Un ragazzino testimone della fede

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PORTO VIRO. Il seminarista martire Rolando Rivi presentato da Emilio Bonicelli

Un ragazzino testimone della fede

In ottobre il centro culturale “L’Umana Avventura” propone il pellegrinaggio a Modena per la beatificazione

Emilio Bonicelli, affermato giornalista, è da poco rientrato al lavoro ma indossa ancora la sua mascherina protettiva. Non è infatti passato molto tempo dal momento in cui ha sconfitto la leucemia dopo una diagnosi inaspettata ed un triste calvario di visite e cure che, contro ogni previsione, lo hanno portato alla guarigione. Seduto davanti al suo computer mentre osserva i lanci delle varie agenzie, scorrono davanti ai suoi occhi centinaia di possibili notizie da approfondire, ma una su tutte cattura la sua attenzione: un bambino inglese di religione anglicana è stato miracolosamente guarito dalla leucemia grazie all’intercessione di Rolando Rivi, un seminarista di San Valentino, un borgo rurale a cavallo tra le province di Reggio Emilia e Modena, morto martire a soli 15 anni poco prima del termine della seconda guerra mondiale. Bonicelli, che nella provincia di Reggio Emilia ci è nato e vissuto, ma che di questo giovane martire non ha mai sentito parlare, decide così di mettersi sulle tracce di Rolando e inizia per lui un lungo periodo di ricerche, incontri e raccolta di testimonianze.

 

Rolando Rivi nasce in una giornata invernale nevosa, il 7 gennaio 1931 e presto, crescendo, rivela un temperamento piuttosto vivace, era sempre il primo nei giochi, negli scherzi, nelle corse sul sagrato della chiesa, tanto che la nonna, pensando al futuro del nipote, diceva “o santo o brigante”. Dalla profonda stima che Rolando matura verso il parroco di San Valentino e dentro lo stretto rapporto che si viene a creare tra i due, nasce in Rolando il desiderio di andare a fondo della sua vocazione ed entra in seminario. Tutta la sua vivacità (che pure mantiene anche in questa nuova “casa”) la riversa nella preghiera e nello studio, tanto che la sorella ricorda che quando tornava dal seminario, la mattina appena sveglio, la prima cosa che faceva era mettersi in ginocchio sugli scalini e pregare, “era uno spettacolo”, dice lei stessa. Siamo in tempo di guerra e il seminario viene chiuso, occupato dai nazisti (si trovava in un luogo piuttosto strategico) e i seminaristi vengono rimandati a casa. Rolando torna dalla sua famiglia, ma non si toglierà mai la tonaca, nonostante la richiesta dei genitori preoccupati per l’odio partigiano verso la Chiesa, perché, come lui stesso affermava, era segno che lui era “di Gesù”. Nella sua parrocchia Rolando fa da calamita per tanti giovani, gioca con loro, prega e propone il catechismo. E sarà proprio questo il motivo della sua condanna. I partigiani comunisti vengono a conoscenza dell’esistenza di Rolando e della sua fervente attività missionaria e di testimone della fede. Lo rapiscono e, a pochissimi giorni dalla fine della guerra, venerdì 13 aprile 1945, lo uccidono in un bosco, la motivazione data al commissario politico della formazione partigiana garibaldina è “Domani un prete di meno”. L’ultima richiesta di Rolando è il permesso di pregare: in ginocchio, davanti a quello che sarà il luogo del suo martirio prega per i suoi genitori, perché ottengano la consolazione per la morte del figlio.

Insieme ad Emilio Bonicelli, anche altre persone cominciano ad affezionarsi alla figura di Rolando, tra questi anche qualche abitante di San Valentino che magari lo ha conosciuto o conosceva la sua famiglia. Sono in molti ad affidare familiari e amici a Rolando e cominciano a sbocciare in varie parti dell’Italia e del mondo svariate grazie donate dal giovane martire. Nasce così il desiderio di iniziare le pratiche per la beatificazione di Rolando, che in tempi brevi viene proclamato martire della Chiesa, e Servo di Dio. Alcuni appena vengono a conoscenza del progetto subito affermano che sarà quasi impossibile che possa essere beatificato un martire ucciso dai partigiani perché è un capitolo della storia italiana che difficilmente la gente vuole riaprire, ma inaspettatamente la causa viene aperta e tutto si svolge in tempi straordinariamente brevi. Quando l’11 febbraio Papa Benedetto XVI rinuncia la ministero petrino, tutto il comitato nato per la causa di beatificazione di Rolando, prima fra tutte la postulatrice, si convince che l’iter, scorrevole e veloce fino a quel momento avrebbe subito un arresto. Ma a pochi giorni dall’elezione di Papa Francesco al soglio pontificio, il 27 marzo scorso, una telefonata rassicura Bonicelli che il nuovo Pontefice ha già autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i decreti per 63 Beati, tra questi anche Rolando Rivi, e 7 Venerabili. Come ha detto qualche tempo fa Papa Francesco “il mondo oggi ha bisogno di testimoni”: il prossimo 5 ottobre in piazza Grande a Modena sarà possibile partecipare alla cerimonia di beatificazione di Rolando Rivi, un testimone della fede, un ragazzino che ha sempre vissuto dentro la certezza che, come lui stesso ripeteva, “Io sono di Gesù”. Questo è stato il racconto commosso e coinvolgente del noto giornalista Bonicelli che, venerdì 6 settembre in Sala dell’Eracle a Porto Viro, ha presentato il suo libro “Il sangue e l’amore” al numeroso pubblico nell’incontro organizzato dal centro culturale “L’Umana Avventura”. Assieme al vescovo Adriano Tessarollo, che ha ribadito l’importanza della fede nella purezza di cuore dei bambini, anche i parroci di Porto Viro e del Vicariato di Loreo. Il prossimo 5 ottobre, in occasione della beatificazione, il centro culturale “L’Umana Avventura” organizza un pellegrinaggio che farà tappa, prima della rito solenne a Modena, nei luoghi del martirio del giovane seminarista emiliano. (Massimiliano Beltrame)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 34 del 15 settembre 2013