16). È questa la dimostrazione concreta di che cosa significa credere nel vangelo. Ed ecco che all’invito di Gesù, i primi chiamati rispondono “subito” (v. 20) e si mettono immediatamente al suo seguito.

Gesù non è come un qualsiasi altro Rabbi, che viene scelto dai suoi discepoli. È lui che chiama e nel chiamare i suoi lo manifesta con uno sguardo penetrante e di amore, prende l’iniziativa e pretende una risposta. Quel suo invito è all’insegna della gratuità e, da parte degli uomini, senza motivazione alcuna. Una chiamata, “Venite dietro a me” (v. 17), che arriva nel normale scorrere dei giorni, che si affaccia a interpellare persone impegnate nel loro lavoro quotidiano, trovando una risposta tempestiva e totale. Le due coppie di fratelli comprendono che il progetto di Dio è più importante dei pesci, cioè di ciò che ha costituito la base preminente dei loro valori di vita. Si fidano e abbandonano tutto: il padre, la barca, le reti, vale a dire le cose e gli affetti più cari. Gesù chiama per una straordinaria missione: “Vi farò diventare pescatori di uomini” (v. 17). La chiamata del Signore non è mai fine a se stessa, è sempre in funzione di un qualche cosa di più grande e di più affascinante. Per i primi chiamati ha significato condividere la Sua missione di far gustare agli uomini quella salvezza che Lui è venuto ad operare. Per noi sarà vivere in pienezza l’esperienza cristiana che parte proprio da una chiamata a stare con Lui e a camminare in sua compagnia. Siamo veramente disposti a credere nel Vangelo? Siamo cioè disposti a lasciare tutto pur di abbracciare questa nuova avventura? Sarà importante adoperarci perché la Parola del Signore che ci raggiunge, forse, nei momenti più impensati, a casa, nel lavoro, con gli amici, ma pur sempre nella quotidianità dell’esistenza, ci spinga a lavorare con gioia nella Sua vigna, a faticare per realizzare nel nostro ambiente il Suo progetto di amore, coinvolti pienamente nella Sua missione di salvezza.

 don Danilo Marin

Nuova Scintilla n.3 – 21 gennaio 2018