Il Triduo pasquale

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Il Triduo pasquale

Con la riforma del concilio Vaticano II, il giorno del Giovedì santo è entrato a far parte del Triduo pasquale, o meglio a esserne un’introduzione. Infatti il giovedì santo appartiene a due tempi liturgici diversi: è l’ultimo giorno della Quaresima, ma con la Messa “In Coena Domini” dà inizio anche al Triduo dei tre giorni “Passione, Sepoltura e Risurrezione del Signore” che si concludono con i secondi vespri della Domenica di Pasqua. Figura anche la Messa crismale, di norma, officiata al giovedì mattina; tale celebrazione, anche se non appartiene al Triduo stesso, è

importante, in quanto serve a consacrare gli oli necessari per la celebrazione dei Sacramenti. Sempre in tale giorno abbiamo altri riti: la lavanda dei piedi, la deposizione e l’adorazione. La celebrazione del Venerdì Santo ha, invece, i suoi albori nella celebrazione della Chiesa di Gerusalemme, che era solita rievocare, con particolari riti, la passione di Cristo e ciò nei luoghi dove essa era realmente avvenuta – sempre priva della celebrazione eucaristica – con la celebrazione della Parola di Dio e, in modo particolare, con la proclamazione della Passione secondo Giovanni. Sabato santo, infine, è il giorno del grande silenzio, perché, come recita un’antica omelia, “il Re dorme. La terra tace perché il Dio fatto carne si è addormentato ed ha svegliato coloro che da secoli dormono”. Nella tarda sera si celebra la Veglia della Notte Pasquale, “la Madre di tutte le veglie”, come la definisce Sant’Agostino, collocandosi al cuore dell’Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione e consta di quattro momenti fondamentali: la liturgia della Luce; la liturgia della Parola; la liturgia Battesimale e la liturgia Eucaristica. (G. Aldrighetti)

Foto: Il Crocifisso tra Maria e S. Giovanni. sec. XII

 

da NUOVA SCINTILLA 15 del 13 aprile 2014