Dentro le comunità

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CATECHESI E COMUNITA’

Dentro le comunità

“Catechesi e Comunità”, è questo il titolo della nostra rubrica, un titolo quanto mai indovinato!

Infatti si può senz’altro affermare che una delle dimensioni che la catechesi, in modo particolare, è chiamata a coltivare, pena la sua totale inefficacia, è quella del volto di una Comunità nella quale si accolgono e vivono le persone facendo loro sperimentare itinerari di fede per un incontro, per quanto possibile, entusiasmante e coinvolgente con la persona di Cristo. È il volto delle nostre parrocchie, delle nostre Comunità cristiane.

Al numero 200 del Documento di Base, “Il Rinnovamento della Catechesi”, si legge: “L’esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le Comunità ecclesiali. Infatti come non è concepibile una Comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell’intera Comunità”.

Il Sinodo dei vescovi di qualche anno fa, sulla nuova Evangelizzazione, ricalcava lo stesso concetto affermando che il problema dell’infecondità della catechesi e dell’evangelizzazione non è catechistico ma ecclesiologico, segnalando: «la capacità o meno della Chiesa di configurarsi come reale comunità, come vera fraternità, come corpo e non come macchina o azienda».

Si diventa cristiani, infatti, dentro una Comunità che ci accoglie, che ci spiega come fare per essere veri cristiani e, soprattutto, ci aiuta a professare, celebrare e testimoniare nella carità la fede. Diventa quanto mai importante, allora, chiederci come e quanto le nostre Parrocchie, le nostre Comunità si sentono coinvolte, sono attivamente presenti e partecipi nel compito delicato e importante dell’educazione alla fede in modo particolare delle nuove generazioni. Cosa fare allora?

Una risposta autorevole a questa domanda la troviamo negli ultimi Orientamenti per la catechesi, dei nostri Vescovi che portano il titolo “Incontriamo Gesù”, essi parlano di una particolare competenza a cui formare i catechisti, quella del “saper stare con”, definita come capacità di comunicazione e di relazioni educative. Ma la possiamo estendere a una dimensione ancora più profonda, quella di saper appartenere in modo consapevole e affidabile alla propria Comunità cristiana, sapendone integrare i limiti ma anche contribuendo a renderla sempre più bella e sempre più famiglia. Fa parte di questa dimensione formativa la capacità di lavorare insieme, di collaborare con il proprio parroco, i sacerdoti presenti, di tessere relazioni con le altre componenti ecclesiali presenti in parrocchia, di partecipare ai momenti liturgici della Comunità e di contribuire con il proprio essere ed agire a renderla, appunto, bella. La catechesi e chi è al suo servizio sanno che la Comunità non è perfetta, ma si prodigano per far amare la propria famiglia cristiana con i suoi pregi e difetti.

In definitiva se una persona, dal bambino all’adulto, viene accompagnata nel cammino di fede con modalità semplici, belle e coinvolgenti e vede il sacerdote, i catechisti e gli educatori che sanno lavorare insieme con gioia e serenità e, soprattutto, vede una Comunità viva che sa testimoniare il Vangelo non a parole ma con i fatti, si sentirà maggiormente coinvolta e spronata ad approfondire sempre di più la conoscenza del Signore Gesù e a mettersi sui suoi passi per poter realizzare pienamente la propria vita.

Lo scopo della Visita pastorale che il vescovo Adriano ha iniziato a compiere visitando le nostre Comunità parrocchiali è proprio quello di incoraggiare sacerdoti, operatori pastorali e laici a costruire Comunità che aiutino e sostengano il cammino di fede di tutti.

Buon inizio di anno pastorale nelle nostre Comunità!

don Danilo Marin

 

Da Nuova Scintilla n.39 – 15 ottobre 2017