Dal sacrificio della croce al banchetto di Comunione

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PAROLA DI DIO / Corpo e Sangue di Cristo (del vescovo Adriano)

Dal sacrificio della croce al banchetto di Comunione

Letture: Deut 8,2-3.14-16; 1 Cor 10,16-17; Gv 6,51-58

Gv 6,51-58: “Colui che mangia di me vivrà per me”

Finché Gesù era presente sulla terra, e operava con gesti e parole, non c’era posto per i sacramenti. I sacramenti sono azioni compiuti dalla Chiesa in nome e per l’autorità di Cristo, grazie ai quali i cristiani che vi partecipano con fede sono resi partecipi all’opera salvifica di Cristo. Nell’eucaristia Gesù si rende presente come “pane da mangiare e vino da bere”. Mangiare quel pane e bere quel vino nell’eucaristia rende partecipi della vita del Signore, per i quali Gesù Cristo ha fatto dono di sé fino al sacrificio della croce. Ora Gesù risorto, nel segno del pane e vino trasformati dallo Spirito nel suo corpo e sangue, diventa vita per i suoi discepoli e attraverso di essi continua a donarsi al Padre e ai fratelli: Cristo è la vita degli uomini e gli uomini la ricevono attraverso la fede e il sacramento.

In tutto il capitolo 6 del vangelo di Giovanni la “vita eterna” è messa in relazione al “credere” e al “mangiare il pane disceso dal cielo”. Il culmine è l’offerta che Gesù fa della sua carne (=umanità) per la vita del mondo. È fortemente sottolineato l’aspetto sacrificale della morte di Gesù: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. L’espressione di Gesù che invita a “mangiare la sua carne” provoca l’obiezione dei giudei di allora e di chi anche oggi è al di fuori della fede, perché non comprendono il senso del ‘sacramento’. L’eucaristia in questa pagina del vangelo di Giovanni è il mistero del Figlio di Dio che una volta per tutte si è fatto carne della nostra carne nella nostra storia, ha sparso una volta per tutte il suo sangue per unirci indissolubilmente a lui, nutriti e vivificati dalla sua unica vita (sua carne e suo sangue). Questo è l’eucaristia per chi crede. Per gli altri che non credono è rito incomprensibile! Anche per molti dalla fede debole l’eucaristia perde il suo significate e per questo facilmente la trascurano e la disertano. L’atto concreto del mangiare e bere il “vero cibo e bevanda”, è ‘comunione’ con Gesù e con il Padre nello Spirito Santo e quindi condivisione della sua vita divina ed eterna. “Questo linguaggio è duro” dicono i giudei a Gesù e addirittura si rifiuteranno di ascoltarlo: “Chi può stare ad ascoltarlo”! Niente da meravigliarci se anche oggi anche per molti ‘cristiani’ l’eucaristia non è compresa, l’eucaristia nel suo senso pieno e profondo, tanto da essere facilmente e spesso trascurata. Di fronte alla rivelazione di Gesù non ci sono sole due risposte: l’incredulità che porta all’incomprensione o la fede e la sequela che portano al senso del mistero di Cristo che diventa per noi pane di vita eterna. Permane anche l’adesione formale, o superficiale, o infantile che mai giunge a maturità. Quanta strada rimane da fare anche con i ragazzi che fanno ‘la prima comunione’, perché possano maturare la fede per accogliere il Signore nella sua parola, nello spezzare il pane e nel vivere l’amore di Gesù nella comunione fraterna. (+ Adriano Tessarollo)

 

da NUOVA SCINTILLA 25 del 22 giugno 2014