Fede, ospitalità e agape

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GMG 2016 – CRACOVIA POLONIA . I nostri giovani ci scrivono…

L’esperienza di gemellaggio e condivisione di chi è stato ospitato da famiglie locali

Fede, ospitalità e agape

In Polonia c’è un detto: “Gość w dom, Bóg w dom”, quando hai un ospite in casa, è come se il Signore stesso fosse venuto a farti visita. Noi pellegrini in Polonia lo abbiamo sperimentato direttamente. La nostra avventura inizia a Drogomysl, paesino di circa 2.000 abitanti nel comune di Strumień, diocesi di Bielsko, Polonia. Ad ospitarci sono famiglie volontarie della comunità locale. È la settimana che precede la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia: viviamo l’esperienza del gemellaggio in un’altra parrocchia. Ho ancora negli occhi l’intensità della prima messa vissuta qui: tutti in ginocchio di fronte all’Eucaristia, il volto contratto in preghiera, il sorriso certo dell’amore puro raggiante nel cuore. Amore puro, quello che in greco si direbbe àgape: amore disinteressato, senza un tornaconto, senza pregiudizi. Nei giorni trascorsi con questa gente straordinaria sempre abbiamo ricevuto in dono amore puro. Umili origini contadine, pochi lussi, eppure un cuore grande. Tante cose mi colpiscono di queste persone: la fede quotidiana, non saltuaria e occasionale come la nostra, una fede che permea ogni istante della giornata, ne è il pilastro; l’ospitalità gratuita e ricca; l’amore per il prossimo, per me, per i miei compagni di viaggio. Queste persone vivono cristianamente ogni attimo, in un modo a noi sconosciuto: la loro vita è gioia. Vorrei raccontarvi la nostra esperienza attraverso l’autenticità di alcune semplici parole e gesti, per farvi toccare con mano la bellezza di un amore umile e quotidiano.

GMG-2016-1Mirtilli: sono ospitato da una famiglia contadina. Nei campi ogni giorno raccolgono per noi mirtilli freschi. Immancabili a tavola e persino nella saccoccia per il pranzo. Potrebbe sembrare banale, in realtà è quel qualcosa in più che rende speciale ogni pasto, ogni momento insieme: raccolti con amore, appositamente per noi.

Scarpe: imparare a togliersi le scarpe è stato il primo passo del farsi ospiti. L’amore e il rispetto verso chi ci ospita passano soprattutto attraverso questo: entrare in punta dei piedi, dopo essersi spogliati di quei rivestimenti che fuori ci proteggono e anche ci nascondono. Entrare come se stessi. E basta.

Ginocchia: i polacchi usano le ginocchia! Durante l’Adorazione, durante l’Angelus, durante la Messa, durante la più semplice delle preghiere non rinunciano mai all’intensità: hanno sempre presente di fronte ai loro occhi il Signore e si inginocchiano.

Pallone: lo sport unisce e aiuta a condividere. Nei campi dietro la chiesa organizziamo tornei di calcio e pallavolo, qualcuno balla sopra un palco improvvisato, ci mescoliamo, italiani e polacchi. Attraverso lo sport e il ballo incontriamo i giovani della parrocchia. Una ragazza ci osserva stupita: tutti questi canti, i balli sono per lei una novità, un modo diverso di vivere la fede. Le racconto dell’Estate Ragazzi, del tempo donato ai bambini: è entusiasta. Insegniamo loro i nostri bans, siamo animatori anche in Polonia. Ci mettiamo l’anima, tutto noi stessi. Ed è contagioso.

Inno: ancor più dello sport, la musica unisce. L’inno della GMG, “Beato il cuore che perdona”, è il più cantato, lo si ascolta in decine di lingue diverse, suonato con decine di strumenti diversi. È la colonna sonora della nostra avventura, è il nostro collante, tutti cantano, non si può tacere. Il gemellaggio prevede anche grandi eventi fuori dal nostro piccolo villaggio: una giornata in montagna con altri gruppi italiani, un grande concerto con tutti i giovani ospitati nella diocesi di Bielsko. Tremila, ottomila giovani, francesi, portoghesi, spagnoli, ucraini, indonesiani, tedeschi, filippini. Si gioca a riconoscere le bandiere. Eppure mai come adesso li ho sentiti pari a fratelli. Si canta l’inno: le lingue son diverse, la voce è una sola, la fede è una sola. E trattenere l’emozione è davvero difficile.

GMG-2016-3Icona: la devozione verso la Madonna Nera ci accompagna ovunque. La nostra chiesa a Drogomysl è dedicata proprio a lei. Prima di ripartire, la comunità ci fa dono di alcune riproduzioni, piccole icone benedette. Affidiamo la nostra GMG alla Madonna. Il parroco, don Arcadio, ha preparato un discorso in italiano. Il suo impegno per farci sentire a casa è commovente. Durante l’ultima messa insieme, il mio sguardo è rapito da questa gente così generosa, osservo i loro volti: scavati dalla violenza passata, lineamenti dolci, un sorriso premuroso. Nei loro occhi vedo la Madonna. Questa è davvero una terra dove ognuno vuol tornare.

Lacrime: non di tristezza. Si piange sempre e solo di gioia. Si trattengono a fatica durante la messa con altri giovani italiani, quando le chitarre esplodono e l’inno fa vibrare l’aria e i cuori. Si trattengono a fatica, durante l’adorazione assieme ad ottomila giovani da tutto il mondo. Si trattengono a fatica al momento di dare l’ultimo saluto alle famiglie che ci hanno ospitato. Le loro storie sono uniche e speciali: chi non può avere figli e per alcuni giorni si è sentito madre e padre, chi ha riscoperto l’entusiasmo della fede, chi, con un po’ di timore, ha spalancato le porte della propria casa e della propria vita per la prima volta. Come noi, che stiamo per spalancare le porte a Cristo, assieme a milioni di giovani. Trattenere le lacrime è davvero difficile.

Alvise Renier