Il vangelo di Marco

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Alla scoperta della Bibbia (41) – di Gastone Boscolo

Il vangelo di Marco

L’antica tradizione della Chiesa considera unanimemente Marco come autore del secondo vangelo canonico. Questo Marco viene identificato con il «Giovanni Marco» di cui parlano gli Atti degli Apostoli (12,12). Sua madre possedeva a Gerusalemme una casa nella quale si radunava la prima comunità cristiana (cfr. Ireneo, Tertulliano). Giovanni Marco fu collaboratore di Paolo e più tardi discepolo di Pietro (At 12,25; 13,5; 15,3639; Col 4,10; 1Pt 5,13). Secondo Papia di Gerapoli († 130), «Marco, divenuto interprete di Pietro, scrisse diligentemente le cose di cui si ricordava, ma non nell’ordine in cui erano state dette o fatte dal Signore». Compì questo lavoro intorno al 65 per rafforzare nella fede i cristiani di Roma.

Il merito maggiore di Marco consiste nell’aver inventato il genere letterario «vangelo». Con lui si assiste a una svolta perché si passa dalla comunicazione orale del messaggio di Gesù alla sua stesura per scritto. Chi aveva scritto prima di lui aveva insistito sulla morte e risurrezione di Gesù (così Paolo) oppure aveva raccolto alcune parole di Gesù (così l’anonimo autore dei detti di Gesù = fonte Q), il suo invece è stato il primo tentativo di scrivere una storia di Gesù dal battesimo sino alla risurrezione.

Fin dall’inizio il vangelo presenta Gesù come «Messia» e «Figlio di Dio», e dispone in felice combinazione parole e azioni potenti di Gesù. L’evangelista non intende «registrare» tutto quello che Gesù ha detto e operato, né tutto riceve la stessa attenzione. Marco è il più breve dei vangeli, ciononostante il racconto della passione ha quasi la stessa lunghezza del racconto di Matteo e Luca. Ne segue che in Marco la passione occupa uno spazio più ampio e ha un peso maggiore che non negli altri due vangeli sinottici. Questo grande interesse riservato al racconto della passione fa capire che proprio qui sta il punto centrale e importante del suo discorso. Marco si qualifica come un maestro che predica la croce di Cristo tanto che, con una certa esagerazione, si è detto che il vangelo di Marco «non è altro che il racconto della Passione con una lunga introduzione» (M. Kähler). Il vangelo diventa quindi un invito a seguire Gesù sulla via della croce.

Il vangelo si può suddividere in tre parti: 1) introduzione (1,1-13); 2) il mistero del Messia (1,14-8,26); 3) il mistero del Figlio dell’uomo (8,27-16,8). L’introduzione presenta la figura di Giovanni il Battista che, con la sua attività battesimale e l’invito alla conversione e alla penitenza, prepara la venuta di Gesù. Nella prima parte l’accento è posto sull’insegnamento autorevole di Gesù e sui gesti potenti di liberazione a favore di persone tormentate da demoni o malattie. Le parole e le azioni di Gesù suscitano nella gente alcuni interrogativi: Chi è Gesù? Da dove viene il suo potere sulle forze della natura, sulle malattie, sulla morte, sui demoni? Da dove viene la sua sapienza? L’attività di Gesù suscita due diversi modi di porsi dinanzi a lui: da una parte la reazione sospettosa e ostile degli scribi (2,6; 3,22), dei parenti (3,21), dei compaesani (6,2); dall’altra la reazione favorevole dei discepoli che culmina nella confessione di fede di Pietro a Cesarea di Filippo: “Tu sei il Cristo!” (8,28). Gesù accetta il titolo di «Cristo» (= Messia), ma nella seconda parte del vangelo precisa la natura del suo messianismo e corregge l’idea errata di messianismo che avevano i discepoli. La sua missione non si realizza con il ricorso alla forza, non ha scopi di natura politica, egli è il Figlio dell’uomo sofferente che dona la salvezza passando attraverso l’umiliazione della croce (8,31; 9,9.12.31; 10,33; 14,21). La rivelazione dell’identità di Gesù raggiunge il suo punto culminante nella risposta che dà alla domanda del sommo sacerdote: “Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?” (14,61-62) e nel riconoscimento da parte del centurione romano ai piedi della croce: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (15,39).

Il vangelo di Marco è il vangelo del discepolato. Va letto e meditato con la convinzione che le sue pagine aiutano a conoscere chi è Gesù e come si può rispondere a lui che chiama a essere suoi discepoli. «Man mano che ti inoltrerai nellʼaffascinante storia di Gesù di Nazareth, scoprirai che egli non è un personaggio del passato. Le sue parole sono la parola di Dio che anche oggi può illuminare il cammino della tua vita; i suoi gesti sono il segno dellʼamore forte e paziente di Dio nei tuoi confronti. Così giungerai a credere e a professare con consapevolezza sempre più chiara e gioiosa che Dio ti ama, Cristo è venuto per te. Per te Cristo è via, verità e vita» (Giovanni Paolo II).

(41. segue)   (Gastone Boscolo)

 

da NUOVA SCINTILLA 39 del 19 ottobre 2014