Risveglio di vita

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Risveglio di vita

Cerchiamo occasioni che ridestano la nostra umanità. Non resistiamo a rimanere rinchiusi nel cerchio di rapporti convenzionali, nella difesa delle nostre postazioni, nell’inutile parlarci per frasi fatte. Ed ecco che appena una goccia di pioggia tocca il terreno, l’umano si ridesta. Anche persone lungamente impermeabili dietro la maschera dell’indifferenza, hanno una vibrazione.

Così, l’uomo solitario sbarcato a svernare da mane a sera nel bar della piazza, finisce con il raccontarti la sua vita perduta. Sono facce e situazioni che emergono alla memoria ascoltando alcune persone che vanno periodicamente a ‘portare i pacchi’ nelle famiglie. Tutto molto semplice: si ritira il pacco al Banco di Solidarietà, ci si ritaglia un tempo e si va alla casa prenotata. A volte si è costretti a rimanere alla porta o a depositare la roba in fondo alla scala. Nel tempo, però, anche i muri si risvegliano e le porte si aprono. Dapprima le solite parole convenzionali; poi, a poco a poco, il cuore si accende. Si diventa amici, ci si racconta le miserie e le meraviglie di una vita.

Anche nella persona più ferita alberga un desiderio di bene. Rinasce la voglia di felicità, e finalmente la donna abbandonata e l’uomo confuso accettano di essere guardati con umanità. Sotto la bruciatura che rende la pelle insensibile, c’è un cuore intatto. E tuttavia, la cosa più grande non è quella che accade alle persone incontrate. La cosa più grande accade a chi incontra e si ritrova a sua volta guardato come “nessuno mi ha mai guardato, gli occhi di quell’uomo spalancati sui miei”. Si rimane gratificati non tanto per aver realizzato un precetto di carità o una buona azione, ma per una novità che accade alla propria stessa anima. È a te che viene fatta la carità più grande nell’incontro con l’altro a casa, o al lavoro, o in strada. Si svela un pezzo di mondo, spesso inaudito; si allarga l’orizzonte e si dilata il cuore, abitato da volti e persone al di là dei soliti noti e delle cose scontate e preventivate. Ma avviene ancora un ultimo, prezioso vantaggio.

Lo sguardo spalancato sulla realtà e sulle persone diventa ponte verso Dio. Di che cosa siamo fatti – noi e gli altri – se non di un desiderio di infinito? Che cosa risponde finalmente alla ricerca drammatica di ogni giorno? Cominciamo a intuire la verità delle parole di Gesù: “Ogni volta che avrete fatto una di queste cose a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Avviene uno strano, provvidenziale passaggio: dai viveri e dai saluti ai volti, dai volti alle persone, dalle persone a Gesù.

don Angelo